- Antichi giochi italiani // Giochi antichi, giochi tradizionali: Veneto
di Camillo Pavan
La borella (borea, burea, boreèra) era il gioco contadino per eccellenza, sia per il materiale (legno di acero campestre - ópio - un tempo diffusissimo nelle siepi e come sostegno per le viti) sia per la terminologia usati, sia anche per i luoghi - nei cortili delle case di campagna o tra i filari delle viti (oltre che, ovviamente, all’osteria) - in cui era praticato.
La borella si giocava con una grossa boccia di ópio (pesante da 500 grammi a due kg e oltre, in base alla lunghezza della pedana e alle esigenze e all'abilità del giocatore) e tre birilli in legno, alti circa 70 cm, chiamati sóni. Bisognava colpire al volo i tre birilli messi in fila. "Sono ritenuti borellisti di classe gli specialisti nel gambarèl e nei San Martin, ossia nel colpire rispettivamente due sòni o tutti e tre". (Giorgio Garatti, Sports e giochi nella Marca Trevigiana, Treviso, 1966, p. 331).
Non può sfuggire come il San Martin richiami alla mente la data della scadenza del contratto d’affitto dei contadini, l’11 novembre, che molto spesso corrispondeva allo sfratto dalla canpagna. Tipica è anche l’espressione xe sta un San Martin, per indicare che tutto è stato rovinato, buttato per terra, distrutto, dopo una grandinata. Far San Martin a borella era quindi un esorcizzare tali drammatici frangenti.
Sull’antichità della diffusione della borella nelle nostre campagne, e non solo, ecco alcune testimonianze.
Durante la visita pastorale del 1592 un fabbriciere di Casier, interrogato sul comportamento del parroco Giacomo Antonelli, dichiarava: «… questo nostro prete zuoga a carte, e ogni zuogo pubblicamente con gran scandalo del populo, et anco l’havemo ripreso; l’ho visto anco zugar alla borella … ». (Giuseppe De Pieri, Casier e Dosson, ieri e oggi, II ed., Tipogr. Arcari, Mogliano V.to 1977, p. 17).
Pur essendo la borella un gioco prevalentemente contadino, non per questo era disdegnato dai residenti in città. Tanto che Marco Zen, podestà e capitano di Treviso, nell’estate del 1782, accogliendo i reclami del rettore del seminario vescovile, pubblica e fa affiggere ai muri esterni dell’istituto un proclama - tuttora visibile sotto i portici dell’attuale via Manzoni all'altezza del civico 17 - in base al quale «si fa (…) pubblicamente intendere e sapere che alcuno di qualsivoglia grado e condizione egli sia non debba farsi lecito in qualunque tempo ed ora di giorno di notte radunarsi in dette calli conterminanti e che circondano detto seminario a giocare alla palla, pallone, borelle né altri giochi restando proibita ogni radunanza che porti seco sconvolgimento, strepito sussurro e scandalo (…)».
Divieto di giocare a borella: iscrizione del 1782 a Treviso, via Manzoni. (Foto del 30 marzo 1988) |
Adriano Favaro, Isabella Teotochi Albrizzi: la vita, gli
amori, i viaggi. Con la guida alla visita della villa Albrizzi-Franchetti,
2006, (pagine 100-101 del dattiloscritto originale scaricabile).
Torniamo comunque ai nostri contadini.
Il 5 agosto del 1808 un funzionario della prefettura di Treviso non trova «argomento per soggiungere parere contrario all’istanza» presentata «da Giuseppe Nicoletto della Comune di Paese Chiedente licenza d’istituire un giuoco di borella entro il circuito d’una Melonera [campo dedicato alla coltivazione di meloni e/o angurie] di sua ragione, da verificarsi nei giorni festivi terminate le funzioni di chiesa». (Segnalazione di Giovanni Netto, 1-12-1986, da un documento dell’Archivio di Stato di Treviso, appartenente a un fondo all'epoca in fase di catalogazione).L’11 marzo 1849 un drappello di gendarmi del “Distaccamento di Guardie d’Ordine Pubblico” di Mogliano Veneto, agli ordini di Giuseppe Furlanetto, è in perlustrazione nelle campagne di Canizzano per reprimere le numerose rivendite abusive di vino. Alle cinque del pomeriggio, dopo aver visitato senza esito le case dei “sospetti” Pietro Artuso e Antonia Dozzo, si avvicina alla casa di Tomaso Sisto. Qui, «mentre alcuni individui si danno alla fuga», le guardie scorgono dei contadini intenti a «un gioco così detto di Borella nel campo di Giuseppe Grespan poco distante dal Sisto (…) e si ritiene che il Sisto stesso gli vendesse il vino». (Archivio di Stato Treviso, Comunale, b. 2826, fasc. Arti e commercio).
Per finire questa breve carrellata, sempre nel 1849, viene stigmatizzato dalle autorità locali il comportamento di un contadino di Caravaggio - zona Valdobbiadene - nella cui cucina «trovavasi molti individui che stavano bevendo ed altri nel cortile che giocavano alle burelle», il tutto, ovviamente, senza la prescritta licenza. (Giancarlo Follador, Le stagioni del vino, Valdobbiadene 1988, p. 47).
Per finire questa breve carrellata, sempre nel 1849, viene stigmatizzato dalle autorità locali il comportamento di un contadino di Caravaggio - zona Valdobbiadene - nella cui cucina «trovavasi molti individui che stavano bevendo ed altri nel cortile che giocavano alle burelle», il tutto, ovviamente, senza la prescritta licenza. (Giancarlo Follador, Le stagioni del vino, Valdobbiadene 1988, p. 47).
Nota - L'incipit e parte di questo post sulla storia della borella è stato pubblicato nel 1986 nell'edizione a stampa di Drio el Sil, in una lunga nota alle pp. 110-111.
Link ad altri articoli e post sul gioco della borella
Sull'argomento vedi anche
- Due articoli di Pavan su "Scritti per YouTube" 2009 (con foto di Luigino Smaniotto e una poesia di Cafè Nero - Gino Tomaselli)
- La rievocazione del gioco (con dettagliata spiegazione delle sue caratteristiche tecniche) voluta da Pavan e organizzata da Lino Rossi nel settembre del 2013 presso il suo agriturismo Al Sile, a Santa Cristina di Quinto (TV).
Un paio di citazioni
(che mettono in risalto la vigoria necessaria per praticare questo gioco)
«Il nomignolo di Cencio Batibàe gli era stato affibbiato (così dicevano i vecchi del tempo) molti anni addietro, quando, ancor giovane, andava per le osterie di campagna dove si giocava la borella; lì faceva la sua bella sosta anche per delle ore a ributtare ai giocatori de campagna dal brasso de fero le palle di legno lanciate dagli stessi contro i birilli». (In gergo tecnico Cencio faceva el borein).
Bepi Stocco, Gente delle calli. Vagabondi, ambulanti, imbonitori e prostitute nel borgo di San Nicolò a Treviso, a cura e con in saggio di Livio Fantina, Cierre Verona, 2000, pagine 138-39.
«In via Padova, dietro a quello che sarebbe stato il Kacianka c'era un fabbricato lungo e stretto ed era la pista da "borella", sorta di gioco con le bocce riservato a omaccioni forti in grado di lanciare pesanti palle di legno che dovevano far cadere alcuni grandi birilli disposti in linea ... figura indispensabile era il "bocia" che raccoglieva i birilli e riportava le palle ai giocatori garantendosi mance e gelato».
Gabriele, "Passatempi d'epoca", Pagina Facebook Scorzè Scorzadis - Storia e Memoria. (URL consultato l'11.11.2010)
Sulla presenza della borella nel Veneziano
- Paolo Berati, "Bowling su prato made in Mira" in Rive: uomini, arte, natura, n. 6 - 2008, pag. 34. (Molto preciso e con belle foto)
- Aldo Ghioldi segnala una borèa anche nell'immediata periferia di Mestre, zona Cipressina nella «osteria detta "da Goea" gestita da Longo "Gegia" dal figlio Longo Giacomo e dalla moglie Favaron Adalgisa "Cisa"». (URL consultato il 15.11.2014)
Sulla presenza della borella nel Padovano
Sulla presenza della borella nel Trevigiano
Oltre che dal "pioniere" Giorgio Garatti, il gioco della borella è ricordato da:
- Riccardo Masini in Istrana, Paese mio (quattro edizioni fra il 1987 e il 1995).
- Adriano Favaro in Ostarie de Marca, 2001, da cui sono tratte le due foto di Giuseppe Bruno qui riprodotte.
- Erika Pavan, Zoghi de 'na volta: divertimenti e giochi al tempo dei nonni, Pro Loco e Comune di Morgano - Istresco, 2011, con la testimonianza di Antonio Pozzebon, 1947, sulla sua esperienza come boreín nell'osteria da Badàro e in altre nella zona a cavallo fra le province di Padova, Treviso e Venezia.
(Questi sono i libri che ricordo, ma sicuramente l'antico gioco sarà citato in molti altri volumi di storia locale).
La guerra è finita, si ricomincia a giocare
Gara di borella a Monigo in programma domenica 16 settembre 1945 presso l'osteria Minello (Teoro). (Il Gazzettino, 15 settembre 1945) |
Gara di borella a Treviso, presso la bocciofila Altinia, in programma domenica 1 settembre 1946 e valida per il campionato provinciale 1946. (Il Gazzettino, 28 agosto 1946) |
Poeti in dialetto di Treviso
La copertina di Colpi de sol di
Gino Tomaselli - Cafè Nero (1903-1981)
contenente la poesia dedicata alla borella. Sul poeta in dialetto veneto-trevigiano Tomaselli (che fu anche addetto stampa del CLN nei giorni della Liberazione di Treviso) vedi il ritratto di Giorgio Renucci su Sportrevigiano del 28.11.2014. |
Osteria, avventori e gioco della borella - Anni '60. Foto Giuseppe Bruno in Ostarie de Marca di Adriano Favaro. |
Giocatore di borella - Anni '60 (a borea) - Foto Giuseppe Bruno in Ostarie de Marca di Adriano Favaro. |
Antico gioco de a borea / della borella - Aurelio Borsato, Vacil di Breda, 1937. Serie di cinque foto di Luigino Smaniotto per un articolo di Camillo Pavan sulla borella. (Il Diario di Treviso, 27.8.1978) |
Concentrazione ed eleganza nel lancio della pesante boccia da parte di un anziano giocatore di borella. (Federico Danesin, 1912) |
Antico gioco de a borea / della borella, in provincia di Treviso - |
La rincorsa e il lancio di un altro giocatore di borella. |
Antico gioco de a borea / della borella, in provincia di Treviso - |
"Così si gioca alla borella" - Da Piccola enciclopedia del folclore trevisano: usi, costumi, tradizioni, di Giorgio Garatti; con la collaborazione di Pier Alvise Busato. (1983) |
Tre momenti di una gara del campionato di borella a Conscio di Casale TV, marzo 1988 |
Catena di Villorba, Osteria "Da Coppi", Aprile 2008 Club Coppi di borella. Il gioco è finito. |
Nota del 31 marzo 2024
Ho visto in rete, nel sito Memoryscapes un raro filmato storico titolato Giocare a borelle girato nel 1928 da Aleardo Felisi a Tregnago (VR).
Pur con riprese che inquadrano la sola fase di lancio del són, si intuisce che si tratta dello stesso gioco di cui parliamo in questa pagina.
Il video ci permette così di allargare l'area di gioco della borella - almeno fino a una determinata data - anche al di fuori delle tre province "storiche" di Treviso Padova e Venezia. Indagine da fare...