martedì 23 aprile 2024

Archivio interviste di Camillo Pavan, 1984-1992 , varie locali PER ARGOMENTO


ELENCO PER ARGOMENTO delle interviste effettuate da Camillo Pavan fra il 1984 e il 1992

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        Nome intervistato                  Classe    Local. nasc.   Local. resid.    Data int.      N. Cass.                                 Argomento

1.      Mia richiesta di info telef. impianti presa acqua Sile a Quarto d’Altino

 

 

 

1988.05

88/28b

Acqua del Sile prelevata a IV Altino, arriva a Ca’ Solaro, Favaro Veneto attraverso Fossa d’Argine passando in “botte-sifone” sotto lo Zero e da qui viene smistata…

2.      Mia richiesta di inform telef. impianti Ca’ Solaro (VE)

 

 

 

1988.05

88/28b

Acqua del Sile prelevata a Quarto d’Altino serve per raffreddame industrie porto Marghera e una parte viene potabilizzata x l’acquedotto di Mestre.

3.      Michieletto Romano

 

Scorzè

Scorzè

1992.10.12

92/09/b

 

da

04:45

a

13:43

Acqua minerale San Benedetto: origini. (Michieletto è il padre del sindaco di Scorzè). Non ricorda l’anno esatto d’inizio dell’attività: ma gli sembra fosse un po’ prima dell’ultima guerra. C’era una falda d’acqua superficiale (dove adesso c’è la San Benedetto) e dovettero fare un solco per portarla sul fosso. Fu convogliata in un tubo di legno. L’acqua fu fatta analizzare e la gente iniziò ad andar prendersi quest’acqua che andava sul fosso. “C’era una procession” di gente che andava a prenderla e se ne poteva bere tantissima senza che facesse male.

La terra era degli Scattolin detti Vecchiato. Il vecchio capofamiglia era Bepi Scattolin il quale, quando vide che tutta quella gente andava sulla “sua” terra a prendere l’acqua  si impiccò, perché quel pezzo di terra era tutta la sua vita.. I suoi due figli invece (Giovanni ? , Luigi?) la fecero analizzare, costruirono una pompa  e iniziarono a venderla. A quest’acqua diedero subito il nome di San Benedetto perché si trovava nel territorio della parrocchia. di Scorzè il cui patrono è S. Benedetto. Gli affari andavano bene fin da subito. Molti anni dopo vendettero l’azienda alla Zoppas, e gli risulta che l’abbiano “venduta bene”. (Intervista telefonica).

4.      Fantin Teresa (Resi Rossetto)

1903

Fiera TV

Fiera TV

1987.09

87/23ab

 

 

 

 

 

87/24a

Antifascista e comunista “storica” di Fiera. Moglie di Sante Rossetto. Racconto di spedizione punitiva fascista contro Fiera, tutto il paese si mobilita e viene anche suonata la campana a martello. I fascisti se ne vanno – Dante Rossetto fu volontario in Spagna. Altri due fratelli furono messi al confino. Lei era già sposata e non trovava lavoro perché antifascista. Numerosi episodi della sua vita durante la dittatura

Quando noi andavamo a lavare al Sile, col palmo della mano bevevamo l’acqua.

Altri episodi della sua lotta antifascista

5.      Mazzon Giuseppe

1938

Bagaggiolo

 

Quarto d’Altino

1988.05.14

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 1988.05.14

88/25a

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

88/25b

Argine del Sile a Quarto d’Altino. Sfalcio erba: l’erba dell’argine (e della restera…) è buona se tagliata 2 volte all’anno, cioè con regolarità. Lui fa il muratore, non il contadino. Oggi è sabato pomer e taglia l’erba, perché ha tempo, così dà da mangiare a due manzette. Un contadino non ci starebbe più dentro. Sono 26 anni che taglia quel tratto di argine (di fronte al depuratore di Quarto d’Altino): una volta pagava qualcosa a un “fittanziere” (che subaffittava dal Genio Civile). Ora nessuno chiede più loro i soldi. Suo padre gli diceva che il Bosco di Ca’ Tron fu tagliato già prima della Grande guer. Da Pasti e Farina. Giuliai invece mantenne ancora il bosco per un po’.

Coltivazione di girasole, dove c’era il bosco, quando la tenuta era gestita dalla Società Novarese Lombarda. Con le canne da girasole facevano fuoco in cucina, perché c’era sempre poca legna da ardere.

Spiega attività della ferriera ICM.   

Ca’ delle Anfore.

Spiegazione tecnica delle varie parti della falce con cui lavora, e di come un tempo si tagliava il frumento a mano.

6.      Bernardi Dante

1911

Rossano Veneto

Mestre

1988.04.23

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1988.04.23

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 1988.04.23

88/10a

 

 

 

 

 

 

 

 

 

88/14ab

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 88/15a

Armatore fluviale. Ormai non ci va più in barca, anche se Stefanato glielo chiede, perché “gli fa malinconia”. Prima della guerra con la sua cooperativa di Pellestrina aveva 90 barche e sei rimorchiatori. Tutto finì con la crisi della Chiari e Forti, condannata per l’olio di colza dal giudice La Valle di Treviso.  Era rimasto il suo ultimo committente e da allora le sue barche sono ferme al “cimitero” dei barconi di Casier. Cessò definitivam l’attività con vendita di ultimi rimorchiat nel marzo 1985.

Oltre alla batosta di chiari e Forti il vero nodo della crisi di Navigaz Interna è stato non aver potenziato la  linea del PO, con la costruzione del Canal Bianco (Canale Mussolini).

Trucchi e traffici ai “limiti del lecito” di barcari.

Sua famiglia d’origine: piccoli commercianti di cereali a Rossano. Lui venne a Venezia a 17 anni e si mise in attività col fratello che già faceva il mediatore. Difficoltà durante la 2. Guerra, con barche militarizz da tedeschi e affondate in gran parte. Diede molti “esoneri” a barcari altrimenti costretti a partir soldati.

Delle 90 barche che aveva prima della guerra, quasi tutte furono affondate. Iniziò pratica per “danni di guerra” ma fu accusato di “profitti di guerra”. Le due cose dopo molti anni gli fruttarono un “pari”…

Grosse ditte per cui lavorò: elenco – Organizzazione del lavoro.

Contrario a rendere navigabile il Sile per il grosso tonellaggio, sarebbe la rovina del fiume e poi non ci sarebbe alcun interessse economico.

Lode ai barcari “nissuni sa la vita che ga fato i barcari”, vita durissima. In compenso era libera, erano come gli zingari.

I barcari trevigiani stavano meglio di altri, mentalità più aperta, assieme ai mantovani. Confronti con altri naviganti. Ma ormai la navigazione è morta, per questo gli fa malinconia tornare in barca.

7.      Menegazzo Matilde in Pincin

1922

Curogna

Onigo di Pederobba

1986.01.20

86/05ab

Asta per i prodotti delle grave del Piave – Arrivo dell’onda di piena del Vajont il 10-10-1963 mattino- Tecnica lavoraz. stròpe: “giovàrle”.

8.      Callegaro Lino

1923

Bigolino

Bigolino

1986.01.20

86/05b

86/06a

Asta per le “prese” di vimini ecc. parrocchiali e comunali, in riva al Piave. Lavorazione vimini, produzione cesti. Baratto cesti – biava.

9.      Boa Giulio

1921

“Al Canile” TV

S.M. Rovere

1985.10.30

85/25

Baracche al Canile c/o Ponte de Fero, vicino al Sile, Treviso. Ricordi e scene di vita, …

10.    Campello Caterina

1921

Portegrandi

Portegrandi

1988.05.01

88/20a

 

 

 88/20b

Baracche sull’argine del Taglio del Sile, vi abitava: ”quanto fredo, quanta fame che gaemo patìo”; Caratteristiche delle baracche: una sola “mano” di tavole.

Miseria e fame. Suo padre andava a lavoarre a Marghera. Loro andavano a pescare in laguna…

Ricorda le fatiche dei cavallanti che tiravano le barche sul Taglio, a volte erano gli uomini stessi che le tiravano “ e i iera fin desfigurài”

11.    Parpinel Virginia, moglie di Vittorio Stefanato

-

Casier

Casale sul Sile

1987.02.12

87/12

 

 

 87/12b

Barcara. Inizia a lavorare come sarta in Lombardia (a 12 anni) e a 16 anni si mette in proprio. Viaggio con carro e mussa in 30 tose al Caravaggio. Il prete le maledice perché secondo lui sono discinte. Causa maledizione, l’asina non cammina più. Poi conobbe Vittorio Stefanato e si sposò il 2.X.37. Viaggio di nozze a VE (1 notte) ma il vero viaggio di nozze è in barcone con Vittorio fino a Pontelagoscuro.

Esplosione in mare dei suoi nipoti (meglio spiegata in 87/13 a)

12.    Boscolo Triestina (moglie di Basellotto)

1926

Sottomarina

Musestre

1988.05.01

 

88/21ab

 

 

 

 

 

 

 

Barcara. La sua famiglia aveva una burcio di proprietà, il Flora. Con la barca venivamo a caricare alla fornace Torzo, e così, avanti indietro, ci siamo conosciuti e sposati. In barca viaggiava tutta a famiglia. Tante volte contrasti con i cavallanti ( per il prezzo)

Noi si andava a prendere al porto di S. Antonino la grassa (letame) delle caserme di Treviso e poi la portavamo a S. Giorgio di Nogaro. Un viaggio molto lungo.

“Sono nata a Sottomarina, ma a casa non ci tornavo quasi mai, la mia casa era la barca”.

13.    Piovesan Teresa ved Pregnolato

1899

Fiera TV

Fiera TV

1987.05.23

 

1987.05.27

 

87/16b

 

87/18a

Barcara. Va sempre a visitare il vecchio amico Geromin. Entrambi soli: sono i “paroni dea càe” = Stradella interna 1

Ha sposato un barcaro e anche lei è andata in barca e  “andrei ancora se fosse qui mio marito… a occhi chiusi, andrei”.

14.    Ranzato Giovanni

1927

Casale sul Sile

Lughignano

1987.01.05

 

1987.01.05

 

 

1987.01.23

87/01

 

87/02

 

 

87/10 a

Barcaro da generazioni. Fa elenco di barcari del Sile. “Carovana dei barcari” di Casale. Lavora ancora per la fornace Caberlotto. Difficoltà sempre maggiori x trovar lavoro: ora ci sono i camion. Sulla spalla aveva un callo a forza di tirare con la “sèngia” e di spingere col remo

In viaggio sul Sile col barcone TINO di Ranzato. Racconta: da ragazzi andavano a filò verso Meolo: strada bloccata da fascine e chiodi e se si fermavano eran botte… scappare.. ma poi li prendevano e ricambiavano: infine amici.

15.    Stefanato Vittorio

1910

Corbolone VE

Casale sul Sile

1987.01.10

 

1987.01.10

 

 

 

1987.01.13

 

1987.01.13

 

 

1987.01.15

 

 

1987.01.17

 

 

 

1987.01.19

 

1987.02.12

87/03

 

87/04

 

 

 

87/05

 

87/06

 

 

87/07

 

 

87/08

 

 

 

87/09

 

87/13

Barcaro del Sile - Scuola elementare. Guerra: 8 Settembre.

A Portegrandi. Draghe del Sile: Rizzetto e Barina. Dopo Caporetto, fuga in barcone fino a Chioggia, poi in treno fino a Montòrio s Vomàno.

Durante la II GM abita a Casier, il 7 aprile bombard TV fa cadere lampadario con dentro tessere “Soccorso Rosso” cui aderiva dal 1933. E’ riuscito a comprare 1 barca per ogni figlio, ma

barcaro = un mestier poareto

Baruffa con maestra e inizio lavoro in barca. Difficoltà navigazione: “caivo” e ghiaccio. Episodi di lotta partigiana e dopo 8 Settembre.

Leggende e “storie” del Sile (Gigante a Trezze e “Pomo e scorsa”). El can da burcio – I figli: Leo e Bruno (Glauco); loro “carriera”. Bevevano l’acqua del Sile – Fine trasporto merci, inizio trasporto passeggeri.

Specifica meglio la sua fuga dopo Caporetto verso Chioggia

I primi lavori in barca. Sue avventure con ragazze. Barca igàa, morosa trovàa. Piccoli furti, trucchi per recuperare merce dal barcone.

Accenni a storie e leggende del Sile. Storia delle sue barche (cinque). Tipo di barche naviganti nel Sile. I “passi” del Sile. La cucina del barcaro

Tipo di corde per il traino. Il comandaresso. Abilità per navigare con le vele. Precisazioni su storia dei suoi barconi. Ultimo viaggio: per Chiari e Forti, da Marghera a Ferrara – Vita a bordo.

Il viaggio più lungo: da Cervignano a Borgoforte sul Po.

16.    Bettiol Gelindo

1912

Treviso

Casale

1988.05.13

88/25a

Barcaro del Sile. “Sotto” Caberlotto, Barina, Bertoli… (Intervista registrata a Portegrandi). Quando mancava il vento scendevano a tirare con la sèngia. Caricare strame in barena. Necessità di alaggio umano. Spiega dove finisce il Sile in laguna

Difficoltà di risalire con la barca dalla valle di Veronese fino a Portegrandi. Allora si chiudeva (abusivamente) il Businello in modo di aver meno corrente contraria

Qui bisognava arrangiarsi, niente cavalli. Lo stesso avveniva a Caorle

17.    Rosso Giovanni

1913

Cendon

Cendon

1988.04.17

88/11ab

Barcaro. Carovana dei barcari di Casale, gestione. Noli per trasporto pietre con barca. Morè = come 1 schiavo, con certi capibarca. Cooperativa barcari Garibaldi di TV = breve vita. Difficoltà di organizzare i barcari. Nomi di altri grossi armatori e società di navigaz fluviale. Ritorna sul probl dei nòli, sui quali gli armat lucravano. Dopo 57 anni di barca è andato in pensione. Le ragazze”vegnéa lore in barca… iera fame”. Da sposato navigava anche con la famiglia.

In barca= botte per l’acqua, raccolta in Sile o in Adige. Mai in Po.

18.    Parpinel Albino

1932

 

Conca di Portegrandi

1998.05.13

88/25a

Barcaro. Da Ferrara e lungo tutto il Po, a caricare frumento per il mulino Stuky della Giudecca. Facevamo tutti i fiumi, con le barche. Fino a Cervignano e Precenicco (a caricar frumento, in zone di bonifica). Il controllo del peso veniva fatto “a campione”.

Proverbio per barcone: “Stucco e pittura fa bella figura”.

Proverbio su Venezia: “Chi vol védar Venessia intera: istà a a matina; inverno a a sera”. (Nel senso che le due grandi secche della laguna avvengono in questi due periodi).

Lavori del Genio Civile alla conca di Portegrandi.

19.    Geromin Alberto

1901

Fiera TV

Fiera TV

1987.05.23

 

1987.05.25

87/16b

 

87/18 a

Barcaro. Il lavoro dei barcari a Fiera. I padroni delle barche a Fiera. Tipo di merci al porto di Fiera.  Elenco di barcari di Fiera, Melma e S. Antonino. Merci caricate. Nomi dei peòti. Storia della fam. Piovesan e di Resi, figlia naturale di Stefano.

20.    Nordio Romeo

1922

Casale sul Sile

Casale sul Sile

1988.04.12

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1988.04.15

88/07ab

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

88/08ab

Barcaro. Iniziò a lavorare alle dipendenze di Piovesan da Fiera, un “armatore di serie A”.  Chi lavorava per lui era invidiato dagli altri barcari. Differenza fra “morè”, “marinèr” (òmo) e “capobarca”. Diffic. navigaz nei vòlti del Sile. “A séngia”: l’alaggio dei barconi a forza “umana”. Lavorò come capobarca di un barcone della cava di ghiaia Barina già a 17 anni; poi nella ricostruz di Marghera dopo la guerra.

Condizioni di vita nei casoni di Caorle. Importanza di Portegrandi, dove lui che sapeva cantare era molto apprezzato dai barcari, dai braccianti e dalle ragazze del luogo (alla sera vi si trovavano anche 2-300 fra ragazzi e ragazze).  Tempi di navigazione sul Sile a pieno carico. La fama dei barcari di Comacchio (comacési): pessima, “i ièra come i sìngani”, però erano veramente bravi come naviganti.

Descrizione punti difficili della navigaz sul Sile: soprattutto i tre Moiassoni . Discesa del Sile da Casier a Portegrandi.

Difficoltà di ingresso alla conca di Portegrandi. Funzione del peota. Le vele usate soprattutto sul Taglio del Sile e in risalita con le barche vuote (il vento viene dal mare).

Lato b = Nordio canta alcune canzoni dei barcari:

IL BARCAROLO – A GOBA DE PARENSO – ALL’ALBA SE NE PARTE IL MARINAIO – LA MUSICA DEL MARE – LA BELLA VA IN FILANDA – L’INNO DE SAN MARCO

Alla fine ricorda le condizioni di estrema povertà degli abitanti dei casoni di Caorle che, quando vedevano passare un barcaro, gli chiedevano un pezzo di pane.

21.    Zennaro Fortunato

1903

 

Fiera TV

1998.04.17

 

 

 

 

 

1998.04.17

88/12

 

 

 

 

 

88/13

Barcaro. Navigazione sul Po e sull’Adige: differenza. II guerra, barca affondata sul Po. 1. Guerra m. = militarizzato x trasporto feriti dal Carso al treno a Venezia. Dopo Caporetto = profugo a Cerreto Sannita.

Navigaz. Interna: perché non fu terminato Canale Mussolini da Adria al Mincio? Avrebbe risolto molti problemi (cfr. Dante Bernardi).

Trucchi del mestiere. “I barcari se rangiàa…”. Giudizio su Piovesan.

Dopo la 2. Guerra per un po’ navigò ancora (anche in mare: a Pola a prendere gli esuli istriani) poi fece il pescivendolo con bici x le case e all’osteria Toccane (S. Giuseppe) suo commilitone nei Lagunari                              

22.    Rizzato Giuseppe

1925

Casier

Casier

1987.06.15

87/21ab

Barcaro. Spiega in dettaglio la nomenclatura del burcio del Sile.

23.    Botter Antonio

1910

Nerbon

Fiera TV

1987.05.23

87/16a

Birra Prete di Fiera. Lui ha fatto l’operaio prima da Zorzi e Garbi e poi alla Tartarica, sempre a Fiera – Elenco fabbriche Fiera

24.    Scarpa Rosi

1908

Fiera TV

Fiera TV

1987.05.23

87/16a

Birra Prete. Testimone è nipote di Luigi Prete, proprietario della fabbrica di birra lungo il Canal del Cristo fino al 1930.

25.    Vazzoler Guerrino

1916

Portegrandi

Portegrandi

1988.05.01

88/20a

Boèr x 40 anni nella stalla di Veronese, costruita nel 1912. Nella boaria e nella vicina stalla in totale c’erano 70 capi di best. e 4-5 boèri. Tutto a mano: dalle 4 alle 8 del mattino tirar via il letame con la carriola; dalle 14,30 alle 18 mungere, pulire, ecc. – Un boèr a turno restava sempre in stalla di guardia.

Ora Guerrino gestisce la Cassa Peota “Scacciapensieri” di Portegrandii, con cento soci. Ogni anno ai primi di dicembre, divisione del risparmio con cena da Cesaro alle Trepalade.

26.    Borin Cesco

1926

Treviso

Treviso

1989.09.27

89/03a

Bombardamento 7 Aprile Treviso. Era verso l’una ed eravamo a tavola. Abbiamo sentito l’allarme e siamo scappati da “Piazza Bersaglio” ora “Piazza Giustiniani” dove mia mamma gestiva una locanda. Evitiamo di fermarci ai rifugi. Arriviamo in via Manzoni e lì si iniziano a vedere le formazioni degli aerei e iniziano a cadere le bombe. Allora ci rifugiamo in un garage (che c’è ancora).

Finito il bombardamento ritorno verso il centro città: descrizione di quello che ha visto. Ritorno a casa mia: era in piedi, ma tutta scassata. Inizio ad aiutare chi gridava aiuto, nel rifugio vicino. Da lì ho tirato fuori (salvato) una persona. Arrivano i fascisti e volevano farmi la festa… salvato all’ultimo momento. Era la “Compagnia della Morte” (zona S. Maria della Rovere). Mi portano in caserma e volevano sapere dei partigiani. In effetti in locanda era venuto un paio di volte Piero Dal Pozzo. In caserma mi pestano e la seconda notte il sottufficiale che mi aveva evitato la fucilazione sul posto (a casa mia) mi fa scappare. Sono andato da parenti a Ormelle. Coi partigiani (parenti, amici)

Racconta di un gruppetto di ragazzi antifascisti di TV città, di cui faceva parte (nomi) ancora durante il fascismo… Facevano anche un giornalino: “La ganga” … Clima dell’immediato post 8 settembre…

Come partigiano partecipa a liberazione di Oderzo… Spiega del Brandolini, sua versione… (aveva un amico che convinse a disertare dagli Allievi Ufficiali)…. Altro episodio di vita partigiana.

27.    Borin Attilio

1921

Cessalto

S. Donà di P.

1986.01.19

86/02b

Bonifiche fra Piave e Livenza. Trattorista.

28.    San. S.

 

 

Quinto di Treviso

1988.05

88/28a

Ca’ Tron, tenuta. L’intervistato è membro del consiglio d’amministrazione per il PCI. Attualmente la tenuta è una SPA con unico azionista il Comune di Treviso. Ai comuni di Meolo e Roncade è rimasto il nudo diritto di prop. L’Azienda agricola è della SPA.Consiglia di consultare la Cancelleria Commerciale per risalire passaggi di proprietà, dagli anni ‘60. Situazione complessa.

29.    Mia rich di inform telef. a parrocchia Casale sul Sile

 

 

 

1988.05

88/28b

Capitello di Casale: in “curva del Capitello”: la parrocchia ha pensato di dedicarla alla Beata Vergine Maria del Sile. Fanno pellegrinaggio il 16 luglio con il barcone di Stefano: “tradizione” nuova…

30.    Martin Primo, detto Pizzato

1918

Salsi

(Musile)

Salsi

(Musile)

1988.05.14

88/25b

Capitello di S. Antonio, argine del Sile località Salsi. Fu eretto dopo la guerra dell’Africa 1935/36). La madre fece voto a S. Antonio che se il figlio fosse tornato lei avrebbe fatto il capitello. Era la famiglia Saramin Nina. Il figlio è tornato, è ancora vivo e sta in Marina, in zona Ca’ Gamba – Accenna al “Cristo”, più avanti verso Cavallino. Lo portarono dapprima in chiesa, ma il Cristo il giorno seguente ritornò nel posto in cui fu trovato. Da allora costruirono una chiesetta e il primo venerdì di maggio, a ricordo, vi fanno anche una festa.

Qui c’era la malaria, ma io non la presi: era una gran febbre e freddo anche nel mese di luglio. 

31.    [Lamar, località sul Cansiglio]

 

 

 

1986.07.26

86/19ab

86/20a

Carbonai del Cansiglio. Una cassetta (e inizio della seconda) di interviste varie alla “Festa dei Carbonai”

32.    Solagna Anna

1912

Austria

(nel bosco)

Marziai BL

1986.06.19

86/18

Carbonai di Marziai in Yu e in Abruzzo. Cibo = polenta e formaggio. Mai problemi di salute. Bosco: impossibile lavarsi e mai levarsi scarpe.

33.    Vergerio Rinaldo (1925) e Giuseppe (124)

 

Marziai BL

Marziai BL

1986.06.11

86/17ab

Carbonai, ex impresari del ramo. Tecnica costruz del Pojat (car- bonaia). Come Marziai, altro paese di carbonai: Solagna (Valbrenta)

34.    Vergerio Livio

1927

Postumia (YU)

S. Maria

di Quero

1986.06.11

1986.06.11

86/15ab

86/16a

Carbonaio, nato nel bosco, il 13 agos, in YU, durante la stagione. Il  carb di quella zona veniva tutto consum. a TS. Il lavoro dei bambini…

35.    Solagna Raimondo

1926

Marziai BL

(lato Vas)

Marziai BL

(lato Lentiai)

1986.06.11

86/14ab

Carbonaio. Fino al ’38 la sua famiglia ha sempre fatto la stagione del carbone in Yugoslavia – Dalla legna al carbone: tecnica

36.    Dal Bo Guerrino

1917

Casier

Casier

1987.06.30

87/21b

Careghéta. Ex fornaciaio da Gregori e poi Tognana, ha imparato il mestiere dal padre. Per impagliare le sedie usa la esca che taglia in agosto lungo il Sile e mette a seccare all’ombra, ecc..

37.    Caldato Nea (moglie di)

 

Silea

Silea Osteria alle Barche

1998.05.07

88/24b

Cariòto. Mi spiega foto di suo marito, con cavallo e carro. Il cavallo ha le “recère”. Quella specie di cappuccio era in tela bianca e lo mettevano i “carioti” più ambiziosi… inoltre impediva alle mosche di entrare nelle orecchie e così il cavallo stava più fermo.
Il marito aveva vari cavalli, venduti quando non ci fu più lavoro causa dei camion. Col suo carro era stato anche a Fonzaso, dai Ceccato che erano i padroni della sua terra.

Nella foto, Nea stava trasportando cento quintali di farina dal mulino Chiari e Forti alla stazione.

38.    Schiavon Angelo, marito di Ida Ceccon

1902

Fiera TV

(c/o Mulino Mandelli)

Fiera TV

1987.05

87/24b

Carrèr, falegname. Descrive la carriola tipica per portare la biancheria al Sile. La costruiva lui, con tavole di abete. Faceva anche la ruota. Con cerchio in olmo (o altro legno duro) e i raggi in robinia – Chiamato il “mago”. Di famiglia falegname e soprattutto “carrer”. Lavorava soprattutto per il mulino Mandelli – Mi fa visitare la bottega… si lavorava tanto ma “se moriva da fame”. Faceva di tutto, ruote, botti… quello che serviva per i contadini della zona.

39.    De Bianchi  (Dirigente Cartiera Burgo di Mignagola)

 

 

 

1988.07.12

88/30a

Cartiera Burgo = proprietaria centrali elettriche del Sile. Dati tecnici su centrali ponti della Gobba e Silea. Livello costante del Sile a monte di Ponte della Gobba anche in occasione di forti acquazzoni.

Concessione scade nel 2006. Le due centrali non riescono a sopperire al fabbisogno della cartiera. Ma “Non sono le centrali che producono poco: è la cartiera che consuma molto…”

40.    Modolo Gemma

1902

S. Angelo TV

S. Angelo TV

1985.01.05

85/01

Case popolari Luzzatti S. Angelo. 1. Guerra mondiale a Schio al casello ferroviario  n 23

41.    Bughetto Giuseppe

 

Fiera TV

Fiera TV

1987.06

87/19a

Casoìn pensionato, da’ da mangiare pane vecchio a un gruppo di anatre in riva al Sile a Fiera. Si avvicinano altri passanti e Resi Piovesan. Le anatre del Sile non sono più buone da mangiare. Perché mangiano solo erba Mentre prima, noi della Purina – il mulino di fronte-  (dice Trevisiol Bruno che vi lavorava) gli davamo anche 30 kg al giorno di grano. Mulino chiuso nell’ottobre del 1985; c’erano 45 operai. Ora è a Portogruaro. Spiega il lavoro fatto all’interno del mulino.

Anche qui a Fiera ci sono “nascenti” e una volta si beveva l’acqua.

C’erano i “sovversivi” qui a Fiera. Al confino col fascismo.

42.    Casagrande Isidoro

1912

Levada di Piombino PD

Levada di Piombino PD

1989.02.10

89/02a

Casoni di Menaredo (zona sorgenti del Sile). Parla del cason di Salvadori (Gainaro) … ora il nipote è allevatore di trote sul Sile. Scene di vita nel casone. Presenza anche di mattoni crudi nella costruzione dei casoni di quel luogo.

Ultimo casone (abitato da Michele Formentin) abbattuto nel 1960.

43.    Benetel Mario

1931

Caorle

Caorle

1988.04.12

88/07b

Casoni isola di Passo Falconera sul Livenza, vicino a Caorle. Descrizione dei casoni e tecnica di costruzione. Legno e canna palustre. Focolari al centro, niente camino… il fumo passa attraverso la canna. Mentre invece non passa la pioggia. Piuttosto rischia di passare la neve: ma pioggia neanche un goccio.

Una volta l’acqua del Livenza la bevevano.

Ora ci sono una decina di casoni di pescatori, che ci vivono regolarmente nel periodo della pesca: comunque hanno tutti anche una casa a Caorle. Mentre una volta quando lui era piccolo ci si viveva notte e giorno. Tipo di canna idonea alla copertura del tetto, che ha bisogno di essere ripassato ogni tre – quattro anni.

44.    Soncin Giuseppe (moglie di)

 

Cortellazzo

Jesolo

1988.05.18

88/27b

Cavallante Jesolo – il marito: soprannominato Pessa Mokè. Lo aiutavano i nipoti Pasquale Ermete, Nino e Costante… ma ora non ci sono più. I Soncin erano originari da Cortellazzo, oltre il passo. L’unico di quelli che tiravano le barche ancora in vita (anche se ormai è paralizzato) è un certo Silvio Storto. Il marito era il capo dei “cavallari” (“tirabarche”), ma i soldi li “magnava tuti”. Andava fino a Caposile. Prendeva le barche al porto di Cortellazzo  o anche al Cavallino, se lo chiamavano. Andava dappertutto. Poi quando ci siamo sposati (nel 1947) l’attività stava per finire. Quando mi sposai non ero abituata a tale vita. Io ero un’impiegata. Il mestiere del cavallante era faticoso e anche pericoloso: vicino alporto la corrente era forte.

45.    Fortunato Clara

1926

Caposile

Caposile

1988.05.01

 

 

 

 

 

1988.05.01

88/20b

 

 

 

 

 

88/21a

Cavallante, da Caposile a Quarto d’Altino. Suoi rapporti coi barcari (maschi). Ritorno dal giro, stanca. A piedi o, se il cavallo era grande, a cavallo. Ci voleva una giornata fra andare e tornare. Elenco altri cavallanti di Caposile. Non c’era il comandaresso; ci si metteva d’accordo perché non c’era molta concorrenza.

Suo padre con carro e cavalli andava a Ceggia, in stagione bietole

I barcari tiravano tante bestemmie, ma erano onesti. Mi pagavano sempre. Mi lanciavano i soldi senza scendere dalla barca, con un cartoccetto di carta con un sasso dentro perché non volassero.

Dopo sposata non fece più la cavallante. Lei era della piazza e gli capitò in sorte di sposare uno dei Salsi (e pensare che fra sé e sé diceva sempre: “no spose un salsariol, gnanca par sogno”). 

46.    Basellotto Giuseppe

1926

Musestre

Musestre

1988.05.01

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1988.05.01

88/21a

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

88/22a

Cavallante. Abitava nella casa della colombera, alla fornace Torzo. Leggenda della casa “dea costa” ai “Primi Bo”, dove iniziava la restera. Si partiva coi cavalli all’una di notte per arrivare alle Porte alle tre, svegliare il barcaro e iniziare la risalita del Sile fino alla Celestia. In una giornata facevano anche tre viaggi.

Problemi durante la guerra. I tedeschi ordinavano la barca all’una di notte e bisognava partire subito. Ma c’erano i partigiani, che ne hanno anche affondate 4-5 a San Micièl Vecio.

Oltre che cavallanti, per vivere, facevano anche i carioti e lavoravano 18 campi a mezzadria, sotto Torzo. Ma altro che mezzadri “mèsi ladri” erano i padroni ladri per intero… Solo dopo l’ultima guerra iniziò a cambiare qualcosa.

Sulla restera, una volta iniziato il viaggio si continuava comunque, piovesse o ci fosse il sole oppure il vento: sempre avanti.

Bosco di Ca’ Tron. Storie del guardiano – La zona di Musestre andava spesso sotto acqua finché nel 1966 gli americani (avevano campo di missili in zona) non fecero saltare l’argine del Taglio dl Sile.

Loro hanno sempre bevuto l’acqua del Sile, direttamente. Anche i fornaciai di Torzo. Ai quali per la verità piaceva anche il vino: un certo Cagnatel arrivava a bere fino a 8-10 litri di vino al giorno.

47.    Ferrari Pietro

1928

Caposile

Caposile

1988.05.01

88/20b

Cavallante. Durante la guerra aveva il permesso per tirare la barca del latte fino a Portegrandi, tutte le sere. Poi la barca andava a Venezia. Arrivavano a Caposile le barche di ghiaia provenienti da Noventa. Era pomeriggio. Poi aspettavano l’alta marea dal mare, al mattino successivo, e così era più facile proseguire. Da Noventa a Caposile ci volevano 4-5 ore. C’era da passare la conca dell’Intestadura. Tirare lungo la Piave Vecia era difficile, bisognava tener conto della marea.

Spiega le caratteristiche tecniche e la posizione del vecchio “passo” di Caposile, prima della costruzione del ponte. Inoltre la sua famiglia aveva anche l’incarico di alzare (con le corde) il ponte a bilanciere quando passavano le barche

48.    Florian Antonio (Nini Marciòro)

1912

Musestre

Musestre

1998.05.03

88/23a

Cavallante. Ha fatto vent’anni di restera, giorno e notte, con il freddo e con il caldo, “a un boto de note e a un boto de giorno… go strascinà a me vita che no so…”. Tempi di percorso della restera. Da Musestre a Portegrandi (a prendere la barca) e da Portegrandi a Sant’Elena.

Anche a lui cadde un cavallo nel Sile, ma riusci a salvarlo perché i barcari fecero in tempo a tagliare “el scandajo”. Tecnica del cavallante, necessità di conosc ogni metro del Sile; rimorso per come trattavano le bestie “ i féimo tribolar massa i cavai noantri, soto sforso, robe de altro mondo” A volte utilizzava anche le vacche, se c’era un tiro grosso da fare. Maniscalco di fiducia. Tecnica per domare cavalli riottosi.

49.    Moretto Bernardino

1918

Musestre

Musestre

1998.05.03

 

 

 

 

 

 

 

1998.05.03

88/22b

 

 

 

 

 

 

 

88/23a

Cavallante. Mi mostra la sua asina Marisa di razza araba, e vecchia di vent’anni. “Lavora come na machina e capisse come un cristian”. Descrive i finimenti usati dai cavallanti e la tecnica per costruirli. Tempi di percorrenza barca trainata da Portegrandi alla Celestia (il suo tratto di restera). Guadagni di un cavallante. Tensione con altri cavallanti-contadini. Sulla restera sempre con la “britola” in tasca. Per completare il guadagno faceva anche il carioto. Aveva due muli e un gran cavallo ungherese: “el iera un trator”.

Partenza di notte da Musestre a Portegrandi. Altri cavallanti di Musestre: nomi. Suo rapparto con le bestie da tiro. La fatica di asini e cavalli sulla restera: “erano sfiniti” e a volte per aiutarli si attaccavano anche loro, cavallanti, la “séngia” e si mettevano a trainare la barca. Una volta un suo puledro venne trascinato dal barcone in Sile, in un “vòlto”. Non si poté salvarlo, perché era imbragato coi finimenti.

50.    Secoli Roberto

1909

Treviso

Treviso

1990.12.06

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1990.12.06

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1990.12.06

  

1990.12.06

90/04ab

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

90/04b

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

90/05a

  

90/05b

Comandante Vigili Urbani di Treviso nei giorni della Liberazione (1945). Consigliere comunale PSDI. Sua vita. Scuole di avviamento professionale… e altra scuola tecnica; poi tre anni in Marina. Sua madre aveva l’osteria “da Secoli” a S. M. Rovere.

Lavorava da Ronfini che aveva un cantiere sul Sile a Casier: per questo ha fatto il militare in Marina (in Cina, base a Shangay: 1929-30-31). Descrizione vita militare in estremo oriente: vari porti. Nostalgia ma anche “vita da nababbi”. 1934, non iscritto al fascio, fatica a trovare lavoro. Negli anni precedenti in città tutte le fabbriche avevano chiuso.

Descrizione concorso per entrare nei vigili, arriva primo, ma non ha tessera. In qualche modo combina (fa la tessera)

Vita durante la guerra, controllo del mercato nero … vari episodi. Mercati, rifornimenti annonari. Poi venne “comandato” in questura.

Episodi durante la resistenza. Morti nel Sile, e in città… solo loro, vigili sempre presenti. Bombardamento 7 aprile: un magistrato fa aprire le porte del carcere. Legge un documento relativo al 28 aprile 1945: tutti i funzionari scappati, tutti gli agenti di questura, pure… il Pubblico Ministero (Marangio) affida l’ordine pubblico della città al comandante dei Vigili del fuoco. Ma il vigile del fuoco non sa da che parte cominciare, allora è il vigile urbano Secoli a gestire l’ordine pubblico a Treviso “in guerra civile”. Condizioni incredibili… Descrizione di ultimi giorni di guerra e primi giorni di dopoguerra. 

25 Luglio 1943 = a Treviso tutto tranquillo, solo qualche piccola  ritorsione di antifascisti. 8 Settembre = occupazione tedesca di Treviso. Descrizione del bombardamento 7 Aprile, circa le ore 13. Lui era in prefettura e riesce a scappare in bicicletta e arrivare a S. Maria del Rovere. Descrizione effetti bombardamento: Treviso, verso sera = “un gran cimitero e un gran ospedale”.

Opera dei Vigili Urbani nei giorni successivi al bombardamento. Problema per seppellire i morti, con ogni mezzo. Necessità di riconoscerli… ma anche di far presto perché iniziavano a puzzare. Gente che si avvicinava ai morti: credevi che fossero parenti ed erano ladri. Impossibilità di muoversi con i mezzi “Per arrivare da mia sorella che era in via Collalto ho camminato sopra le case”.

Stella d’Oro: tedeschi. Noi vigili sempre in prima linea: e non volli alcun attestato, alla fine. Tutti i miei riconoscimenti sono del tempo di pace. Suoi rapporti con i partigiani: a Selva del M.lo per poco lo stavano per ammazzare.  Descriz del Collegio Pio X, dove c’erano le Brigate Nere “quelli che li facevano cantare”. Non ci si poteva neppure avvicinare. Resa di colonna tedesca vicino a casa sua in Fonderia a S. Maria del Rovere: ufficiali gli danno le pistole e un fascio di chiavi di tutti i loro depositi, perché lui rappresentava l’Autorità. Non sapeva che santi invocare. Fuori la gente che grida, i partigiani che arrivano…Scontro partigiani-tedeschi.

Arrivo degli americani, per primi a Treviso; dopo anche gli inglesi.

Mignagola, cartiere Burgo, partigiani. “Pippo”. Ripresa della vita dopo la guerra. Ritorna la tranquillità. Altri episodi della sua opera di vigile nel 1943-45. Mercato nero: non erano i contadini ma i commercianti grossi. Il contadino anche, ma era tutt’altra cosa…

Continua ancora con racconti della guerra e dei bombardamenti (migliaia di bombe): cercavano di colpire soprattutto il Bivio Motta e il Ponte della Gobba.

51.    Barbon Augusta

1904

Villorba

Torre di Lughignano

1998.04.23

 

 

 

1998.04.23

 

 

 

 

1998.04.23

 

88/15b

 

 

 

88/16a

 

 

 

 

88/16b

Comandaressa. Per trainare la “gabara “ grande di Piovesan erano necessari anche dodici paia di buoi. Lei aveva il compito di recuperarli presso le famiglie dei “tiranti” (nomi) – Sposò Chechi Bonan (comandaresso e mediatore di campagne, classe 1898, nel 1923).

Accenna ad alcune canzoni (le piaceva cantare) e continua la spiegazione del suo lavoro di comandaressa. I barcari la pagavano un tanto a barca e pagavano direttamente anche i tiranti. A loro volta i contadini pagavano poi la comandaressa.

Ricorda le serate con barcari e contadini quando arrivava qualche convoglio di barche. Era suo marito che organizzava: canti, balli, bere e mangiare. Non c’era la televisione, ognuno portava il suo e a loro piaceva stare in compagnia.

Ore più adatte al traino, per le bestie (d’estate, col caldo). Spiega come avveniva il traino (aggancio delle varie paia di bestie fra loro).

Lei non può che dir bene dei barcari “i me ga sempre rispetà”

Racconta di come non volesse sposarsi a 19 anni, ma Chechi parlò con suo padre… Si sposò a Lughignano, presenti suo padre e 2 suoi fratelli. Vi andarono con cavallo e carretta. Poi viaggio di nozze a Venezia in tram: un piatto di minestra, una passeggiata; ritorno a TV e un’altra passeggiata per la città. Finito il viaggio

52.    Padovan Giuseppe, famiglia

 

Lughignano

Lughignano

1998.05.06

88/23b

Contadini sul “Saccon”. Comportamento delle bestie dei tiranti. Contrasti tra tiranti e barcari, per il prezzo (alla fine della III restera): “tante bestéme ghe ièra, parché i barcari no voéa pagar”.

Problemi di inondazione di sua campagna, sul Saccon – Lughignano.

L’erba della restera, una volta la tagliavano ma ora non lo fanno più: le bestie non la mangiano: “sa da menta, sa da ajo…”. Non ci andrebbero neanche se li pagassero: “che se range el Genio!”.

53.    Ponte di Piave

 

 

 

1990.01.18

90/01a

Demolizione del ponte sul Piave. Attesa fra la gente. Esplosione. Commenti. Intervista al tecnico artificiere. Descrizione tecnica dell’operazione Ponte sul Piave e di altri lavori da loro effettuati.

Beppe Zandonella, 1949, Diplomato istituto minerario di Agordo. Attualmente abita a Piacenza…

(Poi registrazione familiare, una zia dall’Argentina e mia madre = 10/6/1990: racconta anche della sua partenza per l’Argentina)

54.    Milanesi Claudino (Dino)

1902

Finale Emilia (Modena)

Casier

1988.04.25

 

 

 

 

 

  

1988.04.25

88/17ab

 

 

 

 

 

 

88/18a

Direttore scavi ghiaia Barina a Casier. La ditta iniziò nel 1911 e cessò nel 1956 (per mancanza di ghiaia). Caratteristiche tecniche della draga. C’era disciplinare da rispettare, “ma semo in Italia…”. Massimo lavoro fra il 1930 e il 1940 = anche 80 operai e 1000 m3 di ghiaia al giorno.. Portò ghiaia x strada Romea e x Marghera. Ghiaia del Sile ricercata (calcare dolomitico), perché molto dura in quanto sempre stata sotto terra/acqua. Milanesi si diplomò condutt macc vapore e iniziò a lav x Barina nel 1924/25. Barina aveva due draghe (scavo profondità max 15 m.) e 20 barche proprie con apposito squero per ripararle.

Altro grosso cavatore era Enrico Rizzetto, che però aveva solo 6-7 barche. I laghi che si vedono sul Sile a Casier sono stati scavati da Barina e Rizzetto su terra di loro proprietà. Anche dove c’è il “cimitero dei burci” è stato scavato da Barina.

I cavatori a monte della città, nei loro confronti, erano degli artigiani. Ne ricorda i nomi e le varie località di scavo.

Solo Biasuzzi, a Quinto, poteva competere con loro. Scavava direttamente nel fiume, forse non aveva un disciplinare, perché non c’era il problema della navigazione.

55.    Reato Maria (1914) e Franceschi Eugenio, suo marito (1909)

 

 

S. Angelo TV

S. Angelo TV

1985.01.19

1985.01.27

1985.02.03

85/10.85/15-b

85/16

Donne: condizioni. Nozze del 1934 e nozze d’oro del 1984: + belle queste ultime. Palude del Sile: lavoro, taglio, cura. Lavoro nei campi, primi trattori - Ricette con il pesce e notizie varie sul Sile.

56.    Masutti Clotilde

1910

Sarmede

S. Angelo TV

1986.06.02

86/13

Emigrazione in Germania. Arrivo AU dopo Capor. Acquisto terra a S. Angelo dopo 1. guerra, scontri tra i fittavoli che la lavoravano e i fascisti che appoggiavano i nuovi proprietari.

57.    Mazzalovo Luciano

-

Scalon (BL)

Quero

1986.06.11

86/14a

Emigrazione. Origine nome Scalon. Esodo del paese in Belgio, Francia e prov di VA..

58.    Contadino su “restereta” di Cendon

 

Cendon

Cendon

1998.05.07

88/24b

Erba della resteréta del Sile: una volta la tagliavano e la portavano alla Sebring, per imballare piatti. Ora l’erba non interessa più nessuno e le danno fuoco quando è secca, a marzo.

Nomi dei tiranti della Restereta: Buosi, Gerardi, Paro…

59.    Martin Primo

1907

Ca’Lion (Rovarè)

Montello (Santa Maria)

1986.10.26

1986.10.26

86/25ab

86/26a

Fittavoli del barone Onesti di Paese, prima di Gr Guer = - Descriz lavoro di grossa fam (127 pers) e campagna 240 campi. Arriva la guerra. Profughi a Napoli. Ritorno a casa: vuota. Ricostruzione. Divis famiglia. 1921 arrivo sul Montello: descrizione ambiente e lavoro

60.    Forcolin Ugo

1912

San Cipriano di Roncade

Musestre

1988.05.02

88/22b

Fornace Biffis, in riva al Sile. Custode. La località (sull’altra riva) è chiamata la “Isola del bosco”.

(In lontananza si sentono le musiche della motonave turistica Silis di Stefanato che ritorna dall’escursione. Siamo nel tardo pomeriggio e io scatto la foto pubblicata nella retrocopertina del libro SILE).

Ha lavorato in fornace dal 1924; in pensione dal 1972. In fornace ha trovato fin dall’inizio una bellissima macchina: “una Bedeschi”: facevano tavelloni.

Bosco di Ca’ Tron. Mi ricordo: “andavo a funghi con mio padre”. Saranno stati 3-4000 campi di bosco e in mezzo vi passava la ferrata. A funghi andavo sulle “sòche”; ormai gli alberi li avevano già tagliati tutti, anche se qualche pezzo di bosco era rimasto. Mio padre era del 1864 e si ricordava bene del bosco.   

61.    Pin Bruno

-

Lughignano

Lughignano

1987.01

87/11a

Fornace Caberlotto, vi inizia a lavorare a 8 anni: andavo “far piere a man” con mio padre. Si può dire che sia nato in “fornàsa” – Mio padre era fornasier – Spiega tecnica di fabbricazione piere. Lavorando dal “monte”… - Poi sulle “risse” si asciugavano. Passaggio di lavoro da manuale a macchina: diminuzione lavoro. Difficoltà di organizzazione sindacale… Liti fra operai.. Nomi dei sindacalisti

62.    Bertolini Mafalda

1914

Casale sul Sile

Casale sul Sile

1998.03.23

88/03ab

Fornaciaia per oltre quarant’anni. Non aveva ancora 13 anni quando iniziò a lavorare per Schiavon. “sartàr pière in fornàsa”, prima come garzone al “banco” della famiglia Toffolo, poi come operaia. Descrizione della tecnica di lavorazione delle pietre fatte a mano. Spiegazione del funzionamento dei “banchi”. Il guadagno dipendeva dal tempo. Quando pioveva non si lavorava e non si guadagnava. Elenco delle fornaci del Sile attive nel 1927 quando lei iniziò a lavorare. Orari di lavoro, d’estate: al banco già alle tre del mattino.

63.    Tiveron Eugenia

1917

San Floriano Olmi

Lughignano

1998.03.28

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 1988.04.15

88/05ab

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

88/09a

Fornaciaia. Tecnica del vecchio “fornasotto” che funzionava a strame.

Suo padre è morto in fornace: a San Floriano, agli Olmi. Una fornace di cui era proprietario Bertoli e che andava soprattutto a legna.

“Caval de restera/omo de fornasa/femena de risèra” = le fatiche più grandi   //  Le risaie si trovavano ”in Altin” (nella zona di Altino) nel periodo dopo la 1 guerra mond. Le donne d’estate lavoravano in risaia (andavano a piedi e tornando avevano ancora la forza di cantare). La testimone canta qualche strofa.  D’inverno invece lavoravano in lavanderia.  Nella casa con i Sette Camini di Casale: producevano pane per Venezia. Mi mostra uno stampo per far le pietre… e spiega la tecnica di far pietre // Graspa fatta in casa, nei fossi. Ha assistito, da dentro fornace, all’uccisione di un ragazzo di 29 anni che andava a prender le tasse: lo uccisero (i partigiani) alla sera. Erano in 3 e al matt. success passò uno solo a prendergli i vestiti e le scarpe. La test non ha molta stima di partigiani, anche se ne nascose alcuni in fornace

Canzoni dei barcari. Non le canta perché non preparata…

Ricorda quando andava in bici a chiamare le barche per la fornace e faceva le restere fin quasi in laguna di fronte a Torcello.Tendenza di barcari: mangiarsi tutti i schei appena ne avevano un po’ in tasca.

Una volta sposata andò abitare a Casale nella “Riva del peòcio”; i più benestanti invece abitavano in “Riva del passo”.

Canta (lato A) una tipica canzone dei fornaciai: IL 29 LUGLIO … “è nata una bambina col fior di rosa in mano”…… Il titolo era forse dovuto a una ricorrenza … perché il 29 luglio era usanza dei fornaciai di fare festa (una cosa alla buona)… Solo a mezzogiorno: un pranzo migliore. Poi riprendeva il lavoro

64.    Benetello Guerrino

1918

Casale sul Sile

Casale sul Sile

1988.03.20

 

  

1988.03.20

88/01ab

 

  

88/02a

Fornaciaio alla fornace di Guido Schiavon di Casale. Prendeva la paga ogni quindici gg. e c’è stato un periodo che veniva pagato in “buoni” per andar a bottega e se aveva bisogno di liquidità andava a cavarse el capel dal paron. Quando d’inverno non si lavorava = niente paga. Spiega (molto bene) il ciclo di lavorazione dal “monte” alla pietra.

Continua la tecnica di lavorazione, partendo dal campo, dove veniva fatta la “descuerta” dello strato superficiale di terra in modo da far emergere l’argilla. Grandi bevute di vino “per darsi un po’ di forza”. Per certi fornaciai i soldi della quindicina non bastavano neppure a pagarsi il vino che bevevano…

65.    Bonaventura Bruno (Cicci)

1930

S. Angelo TV

S. Angelo TV

1985.01.14

85/05

Giochi in riva e dentro al Sile. I ragazzi del “Borgo” di S. Angelo

66.    Barcari (vari testimoni ma Soprattutto Vittorio Stefano e figlio Glauco), in navigazione sul barcone SILIS di Stefanato - cassetta molto disturbata -

 

 

 

1988.06.17

88/29a

Gioco a carte Jija Grega = nome giusto sarebbe “Gillette a lla greca “ (? ). La giocavano sopratt. i barcari, ma non solo loro. E’ un gioco d’azzardo. Spiega.  E’ un gioco + sulla parola che sulla carta. Assom. A poker; è basato sul bluff… Non dappertutto lo giocano. A San Stino dove abito, ad esempio, non lo giocano… Altri tipi di giochi a carte…

Dimostrazione partita Jija Grega. I nostri marinai l’hanno imparato nelle isole del Levante (Glauco Stefanato). Risalita del fiume, abbast in piena. Spiegaz tecnic navig e varie di Vitt e Glauco Stefanato, e altri.

67.    Mion Carlo

1911

Fiera TV

Fiera TV

1988.05.02

88/22a

Gioco a carte Jija Grega. Con mazzo di carte trevigiane da 52: spiegazione dettagliata della tecnica di gioco. Era un gioco molto praticato perché veloce: “stava presto a vegner fora e ombre”. Si giocava sempre testa a testa.

Mion era meccanico da Puppinato. Non giocava ma aveva spesso l’occasione di osservare i giocatori.

Elenco osterie Fiera. Da Pone, Makalè (con bocce e borella), Santa Rossetto (sulla Callalta) cognata della Resi e vedova di un barcaro; da “Sbòvari” di là del ponte a Porto di Fiera.

68.    Carraro D’Annunzio

1923

Treviso

Casale (provvisoriam; con la giostra)

1988.04.15

88/09b

Giostraio - Incontrato alla sagra di Casale, spiega il suo “giro” stagionale, iniziando da primavera: Godega S. Urbano, Valdobbiadene, TV San Giuseppe, Pasqua a Mogliano, “Ottava” a Casale, ecc… Attualmente il suo “mestiere” è una giostra a seggiolini (“calci”), prima aveva le gondole, le barchette, poi le gabbie. I nostri mestieri, semplici, sono i più belli.

69.    Ganz Nerina

1902

Falcade

Montello

1986.10.26

86/24

Grande Guerra a 9 km dal fronte: soldati, pidocchi e bombe.

Fame 1917/18. Dopo guerra = venduto tutto a Falcade e comprato sul Montello: 1000 lire x campo

70.    Simonella Oreste

1911

Chiarano

S. Stino di Livenza

1986.01.19

1986.01.19 

1986.01.30

86/03ab

86/04 ab86/08 b 86/09ab

Grande Guerra a Chiarano. Lavoro di bonifica, dissodamento, della Palude delle Sette Sorelle, zona San Stino di Livenza – Malaria.

Bosco antico di S. Marco (a S. Maria di Campagna fra Cessalto e Chiarano) sua distruzione durante la Prima guerra mondiale

71.    Gastaldin Antonio

1900

Badoere

Badoere

1988.08.26

88/31a

Grande Guerra, fine = biennio rosso. Occupazione fabbriche a BG. Soldato in ordine pubblico. C’era Errico Malatesta in prigione…

Fatti di Badoere (8 giugno 1920). I suoi ricordi… però non di prima mano. Ritorna a parlare di 1GM. Come classe 1900 era al fronte, ma - più che militare - militarizzato.

72.    Moro Attilio

1909

Casale sul Sile

Casale sul Sile

1988.05.03

88/23a

Grande Guerra, ospedaletto da campo a Villa Mantovani, sul Sile a Rivalta (Casale). Il genio pontieri aveva costruito un ponte sul Sile per andare in direzione di Monastier. Vi passavano le ambulanze americane con i feriti ma anche i cannoni verso il fronte.

Episodio di Ancillotto che abbatte un aereo e poi viene a stringere la mano a pilota AU ferito. Ricorda gli urli dei feriti, provenienti dall’ospedaletto: “de chei urli, de nòte!”. La sala operatoria era nella sala grande in villa. Un medico, il ten Alberto Bottini di Genova, dieci anni fa venne a ri-vedere la sua sala operatoria.

Moro ha sempre lavorato in affitto la terra di villa Mantovani e, al bisogno, faceva anche il tirante, con i buoi. 

73.    Davanzo Domenico

1924

Ponte di Piave

Rovarè

1986.01.28

1986.01.28 

1986.01.28

 1986.03.03

86/06b

86/07ab 

86/08ab

 86/11

Grava del Piave a Ponte Piave, su Isola c/o Fagarè…alluvioni “Montane” di Piave= vacche portate con barca su argine. Asparagi, alberi, venchi Attrezzi da pesca: codette, redesin, nasse- Uccis di  lontra, orgoglio.  Superstizioni streghe, Massariol: loro attività

Zattere, loro importanza anche per la regolarità del fiume- Suo nonno faceva spionaggio di qua e di là del Piave in 1. G.Mond (con altri 3) Macinare verderame al mulino – Recuperante salta in aria

74.    Gasparini Giuseppe

1947

S. Donà di P

S. Donà di P

1986.01.19

 

86/02a

Grava di San Donà. Vita di contadini “in grava”, rassegnati all’inondazione.

75.    Immigrati S. Maria del Sile  Dormitorio  c/o Supermercato Europa

 

 

 

1990.11.02

90/02ab

Immigrati a S. Maria del Sile, prevalentemente del Marocco. Festa al dormitorio. Spiega senso di una canzone … Preparazione flash di mia macchina fotografica (senza batterie…)

Parla Abderhamane E. K., 26 anni, aveva negozietto, a Casablanca… Ha voluto venire in Italia “per cambiare”…

Sta preparando un piatto a base di pollo e patate che mangeranno tutti assieme…Mi dicono i loro nomi…

Cosa lo ha spinto a partire? voglia di migliorare! In Italia non conosceva nessuno. Partì in aereo da Casablanca a Roma (600.000 lire) = il lavoro di due mesi. Dormire alla stazione e in una cabina del telefono.  Descrizione vari lavori fatti.

76.    Immigrati tendopoli di via Orsenigo a Treviso

 

 

 

1990.11.04

90/03ab

Immigrati, prevalentemente del Marocco, sistemati in tenda nell’ex discarica di Treviso, via Orsenigo (presso via Feltrina) – Descrizione di lavori che fanno e problemi vari: la casa anzitutto.

Lato b: discussione più politica, in particolare su Saddam Hussein, il Kuwait e gli Usa.

77.    Fano Giorgio

1901

-

Fiera TV

1987.06

87/19a

Industriale, arriva a Fiera nel 1931. Rileva la fabbrica di birra Prete e la trasforma parte in edifici di abitazione e parte in conceria “di conservazione delle pelli e lavorazione di grassi per l’esplosivo” grasso che inviava alla Mira Lanza che ne estraeva la nitroglicerina. Questi grassi venivano fusi con acidi in caldaie. Sempre sotto controllo di guardie giurate messe da apposita Commissione. Spiega tecnica di lavorazione conceria .. e commercializzazione (mercato a Milano, il mercoledì).

Persecuzione nel 1942, perché ebreo. Dopo l’8 settembre fuggì; si salvò grazie a una conoscente di Roma che faceva il doppio gioco. Fu nascosto in vari conventi, anche da suore di clausura. Difende il clero cattolico e il Vaticano

78.    Bonan Sergio

1925

Lughignano

Lanzago

1988.04.16

88/09b

 

  

88/10 a

Industriale, figlio di Checchi Bonan e di Augusta Barbon, gli ultimi  comandaressi di Torre di Lughignano. Compito del comandaresso era di coordinare il lavoro dei tiranti, dei contadini che, con i buoi, trainavano controcorrente le barche cariche che risalivano il Sile – Dovevano esserci sempre 30-40 paia di buoi a disposizione delle necessità dei barcari.

Inizio cassetta con Bonan poi la registrazione prosegue con Dante Bernardi, armatore fluviale

79.    Valeri Giacomo

1917

S. Anastasio

Livenza (Cessalto)

S. Anastasio Livenza

(Cessalto)

1987.01.22

87/10a

Inverno del 1928 (/1929?) x gran freddo morirono viti e molti altri alberi (fico, salici, pioppi). Di notte con il gran freddo si sentivano gli scoppi degli alberi: crepavano che si poteva mettere una mano dentro. Dovettero ripiantare le viti. Lavoravano sotto il conte Ancillotto.

Si beveva l’acqua del Livenza, noi e anche il bestiame.

Infezione di meningite durante 1GM e di Spagnola: morirono + ragazze in paese che ragazzi al fronte. Qualche barcone arriva anche dopo la 2GM dal conte Arieti di VE e venivano tirati dai cavalli.

Descrizione di casoni: alcuni rimasero fino a dopo la 2GM.

Descrizione del “Morer de e aneme” abbattuto con la costr di rotonda x Caorle (?)   (Cassetta prosegue con viaggio barcone Ranzato)

80.    Pavan Carmela

1937

S. Angelo TV

S. Angelo TV

1985.02.08

1986.04.27

85/17a

86/01 ab

Issia (far ìssia), descrizione varie fasi del bucato familiare.

Bachi da seta, “cavalieri” – Bombardam 7 aprile visto da S. Angelo

81.    Gambirasi Giuseppe

1913

S. Fosca di Roncade

S. Fosca di Roncade

1987.06.13

1987.06.13

87/19a

87/19b

Issièra (lavanderia) x i lavanderi che andavano a Venezia con le barche, via Musestre, Sile, Laguna. Aveva anche 7-8 donne che lavoravano per lui. E a Venezia consceva delle grosse famiglie dove andava a lavare la biancheria ormai da varie generazioni.

82.    Dozzo Giuseppina

1905

Canizzano

Canizzano

1985.01.20

85/12-b

Lavandèra e serva presso grosse famiglie contadine.

83.    Cecchinato Giuseppe

1915

S. Fosca di Roncade

S. Fosca di Roncade

1987.06.13

87/19b

87/20ab

Lavandèri Roncade. Una volta andavano a Venezia non i lavanderi ma i “tramissieri” con le loro barche a prendere e portare la biancheria. Perché lavanderie in riva al Musestre? perché il fiume era limpido. Poi i lavanderi fecero una specie di cooperativa e si arrangiarono., comprando un “topo” di nome Benvenuto. Descrizione viaggio e tecnica della lavanderia.

Scetticismo all’arrivo della lavatrice: a noi non disturba perché “a sbrèga a roba”. Invece un po’ alla volta tutte le famiglie la acquistarono e così finì il loro lavoro.

84.    Ceccon Ida (moglie di Angelo Schiavon)

1908

Spercenigo

Fiera TV

(c/o Mulino Mandelli)

1987.05

87/24b

Lavanderia Biasetto (Fiera) - Utilizzavano spazzole di galvan e a volte dovevano rompere il ghiaccio nei mastelli dell’acqua. Una volta lavata la biancheria veniva portata sul lampor del Sile  a risciacquare. “Eravamo sempre bagnate, fino a sera”. Erano 12-14 donne “fisse” che lavoravano per quella lavanderia. Più altre “ambulanti” (saltuarie). Venivano anche i soldati a portare la biancheria, ma le padrone vietavano i contatti.

Materia prima per lavare: saponina e soda; senza guanti … Descriz lavoro – Iniziato a lavorare da bambina, dopo III elem. e quando conobbe Angelo andò all’Albergo Bolognese a “far camere”.

85.    Marcon Gina

-

Casale sul Sile

Casale sul Sile

1987.02

87/14

Leggende e “storie” dei barcari, raccolte da Zigrette Stefanato

86.    Pavan Marcella

1904

S. Angelo TV

S. Angelo TV

1985.01.16

85/09

Lotte contadine. I fatti di S. Angelo del 1923 (sfratti, fascisti, spari; cfr. Masutti). Vita contadina.

87.    Casagrande Amelia

1910

Ca’ Tron

Bagaggiolo (c/o)

1988.05.17

 

 

 

 

1988.05.17

88/27a

 

 

 

 

88/27b

Mezzadra in tenuta Ca’ Tron (quella che si vede in riva al Sile) di cui erano proprietari Pasti e Farina. Erano 40 in casa, poi si son divisi e 7 andarono a Palazzolo Milanese.

Sempre lavorato tanto, su 120 campi “Quanto lavorà, Signor!”. . E poi quanta polenta!

El paronsin non voleva che mettessimo troppi fagioli in mezzo al granoturco.

Sagra de Bagaiol = sagra de San Tapparo. (A parlare è l’oste attuale dell’osteria Vendraminetto): Ci veniva tanta gente e c’era anche la poesia: “All’osteria da Vendraminetto … poenta osei… e un bon fiaschetto”.

Ora la sagra non si potrebbe più fare perché non c’è più nessuno  e anche la terra in cui si faceva è stata venduta dalla Curia al fittavolo.

88.    Uliana Antonio

1912

Ca’ Pirami

Jesolo

1988.0515

88/26a

Mezzadro a Ca’ Pirami in terra di un agente dei conti Frova, padroni di quasi tutta Jesolo. L’agente si chiamava Ernesto Molini, da Portobuffolè: in cambio della mediazione per l’acquisto dei terreni aveva guadagnato dai Frova quattro campagne. Una delle quali la lavoravamo noi. Erano circa 30 campi di terra buona, perché era zona alta. Quando siamo arrivati noi nel 1924 era già tutto bonificato.

Nell’ultima guerra i tedeschi fecero un disastro e temendo uno sbarco americano avevano minato tutti i ponti e allagato la bonifica. In quell’occasione mia moglie si prese la malaria.

89.    Saltarel Bruno

1938

Jesolo

Jesolo

1988.05.15

88/26a

Mezzadro a Jesolo, vicino foce del Sile: 20 ettari in mezzadria con ing. Bisazza di Padova. Resistettero allo sfratto fino al 1964. “Siamo stati gli ultimi qui ad andar via”. Ora fa il muratore. E’ domenica pom. E sull’argine cerca asparagi selvatici. “Bisogna conoscerli”!

90.    Favretto Ernesto  e moglie Gilardi Elvira (1912)

1907

Montello Fontana Bocchin

Montello (Santa Maria)

1986.11.16

1986.11.16

1986.11.16

86/27b

86/28

86/29

Montello prima della guerra, descrizione. Prodotti del sottobosco: funghi, fragole, lumache, rane, genziana, sparasine. Arriva la guerra: profughi in B.go Asolo a Castelfranco. Ritorno: casa in piedi ma senza tetto, solai, balconi. Ricostruz // Deposito muniz Esercito It sul Montello

91.    Granello Ruggero

1946

Canizzano

Quartiere

San Paolo TV

1985.01.21

1985.02.04

1985.02.20

85/14

85/16

85/17-b

Mugnaio a Canizzano confini con Quinto. Lavoro, tecniche,…

Ruota del mulino, descrizione. Anguille catturate con le peschiere.

Varie su mulini e mugnai.

92.    Granello Guido

1920

Canizzano

Canizzano

1985.05.21

1985.05.21

1985.11.07

85/23

85/24ab

85/26

Mugnaio a Mure/Canizzano- La “posta” dei mulini - Guerra e prigionia.

I trucchi del mugnaio. Itinerari della “posta” del suo mulino.

Segue descrizione itinerari posta, prigionia, lavoro a Marghera.

93.    Torresan Antonio (Carlo)

1908

Canizzano

Canizzano

1985.01.16

1985.01.21

85/08

85/13b

Mugnaio del Sile in attività, lavoro e problemi.

“L ivello” del Sile. “Peschiere” per bisate, ora abolite.

94.    Bianchetti Ernesto

[1912]

Cusignana

Cusignana

1985.02.23

1985.03.08

85/18

85/19

Mugnaio in attività, descrizione tecnica molto precisa del suo lavoro

Dimostrazione pratica di “bàtar la mola” (aguzzare la macina).

95.    Guerra Virginia

1911

Musestre

Musestre

1988.05.17

88/26b

Oratorio Madonna della Salute (c/o argine del Sile), Custode. Racconta che trovarono la statua della Madonna in una “sóca” e la portarono in chiesa a Musestre. Ma la Madonna tornò nel luogo in cui era stata trovato e allora lì eressero l’oratorio. Ogni anno il giorno della sagra (IV domenica dopo Pentecoste) fanno una gran processione con banda e tutto: al mattino per portare la statua a Musestre, al pomeriggio per riportarla all’Oratorio. Bellezza della processione. Lei a volte è stanca del suo impegno di custode, e vorrebbe abbandonarlo, ma le sembra che la Madonna le dica “No, bisogna che te o fai”..

Una volta le campane della chiesetta venivano suonate a mano, secondo un ritmo: “campanò”

Parla il marito (Arturo Gatto, cl. 1908): ricorda il bosco di San Moffio e loro andavano a far legna. Ramaglie. La proprietà era di Giuliaj e il fattore era un certo Sartori, di TV. Parla del taglio del bosco, effettuato negli anni 30. Il legname grosso veniva imbarcato all’agenzia di Giuliaj.

Il guardiano del bosco era Giacomo Buldo. La sua famiglia abita ancora in piazza a Musestre.

96.    Marton Giovanni

1925

Conscio

Conscio

1988.03.20

88/01a

Oste a Conscìo, detto “Piero Mama”. Nella sua ost c’erano 3 giochi di bocce e due di borella. Frequentatissimi da metà marzo e fino a settembre; sopratt. sabato sera e dom pom. Portò la luce elettr fuori da ost, sui giochi, quando ancora non c’era la luce per le strade. Era bello. 

97.    Marchetto Dante

1910

Portegrandi

Portegrandi

1988.04.30

 

 

1988.04.30

 

1988.04.30

 

 

1988.04.30

88/18a

 

 

88/18b

 

88/19ab

 

 

88/20a

Oste e casoìn di Portegrandi. Anche proprietario del cinema San Marco dal 1949 al 1965. Dopo la guerra all’osteria si balla con piattaforma. Sagra di Portegrandi: qui alle Porte, dove c’era il vero paese( II dom agosto). Molto frequentata. Difficoltà x ballo, causa il prete.

1 guerra m. prigionieri ungheresi in agenzia Veronese

Inizio osteria, dopo la 1GM. Portegrandi era come un “porto di mare” con tanti barcari di tutte le provenienze. Vari giochi dell’osteria: carte, bocce, borella.

A Portegrandi, quasi tutti avevano la malaria

2 guerra m. da Veronese ci sono i prigionieri inglesi e anche i partigiani nascosti nelle valli.

Veronese? “Un porco”! Col “piano verde” ci ha mandato via tutta la gente; tutti i mezzadri andarono a Meda, o in Piemonte. Poi finì anche la navigaz a causa dei camion e ora a Portegrandi non c’è + nessuno

98.    Pasin Gian Carlo

1943

Silea

Dosson

1992.10.22

92/11ab

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

92/11b

Osteria alla Pasina, Dosson. Giuseppe Maffioli è stato mio maestro alle scuole elementari di Silea… poi lui seguì la sua strada e io andai a lavorare come tecnico (montaggio e riparazione) alle “Cucine Carniato”, all’Eden, Treviso. Poi venni a sapere che qui a Dosson c’era questa vecchia osteria un po’ malandata, io e mia moglie l’abbiamo rilevata. Era il 1977 e io ho sempre avuto la passione per la cucina. Poi ho iniziato a girare l’Italia, l’Europa e il Mondo con la Camera di Commercio e il Gruppo ristoratori Ascom. Sempre da solo, tranne la prima volta  a Kuala Lumpur, dove sono stato con Celeste. All’estero ho sempre cercato di utilizzare anche il radicchio, ma vi trovo solo quello di Chioggia, che resiste ai caldi. Il nostro resiste in Russia… Racconto di soddisfazioni e fatiche del suo lavoro. In queste trasferte non si guadagna. Si va per l’ambizione di insegnare ma anche per imparare, perché in ogni viaggio  si conoscono gusti e sapori diversi…

Dopo un anno che avevo rilevato l’osteria di Dosson, Maffioli iniziò a frequentarla. Faceva dei primi piatti, gli chiedevo dei consigli, discutevamo. E quando lui morì lui tenne caro il suo consiglio di puntare su una cucina tradizionale, ma alleggerita dai troppi grassi… Ovviamente faccio anche sempre piatti nuovi, perché mi piace provare, sperimentare.

Ci sono alcune scuole professionali valide. Ma poi è difficile trovare personale: ai ragazzi piace far festa al sabato e alla domenica quando qui si lavora. Dei 128 ragazzi usciti dall’alberghiero di Castelfranco due anni fa, solo 10-12 hanno iniziato a fare il nostro mestiere. Un mestiere che deve piacere a chi lo fa, allora non si guarda più l’orologio. Principale soddisfaz non i soldi, ma il riconoscimento dei clienti.

Non ha intenzione di ingrandirsi “Ho cinquant’anni e non ho intenzione di impegnare i miei figli a pagar debiti”.

Alla Pasina: è nata come osteria e vogliamo che resti tale.

Precisazioni chieste per telefono.

99.    Caldato Attilio (Carlo)

1906

S. Angelo TV

S. Angelo TV

1985.01.16

1985.01.16

85/06

85/07

Osteria delle Case Luzzatti. Sala da ballo, contrasti con clero,…

Palude Sile al Ponte Ottavi, vita nel Sile. “Prima” di S. Maria d Sile.

100.  Vigo Assunta (mamma di Cicci Bonaventura)

1906

S. Angelo TV

S. Angelo TV

1985.01.19

85/05-b

Osteria di S. Angelo. Vini. Gioco bocce e borella.

101.  Franceschi Eugenio

[1909]

S.Angelo TV

S. Angelo TV

1984.12.23

84/01

Palude e lavori in riva al Sile a S. Angelo - [Cancellato x errore lato A]

102.  Betteti Augusto

1920

S. Angelo TV

S. Angelo TV

1985.01.05

1985.01.06

1985.01.06

1985.01.06

85/01-b

85/02

85/03 a

85/03 b

Palude Sile; acqua del Sile: si beveva. Nomi dei tratti di palù.

Storia della sua famiglia. Vita nel villaggio sul Sile di S. Angelo.

Descrizione del suo (richiestissimo) lavoro: armaiolo = s’ciopétìn.

Esecuzione brani popolari con fisarmonica.

103.  Cavallin Guglielmo

1916

Conscio

Conscio

1988.03.23

88/03a

Partigiani: testimone dell’uccisione del partigiano Guerrino Rossetto di Casale, il 18 aprile 1945. I fascisti arrivarono in 52 alle 4 del mattino e ci misero tutti in fila… mentre loro iniziarono a mangiare e bere con quello che trovavano in casa. Una parte andò a bruciare una casa lì vicino (casa Bergamo). Quando la maggior parte dei fascisti se ne andò il comandante e una collaboratrice (di Gaggio) dissero al Rossetto “varda a montagna” e mentre lui guardava le montagne gli spararono una raffica di mitra. Poi gli si avvicinarono e gli diedero il colpo di grazia che gli fece schizzare l’occhio. Qualche ora più tardi arrivarono i famigliari dell’ucciso a prenderlo, col carretto.

La condotta della loro famiglia Cavallin era: “gaemo sempre tendùo ai fati nostri… e pì chièti che stàimo , meio iera”.

104.  Pistolato Eulalia (Joanina del Passo)

1915

Torre di Lughignano

Torre di Lughignano

1998.05.06

88/24a

Passo a barca sul Sile fra Torre e Cendon, “passadora”. Lavorare notte e giorno. Guardare il traghetto e lavorare per la famiglia. Ma sempre all’erta, per paura di essere mandata via dal municipio, perché era una donna. Prima lavorava suo marito Angelo Bonan – Matieto. Era difficile traghettare perché c’era tanto passaggio di barche. Attraversava il fiume aiutandosi con una corda metallica. Se uno chiamava di notte (“buttava un sasso sul balcon”) per passare, lei si alzava. Non aveva paura, perché nel passo teneva dei bei bastoni grossi.

105.  Pagnin Arnaldo

1911

Bagaggiolo

Bagaggiolo

1988.05.17

 

 

 

 

 

 

1988.05.17

88/26b

 

 

 

 

 

 

88/27a

Passo a barca sul Sile tra Bagaggiolo e Trepalade (El passetto de Pagnin). “Portesine” de Trepalade, vi passavano soprattutto i lavanderi di Roncade. Il suo traghetto ha funzionato fino agli anni ’40. Consisteva in una barca da 20 q.li di portata. Ma erano a centinaia le persone che lo utilizzavano per andar a lavorare nell’agenzia di Veronese. Prendevano la barca e lasciavano la bicicletta nel cortile di Pagnin. Era un passo ”privato”, senza alcun permesso. Le tariffe le facevano loro, e riuscivano a viverci.

Proprietari terrieri della zona. Ritrovamenti archeologici.

Passaggio di morti sul Sile nel periodo finale dell’ultima guerra. Fascisti o partigiani?  “Non so… i se copàa fra de óri”.

Resa tedeschi (19-20 barconi) agli americani in ultimo giorno guerra.

Trepalade, molto frequentata perché c’era la sala da ballo.

Bagaiolo: bella sagra, ma ora non c’è più nessuno in paese. Sono tutti a Milano… “A Varedo ghe xe tutto Bagaiol”.

106.  Vezzà Mario

1951

Casier

S. Giuseppe TV

1986.01.11

86/01

Pesca sul Sile a Casier, tecniche varie

107.  Franceschi Gino

1929

S. Angelo TV

S. Angelo TV

1985.01.06

1985.01.27

85/04

85/15

Pesca: costruzione attrezzi: nasse, bartoèi.

Lavorazione dello strame (palù)- Anatre del Sile.

108.  Munerotto Arduino

1930

Jesolo

Jesolo

1988.05.14

88/25b

Pescatore di mestiere alle foci del Sile (dove avviene l’intervista). Con bilancia di 35x35 metri. Calo di pesce da alcuni anni a questa parte. Non si pesca più niente, colpa dell’acqua inquinata. Ho la bilancia da 17 anni e la pesca è andata sempre calando. Per aiutarmi vado a seppie in mare.

Importanza di marea per la pesca. Con la bassa marea (dosàna) l’acqua in questo punto corre anche a 60 km/ora … perché c’è uno scalino di mezzo metro.

Prima di fare il pescatore faceva il contadino, mezzadro.

109.  Vio Sergio (Moesìn)

1912

Trepalade

Trepalade

1987.12.03

87/25b

Pescatore di mestiere per la coop San Marco di Burano. Era specialista nella cattura dei “passarini” con la “fossina”. Dice che la bosega (costèo) è un pesce in forte diminuzione, colpa dei diserbanti e dei veleni. Scarsità di pesci, ma anche di rane, gamberetti, schie – “Ormai xe rovinà tuto, xe rovinà i fondi” -

110.  Cappellazzo Giulio

1913

S. Giuseppe TV

S. Giuseppe TV

1985.01.20

85/11ab

Pescatore di mestiere sul Sile per 40 anni.

111.  Stevanato Antonio

1938

Mestre

Mestre

1998.05.06

88/24a

Pescatore di mestiere. Problemi: furti di bartoei. Sempre più difficile “ciapàrse a giornàa”. Sempre meno pesce nel Sile. Acqua e pesci ammalati. Ora i bisati sono tutti di allevamento: otto mesi fanno otto etti. E qui, in Sile, in vent’anni fanno mezzo kilo (se vengono)… L’intervistato è sul Sile, in barca, nei pressi di Sant’Elena.

112.  Meneghetti Antonio (marito di Tiveron Eugenia)

 

Casale sul Sile

Lughignano

1998.03.28

 

 

 

 

 

 

 

 

1988.04.15

88/05ab

 

 

 

88/06a

 

 

 

88/09b

Pescatore di mestiere: con suo padre aveva 200 bartoei e lo “schiralon”. Tutti attrezzi costruiti da loro. Tempo e tecnica di costruzione. Pescatore vagantivo… a Caorle, sul Livenza e anche sul Po. Sempre partendo da “Drio Riva” a Casale  con la barca a remi.

Ogni mattina, in primavera, io, mia mamma e mio papà prendevamo un quintale, un quintale e mezzo di bisati.

Tecnica di pesca.  I bisati li mettevano nel “vivaio” e poi li portavano a Caorle a vendere. Elenco pescatori professionisti di Casale.

Avevano una tenda, quando andavano in giro a pescare. Era un gran lenzuolo di canapa fatto in casa, che avevano spalmato con dell’olio di lino cotto per impermeabilizzarlo.

Il pescatore l’ha fatto da giovane. Poi fece il fornaciaio: ulteriori spiegazioni di tecnica fabbricazione pietre e coppi.

Mai lavorare a petto nudo, anche d’estate. Sempre con maglia di lana: assorbe il sudore. Nome dei proprietari dei “banchi” della fornace Bertoli – La fornace Bertoli produceva pietre molto ricercate e ben fatte. Partigiani del Sile = partigiani per modo di dire; quelli veri erano andati sul Cansiglio. Schiralon: come si usava per pescare e la fatica di usarlo. Altri attrezzi da pesca

113.  Businaro Paolo

1950

Casale sul Sile

Casale sul Sile

1998.05.06

88/24ab

Pescatore dilettante. Intervistato sulla restera del Sile a Casier. Qualcosa si pesca, ma è più per la compagnia, per star fuori di casa (infatti sono un gruppetto, ed è venerdì sera, ormai al tramonto). Vengono a pescare anguille.

Altri pescatori presenti vengono dalla zona di Montebelluna e il posto l’hanno trovato tramite amici. Uno fa il meccanico e uno fa il pavimentista industriale. Con l’amo si pescano anguille di mezzo kilo, sette etti. Altri due amici: uno fa serramenti e uno il falegname.

Businaro racconta dei tempi migliori per la pesca di anguilla e della tecnica di pesca.

114.  Dal Bo Gian Paolo

 

Cimadolmo

Cimadolmo

1992.06.03

92/06a

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

92/06b

Pesche di Mogliano. Dal Bo è direttore dell’APO (Associazione produttori Ortofrutticoli) che ha rilevato il magazzino di Mogliano dell’Associazione Peschicoltori, dove avviene l’intervista. La crisi delle pesche è degli anni 68-70. Nell’occasione non venne gestito correttamente l’intervento AIMA che avrebbe permesso la sopravvivenza. In quegli anni, solo a Mogliano si producevano 60.000 quintali di pesche certificate per l’esportazione. Il che vuol dire 100.000 quintali complessivi. L’esportazione principale era diretta in Inghilterra, dove ancor oggi ricordano la pesca di Mogliano. Cita le varietà: vecchie ma buone, profumate, a pasta bianca. L’Apo conserva tutti i documenti dell’Assoc. Peschicoltori.

Spiega l’origine dell’APO e la loro funzione.

Elenca n. di soci produttori (540 produttori), loro provenienza e quantità di produzione. Cifre.

Radicchio precoce: grande produzione in tutta Italia – Discussione sul radicchio di Gobbo/Val Venosta. Il marchio DOC è comprato e gestito dall’APO.  Discussione sull’utilità di un nuovo marchio DOC o simile per il radicchio. Ritiene inutile creare un nuovo consorzio, visto che ci sono già loro addetti alla valorizzazione dell’ortofrutta e potrebbero anche valorizzare il radicchio.

Tardivo e precoce: abbiamo inquadrato noi come APO queste due varietà. Discussione sul seme e sulle mostre del radicchio.

Il radicchio di Treviso non è ancora ben conosciuto, fuori dalla zona di produzione. Crisi del radicchio all’inizio degli anni 80.

Storia della mostra di Treviso, discussione… Il radicchio di Treviso dovrebbe seguire la prassi dell’asparago di Cimadolmo.

115.  Botter Nino

1955

S. Angelo TV

S. Angelo TV

1985.01.27

85/15 ab

Pesci: Gamberi, anguille e lontre del Sile.

116.  Tombolato Aurelio (1923) e Alessandro (1924)

 

Cittadella (c/o)

Cittadella (c/o)

1987.05.05

87/15b

Piantata Padana (antica, pre gelso). Viti maritate a alberi vivi = oppi. Lavorazione del campo, tecniche (senza uso del filo di ferro) e tipo di viti e vino. Coltivazione marginale (attualmente) nel senso che il terreno è in affitto e sempre in procinto di essere venduto.

117.  Lago Filiberto

1924

Cittadella

Cittadella

(via Postumia di Ponente )

Parrocchia di Fontaniva

1987.05.05

87/15a

Piantata Padana. Archeologia della vite… Viti (clinto) maritate a “orni” o (oppio - acero campestre) – alberi vivi. Piantata: lunga circa 135 m e spazio fra una piantata e l’altra circa 25 m. Una piantata per campo padovano (3686m2).  Il prox anno la leverà, anche se produce ancora. Sistemazione del filare: tralci allacciati fra loro senza filo di ferro.

118.  Pivato Luigi

1937

Chiesanuova

Chiesanuova

1988.05.18

 

 

 

 

 

 

 

1988.05.18

88/27b

 

 

 

 

 

 

 

88/28a

Piave Vecia, argine, tagliare l’erba.  Sono appena passate le pecore. Bisognerebbe controllarle di più, ste pecore. Noi usiamo il foraggio per i conigli e ne vendiamo un pochino se ce ne resta. Ma non si prende più niente: vale 9000 lire al q.le. Noi lo tagliamo per passione di tener pulito. Prima che venisse costruita la strada c’erano tutte buche e avallamenti. C’era un “trodo” per chi tirava le barche. Le tiravano con un cavallo oppure anche con la séngia gli stessi barcari. Nomi dei tiranti di Caposile.  Spiega le correnti che salgono e scendono dall’Intestadura. Una volta: tanto traffico di barconi, ghiaia, frumento, vino, bestiame… C’erano due passi a barche, nella zona.  C’erano pescatori di mestiere, del Sandonatese e di Burano. La concessione di pesca ce l’aveva un certo Tagliapietra di Jesolo.

Loro pagavano al guardiano di Tagliapietra, certo Pizzato di S. Maria di Piave. Ora suo figlio fa il pescatore di mestiere, lì a S. Maria.

Arrivavano i Buranelli con lo strascico (el strassin) e attrezzi grossi. Pescavano di tutto. Anche altri pescatori. Tecniche di pesca…

Anatre sul Piave Vecchio: per la famiglia (anche 200). Tipi di pesce.

119.  Bellingario Bottin

1922

Padova (zona)

Cavallino

1988.05.15

 

 

 

 

1988.05.15

88/25b

 

 

 

 

88/26a

Porte del Cavallino, Portinaro (manovratore) dal 1960. Una volta erano in tre. Poi rimase da solo. Appena arrivato lui al Cavallino, passavano per le porte anche 7-800 burci al mese. Iniziò a lavorare nel 1947, ma era “guardiano di linea”, non alle porte. Attuale disordine negli argini del Sile: “el primo che se alsa ‘a matina comanda”. 

Ad esempio recentemente capitò a due guardiani di linea di elevare una cinquantina di multe a natanti per eccesso di velocità sul fiume. Il giorno dopo, in ufficio vennero tutte bloccate perché si trattava di figli di ingegneri, ecc. (nomi).

Quando arrivò lui, il vero paese di Cavallino era qui alle porte, dove c’erano tutti i negozi e l’osteria.

Caratteristiche tecniche delle porte del Cavallino: a doppia mandata, rivolte sia alla laguna che al Sile.

120.  Polazzon Luigi

 

Casale sul Sile

Casale sul Sile

1988.03.23

88/02b

Pozzo tradizionale, nella sua abitaz. in via Masotti. Tirando su con la carrucola tanta acqua nel corso della giornata, l’acqua restava sempre pulita. La bevevano fino agli inizi anni ’80 quando arrivò l’acquedotto. Manutenzione 1 volta all’anno. Pozzo profondo 4 metri. Termini tecnici del pozzo: bilanciere, pietre (descritti in dialetto).

121.  Boccazzi Cino, Rossetto Sante

 

 

S. Maria del Sile

1985.05.01

85/20

Presentazione DRIO EL SIL

122.  Boccazzi Cino

 

 

Treviso

1989.02.19

89/02a

Presentazione SILE ALLA SCOPERTA ... Telefonata per accordi

123.  Teston Elisabetta

1913

Altino

Musestre

1988.05.01

88/21a

Raccoglitrice di reperti archeologici nelle campagne fra Trepalade e Altino. La roba più grande, statue, anfore, la consegnavano al museo. Ma le monete, che quando aravano spuntavano dalla terra luccicavano, quelle no, se le tenevano.

Il marito (Sante Paludo, cl. 1909) dice che da Altino “in campo Rialto” partiva una strada “per sotto” che andava fuori a Torcello. “A strada de ‘Atia” – La malaria: sintomi. Le monete passavano poi a prenderle per le case i numismatici. Si trovava roba antica fra il Carmason e il Sile, soprattutto vicino al Carmason.

124.  Pistolato Lorenzo

1951

Mogliano

Mogliano

1992.05.15

92/06a

Radicchio rosso biologico. Inizia a parl. mamma di Lorenzo, orgogliosa di essere da Dosson, dove è nato il radicchio rosso. Lei ha sempre lavorato il radicchio e anche adesso l’ultima “mano” al prodotto prima di venderlo vuol darla lei. Differenza fra il radicchio di una volta (spadone) e quello di adesso.

Come controllo dell’azienda biologica hanno un dottore che viene dalla Germania a far le analisi, porta via la terra, il letame… 

Lorenzo sa per certo che i produttori tradizionali usano metodi non corretti di concimazione. Ad esempio urea in forma liquida, ecc. Frequenta le mostre e sente dire. “Qualsiasi produttore può fare i nomi di chi fa queste pratiche”. Non riesce a credere che sia normale una produzione di 50/55 q.li per campo, quando loro col metodo biologico ne fanno 50/55 q.li per ettaro.

Comunque la differenza si sente, anche nel gusto.

Storia della sua vita. Prima ragioniere al consorzio agrario, poi ritorno ai campi e nel 1981 l’inizio della conversione al biologico.

L’ettaro coltivato a radicchio fornisce la principale fonte di reddito.

Spiega tecnica di coltivazione biologica.

125.  Zandomeneghi Bruno

1928

Preganziol Alle Grazie

Preganziol Alle Grazie

1992.05.08

92/03a

Radicchio rosso, centro di raccolta all’osteria Da Baldi, Alle Grazie lungo il Terraglio. Durante l’ultima guerra avevano fatto una specie di cooperativa e portavano con carretto trainato a mano le corbe alla staz. Ferroviaria di Preganziol. Da qui ai mercati di Milano e Roma. Ma durò poco. Racconta la fatica di questo lavoro. Finita la guerra Baldi cessò e iniziarono altri commercianti e cooperative. Ce n’era una anche a Sambughè promossa da un certo Pillon.

126.  Lucchese Eleonora

 

Preganziol

Dosson

1992.10.16

92/10a

Radicchio rosso, centro di raccolta. (Interv telefonica). Parla la moglie di Alessandro Zanatta, il vero titolare. I contadini della zona (vicino osteria Sicilia; strada Dosson-Preganziol) portavano il radicchio e loro lo mettevano nelle cassette e nelle gabbie e poi c’era Secondo Sordi, un commerciante-fruttivendolo che li portava a Milano. Ora lui è in pensione “ha già fatto i soldi, lui!”- Loro prendevamo un tanto per chilo, poco però. Ma a forza di quintali qualcosa si faceva. .

Erano contadini di Casier, Conscio, Dosson (dove c’era la “fonte”) che portavano il radicchio. Confezionavano anche 7-800 q.li, anche 1000, in una stagione. Li mandavano in gran parte a Roma. Anche a Milano, ma molto meno. A Roma erano in contatto con un commerciante (romano), che adesso è morto. Sua moglie andava e veniva da Roma a Treviso, per controllare. 

L’attività la iniziò il marito Alessandro, che nella bella stagione faceva il manovale/muratore e nella brutta stagione, mancando il lavoro, si inventò questa attività, che continuò per una decina di anni (a partire dal 1956/57).

I contadini portavano i radicchi con vari mezzi di trasporto, nelle corbe, e loro li mettevano nelle cassette: avevano una segheria da S. Cristina che preparava le cassette secondo le loro indicazioni. Poi avvolgevano il radicchio nella carta oleata e sopra alla cassetta inchiodavano il coperchio. Non ricorda con precisione quanto contenessero. Ricorda solo che hanno lavorato tanto “par pochi schèi”.  Grosse famiglie di Dosson, nomi, che, nell’ultimo periodo venivano da loro.

Era una “procession”, purtroppo! “Non tornerei più indietro, no, anche se avrei 30 anni di meno. Anche perché avevo i figli piccoli e poi nel magazzino si lavorava senza riscaldamento”.

Questo Sordi, aveva anche un altro centro di raccolta a Casier, gestito da certo Battistella. Loro non avevamo operai. Lavoravano in proprio.

Il commerciante li pagava con il prezzo del mercato di Treviso, mica con quello di Roma…

Al marito, invece, quel lavoro piaceva, perché era sempre in mezzo alla gente. Nomi di altri raccoglitori.

127.  Sordi Secondo

 

Preganziol

Preganziol

1992.10.16

92/10b

Radicchio rosso, centro di raccolta. A Roma aveva un commissionario al mercato: Natale Fondi. Abbiamo cominciato verso il 1956/57 perché c’era qui una signora da Roma che mandava su il radicchio a suo marito. Allora io mi son messo d’accordo con lei e ho organizzato la spedizione in modo regolare.

Si serviva solo di Zanatta, come Centro raccolta. Non aveva nessun raccoglitore a Casier. A volte organizzava il viaggio a Roma con un camion assieme a Piero Vendramin. Poi a Roma subentrò il radicchio di Chioggia. Ai miei tempi stavano iniziando il Chioggia e poi il Verona e quei due tipi di radicchio hanno sopraffatto il trevigiano. Anche perché il trevigiano lascia la radice troppo lunga, “c’era troppo egoismo del contadino”. Il rad di TV a Roma era chiamato “Insalata Rossa”.

Inizio della maturazione con l’acqua in zona Zero.

Con Roma abbiamo smesso abbastanza presto: era un mercato molto difficile. Si vendeva “tara merce”, cioè le cassette le vendevi come radicchio. Anche per lui non è stata un’esperienza molto proficua. Ho lavorato, lavorato, ma il radicchio a Roma non ha preso piede, a causa soprattutto della radice, che i contadini lasciavano troppo lunga. 

128.  Vendramin Palmira

 

Treviso

Treviso

1992.10.15

92/10a

Radicchio rosso, centro di raccolta. Il radicchio noi lo mettevamo in cassette di legno di 5 kg. circa. Abitavamo e lavoravamo il radicchio in via Nascimben a Treviso. Spedivamo anche 5-10 q.li di r al giorno. Era radicchio di altri contadini che venivano portarlo da noi; venivano col carrettino, venivano anche da Dosson. Un poco era anche nostro. Avevamo un centro di raccolta e lo spediv in treno a Milano mentre a Venezia andavamo a portarlo col camion, o meglio, con il motocarro di mio fratello Olindo che andava a vendere latte. Anche a Roma lo mandavamo.  Mio padre (Piero) non era ancora commissionario al mercato di Treviso: iniziò nel 1950. E una volta preso lo stand al mercato cessò gradualmente la raccolta. (Intervista  telefonica)

129.  Gallinaro Franco

1942

Preganziol

Preganziol

1992.05.08

92/03ab

Radicchio rosso, concorrenza. Il r. veronese, di Chioggia e altre insalate rosse, nelle piazze fuori TV, passano come “la Trevisana”, “Rossa Trevisana”. Nei ristoranti, quando chiede r. rosso di TV, sarà il 2% che porta il vero r. r. di TV. – Lui è commerciante di r.r. e parla dei problemi della commercializzazione del prodotto.

(Lato B) Ricorda l’attività del padre Ettore (cl. 1901) che iniziò la vendita del radicchio e fondò anche una cooperativa. Lo portavano a Milano, e anche a Roma, con i camion. Il radicchio di Treviso era il vero padrone del mercato, anche perché era l’unico. Quelli di Chioggia e di Verona vennero dopo, e tagliarono le gambe al Treviso, perché il loro radicchio costava meno. Attualmente Gallinaro commercializza il r. in tutto il nord Italia, e a Roma.

130.  Favaretto Ernesto

1922

Dosson

Dosson

1992.05.07

92/02ab

Radicchio rosso, confronto fra l’attuale e quello di un tempo. Adesso ci buttano il veleno per le lumache, ci buttano il veleno sopra e per imbiancarlo usano una fontana che pesca a 200 metri e lo coprono col nailon. Una volta si metteva un poca di “grassa” sotto, un poco di sabbion e si bagnavano le radici con un po’ d’acqua e poi si andava alla mostra con un radicchio che era una meraviglia.

Adesso il gusto del radicchio non è più buono e rovinano tutta la discendenza della pianta. 

Produzione di un tempo. Altri raccolti. Lavoravano un’azienda di De Reali alle spalle del giardino della villa: 15 ettari in affitto misto. Descrizioni tipo di lavori, siepi, alberi, tipo di alberi.

131.  Mella Antonietta

 

Preganziol  Alle Grazie

Preganziol Alle Grazie

1992.05.08

92/03a

 

 

 

 

92/04a

Radicchio rosso, corbe (ceste) per il trasporto al mercato. Specialista era suo suocero Giuseppe Pinarel detto “sestèr”. Originario da un paese in comune di San Biagio di Callalta, andava a prendere i “vénchi” lungo il Piave. // Tecnica di lavorazione

 // “Aveva molti clienti… finché vennero le plastiche”

Faceva anche altri lavori, sempre con i vimini, e con le strope nere, aggiustava le damigiane. Vendeva i suoi prodotti sempre direttamente. O ai contadini o ai fornai o a chi serviva. Aveva tanto lavoro.

132.  Sabbadin Maurizio

1961

Zero Branco

Zero Branco

1992.03.06

 

 

 

1992.03.06

92/06b

 

 

 

92/07a

Radicchio rosso, esperimenti di lotta guidata, c/o Cooperativa San Rocco di Scandolara (Zero Branco). Differ fra lotta integrata e lotta guidata. Lotta guidata ha dimezzato i trattamenti sul radicchio. Sabbadin è perito agrario e fa riunioni con i produttori.

La Coop San Rocco ha 137 soci, 2 dipendenti e 8000 quintali di prodotti commercializzati. Discussione sull’uso dell’acqua e sul miglioramento genetico. Tecnica produzione del seme.

133.  Schiavato Angelo

1935

Treviso

Treviso

1992.04.24

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1992.09

92/01ab

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

92/09a

Radicchio rosso, figlio di Vincenzo (25.5.1902) vecchio coltivatore, S. Lazzaro di Treviso, via Ghirada, 12 campi di terra in affitto. Spiegazione dell’affitto “a generi”. Affitto? Meglio di mezzadria! Bachi da seta: produzione. Pesce nel fosso di via Ghirada. Lavori in campagna, non con i buoi ma con le vacche: così avevano anche il latte. Radicchio, produzione: 20 q.li per campo = 40/ettaro. Tecnica lavorazione. Vecchie qualità di radicchio.

Produzione del seme. Diserbo (manuale). Lavoro in stalla. Vendita al mercato. Tentativo di cooperativa produttori a S. Lazzaro con vendita prodotto a Roma: senza seguito.

Mostra del radicchio sotto la Loggia a Treviso. C’era anche per altri ortaggi invernali: varietà. Sementi = da Sgaravatti a Padova

(Intervista telefonica x chiarimenti) = Il seme si batte con un “baston”;  tecnica di vagliatura del seme. Tecniche anti-uccelli, sventolare stracci, carta lucida, ecc. Suo padre dopo Caporetto andò profugo a Benevento con tutta la famiglia.

Le scuole di San Lazzaro in via Cavini, nel ’44, erano occupate dai tedeschi — e con loro c’era anche il dormitorio dei ferrovieri— per questo lui perse l’anno scolastico. Varietà di pere invernali oltre a quelle di San Piero e ai “moscatelli”. “Diavolo”, attrezzo per il cinquantino trainato dalle vacche.

Diserbo a mano, con il sole d’estate. Cappello di paglia. Le donne si mettevano canottiera, camicetta e le braghe, ma lunghe.

Al mattino, prima di partire e spingere il carrettino per il mercato beveva il caffè, poi ritornava a casa e andava a scuola, però prima mangiava polenta e latte.

134.  Negroni Guglielmo

 

 

Mareno di Piave

1992.10.23

92/11b

Radicchio rosso, grappa e amaro. La prima fabbrica di Negroni era dove c’è l’attuale sede della Croce Rossa vicino al cavalcavia di Treviso. Poi si trasferì a Canizzano, dopo l’aeroporto. Infine a Santa Maria, frazione di Mareno di Piave. Quello che un tempo era l’Americano, ora si è trasformato nell’amaro “Antico Negroni 1919”. Amaro e grappa al Radicchio furono creati nello stesso anno, 1981.

Parla dei suoi prodotti; delle grappe che rappresentano il 60% del prodotto totale (di cui il 30% è proprio grappa al radicchio).

Presidente delle Industre distillatori, liquori e grappe (dell’Associazione Industriali)  - Intervista telefonica

135.  Produttori Dosson (casa di Paolino Sartorato- figlio di Eustachio, uno dei 6 figli di Ferdinando, storico produttore/raccoglitore di Dosson - cfr  interv. a Vigilio Sartorato)

 

Dosson

Dosson

1992.06.04

92/07b

Radicchio rosso, incontro con i produttori di Dosson organizzatori della Festa del Radicchio. Origine. Nomi di famiglie produttrici. Ora Dosson, da cui è partito il radicchio è penalizzato e i produttori per molti anni si rifiutarono di partecipare alla mostra di Treviso. Pericolo del metodo di produzione di Zero Branco e delle sue alte rese, contro i 30/35 q.li per ettaro di Dosson. Storia della mostra di Dosson. 32 produttori di radicchio + 6 promotori. Personalità intervenute. Bilancio della mostra in pareggio grazie alle sponsorizzazioni.

136.  Moino Ilario

 

Dosson

Dosson

1992.05.07

92/03a

Radicchio rosso, macchina seminatrice di sua invenz. “Ho preso un premio anche da Tina Anselmi alla mostra di Canizzano”. Esemplare unico, sua elaborazione da una seminatrice di mais. In un quarto d’ora semina un campo. All’inizio i contadini diffidavano, ma ormai è dieci anni che lavora conto terzi. Tecnica di semina. Costo del seme.

137.  Casagrande Gina (ved. Bologna)

 

Dosson

Dosson

1992.10.15

92/069b

 

da

41:27

alla

fine

Radicchio rosso, maturazione. Buca nel letame, a Dosson. Ci rimanevano circa una settimana o a volte qualche giorno in più a seconda del freddo. Una volta tirati fuori dalla buca si portavano in stalla con la carriola ( la stessa che si usava per i lavori nella stalla). Nella buca (alta circa 80-100cm) sul letamaio, come base c’era il letame e nient’altro. Anzi, quando si tirava fuori il radicchio (ogni giorno) per bagnargli le radici, si rimetteva nel fondo della buca sempre nuovo letame caldo perché accelerasse la maturazione. Era proprio un lavoro piuttosto lungo (e duro). La grassa per fare la buca veniva tagliata con la “sita”, la stessa che serviva per tagliare anche il fieno nel pagliaio. La buca era rivestita da “atole” (rami di salice) in modo che il letame non cadesse addosso ai radicchi. Il portellone che chiudeva la buca era sosten. da un forcon, scelto appositam. quando “se fasséa sièsa”

138.  Moschino Iseo

 

Venezia

Venezia

1992.10.13

92/09b

 

da

14:40

a

26:10

Radicchio rosso, mercato Rialto Venezia, commissionario. Intervista telefonica). Il commercio al mercato di Rialto con il radicchio di Dosson (dove c’era “la mamma” del radicchio) continuò fino a una quindicina di anni fa. Da Dosson non vennero più perché iniziarono ad andarlo a prendere per le case i commercianti e anche le spese di trasporto per raggiungere Venezia aumentarono, inoltre avevano un sistema di imballaggio (le corbe) ormai superato. Poi diminuì la popolazione di Venezia e a Venezia c’era una forte tradizione di consumo. In qualche vigilia di Natale io arrivavo a vendere anche 40 q.li di radicchio (20 corbe). Poi c’erano anche altri banchi che trattavano il radicchio qui a Rialto, anche se in misura minore (Nadin, Zennaro, Dini)… 

Grossa concorrenza al tardivo l’ha fatto il precoce, tanto che quando arrivava quello “buono” la gente era già stufa di radicchio.

A Venezia una volta, nei giorni delle feste, il radicchio era proprio una tradizione. Guai se mancava. Qualche fruttivendolo comprava anche due quintali. Adesso ne comprano 10 – 20 kili al massimo. E’ venuta a mancare la popolazione.

Io vendevo esclusivam ai fruttivendoli, i quali a loro volta vendev anche agli alberghi. Con i dossonesi era come una famiglia e due volte all’anno facevamo una festa: all’inizio e alla fine della stagione. Una volta a Dosson (soprattutto in casa di Riccardo Biscaro) e 1 volta a Venezia in trattoria, “Da Olga” o “Da Aldo”.

139.  Pimpini Ferdinando

 

 

 

1992.10.01

92/09b

 

da inizio a 04:35’’

Radicchio rosso, miglioramento genetico. Intervista telefonica.  (Pimpini è professore univ. Agraria PD) … precisazione rispetto a un’affermazione fatta a Preganziol in cui diceva che il miglioramento genetico può avvenire solo nella zona d’origine. “Bisogna limare”, afferma… l’ho detto perché ci terrei molto che il seme di radicchio fosse prodotto nel Veneto, pur non essendo io veneto. Più esatto sarebbe dire che “E’ verosimile che le migliori produzioni di seme si abbiano nelle zone d’origine”. Tuttora, tutti coloro che commercializzano seme all’estero, lo vengono a comprare in un modo o nell’altro nel Veneto. Io domani parto per l’Argentina, ma il seme lo porto da qui… In generale però non è detto che “un domani” un buon seme non si possa anche produrre in altre parti.

140.  Zanetti Ferdinando

1928

Preganziol

Preganziol

1992.05.08

92/03a

Radicchio rosso, mostra di Treviso, bei piazzamenti per una decina d’anni. Origine del rr: ha sempre sentito dire che viene da Dosson, “le prime semenze le ha importate Van den Borre”.

Loro erano fittav della contessa Avogadro da Padova. Hanno iniziato a coltivare rr verso il 1952/53. “Quei de Zero i xe professori, quei de Dosson xe dotori, noaltri semo manovai…”.

141.  Bovo Silla

 

Treviso

Treviso

1992.07.12

92/08b

Radicchio rosso, origini. (Intervista telefonica). Una volta dei contadini hanno portato una carriola in stalla lasciandoci sopra, casualmente, un mucchio di radicchi presi dal campo. Qualche giorno dopo uno di casa guarda e dice “ma guarda che bel radicio esce da qui…”. Da allora iniziò la pratica di mettere il radicchio trevigiano a maturare in stalla. Il testimone afferma che non l’ha letto in alcuna pubblicazione ma l’ha sentito in una delle vecchie famiglie di S. Angelo: o i Reato o gli Artuso. Io li frequentavo perché andavo a messa a S. Angelo e anche frequentavo l’osteria alla Vittoria che c’era al passaggio a livello di San Zeno. Abitavo lì vicino, nella “stradèa del palù“ (Via Cacciatori o via Plinio il Vecchio?). Noi eravamo ferrovieri e a mio padre piaceva la storia, per quello ho questo nome.

142.  Cocchetto Anna ved. De Pieri

1900

Dosson

Dosson

1992.05.08

92/03b

Radicchio rosso, origini. E’ nato in casa De Pieri. Ha iniziato la suocera di mia suocera, più di cento anni fa. Lavoravano una campagna di 46 campi a Dosson, dove ora ci sono tutte case.

“Na volta Van den Bore no ièra gnanca mensonà… xe stà mensonà dèsso…”.

Loro i radicchi li portavano a vendere sempre a Venezia, con cavallo e carretto. A turno con le altre famiglie d Dosson.

143.  Van Den Borre Francesco

1911

Treviso

Treviso

1992.04.29

92/02a

Radicchio rosso, origini. E’ stato Maffioli ad attribuire ai Van Den Borre l’importazione a TV del r. r. “Non che io, Francesco Van Den Borre sappia con sicurezza che il radicchio è originario della Ditta Van den Borre”. Suo nonno che si chiamava come lui, era arrivato da Gand (Belgio) nel 1860. Si fermò a curare il giardino di villa Valier (ora Taverna), si sposò e, alle Grazie, impiantò il primo stabilimento orticolo. Nel 1910 il vivaio si trasferì in via Dandolo (dietro la stazione FS) e dopo la 2 GM in via Selvatico.

Suo padre si chiamava Aldo e ha scritto un opuscolo sul radicchio.

144.  Sartorato Virgilio

1919

Dosson

Dosson

1992.05.05

 

 

 

 

 

 

 

1992.10.16

92/02a

 

 

 

 

 

 

 

92/10b

Radicchio rosso, origini. Il testim è figlio di un produttore “storico” di Dosson, (Ferdinando) dove è iniziata la produz. del r. rosso di TV. “Si è sempre sentito dire che i primi a coltivare il r. siano stati De Pieri e Sartorato, a Dosson”. – Ora non c’è più il vero spadone, lungo, solo di foglia, anche 30 cm. Nella sua casa c’era un centro raccolta radicchio: 3-4 mila q.li anno a Milano, Roma, Venezia. A Milano referente era Giuseppe Berretta con stand al mercato di P.ta Vittoria, e il radicchio lo chiamavano “la Rossa di Treviso”. 

Centro raccolta del radicchio. I vari soci conferenti avevano formato una specie d società, sia pure senza “carte”. Sartorato, inizialmente spediva il radicchio in treno da Preganziol; poi si servì di un camion. Il commerciante di Milano veniva giù a fare il contratto. I prezzi erano quelli del mercato di Treviso, che si svolgeva nei giorni di martedi, giovedì e sabato. Il prezzo veniva sempre allegato ai colli di radicchio. Ogni quindici giorni Berretta pagava e di conseguenza anche Sartorato pagava i contadini. La carta oleata per avvolgere il radicchio per la spedizione si comprava in cartiera a Visnadello (Marsoni). Altri nomi di spedizionieri (Pastor).

145.  Biscaro Luciano

1926

Dosson

Dosson

1992.05.07

92/02b

Radicchio rosso, origini: “sempre sentito dire che veniva fuori da Van den Borre“. Tecnica di produzione tradizionale: semina a mano, diserbo a mano, maturazione col letame, produz. max 20 q.li/ campo. Mostra di Treviso: quando vincevano qualche premio “i soldi i magnavimo tutti… quee quatro palanche che i me dava…”. Si faceva festa, da Toni del Spin…  mangiare e bere.

146.  De Pieri Bruno

1928

Dosson

Dosson

1992.05.07

92/02b

Radicchio rosso, origini: favorevole all’ipotesi Van de Borre. Tecnica di produzione del seme di radicchio.

147.  Cocchetto Valentino

1924

Dosson

Dosson

1992.05.08

 

 

 

 

1992.10.13

92/03b

 

 

 

 

92/09b

 

da

27:45

a

41’10’’

Radicchio rosso, origini: i suoi vecchi dicevano che avevano trovato questi radicchi dietro il giardino di villa Franchetti e dopo Van den Borre disse “proviamo a metterli al caldo in stalla”.

Hanno sempre portato il radicchio in grandi ceste (corbe) a Venezia, mercato di Rialto, con altre famiglie di Dosson.

Conferma che durante la guerra non si poteva più portare il radicchio a Venezia, tanto che mio padre che ci voleva andare malgrado i divieti una volta passò una notte in prigione.

Normalmente arrivavano con carro e cavalla “Alle Barche” e qui scaricavano le corbe (con una tecnica insegnata dai barcari). Per scaricarle bastava 1 persona ma per caricarle ce ne volevano minimo 3: 1 sul carro e due sotto. Tecnica di stivaggio sul carro e di trasporto al mercato.

Al pranzo di fine stagione a Dosson, si mangiava roba de casada (polastri, socol, sopressa) e il radicchio sempre crudo: oio, peare, sal: né risotto né pasticcio né fasioi, né pizza… è venuta fuori più tardi, sta roba.

Il motivo per cui smisero di portare i radicchi a Venezia fu l’aumento dei costi. E poi iniziarono a passare i mercanti a prendere il radicchio per le case. (Nomi: Sordi, Pillon, Gallinaro).

148.  Zugno Ermenegildo

1910

Rio San Martino

Rio San Martino

1992.05.13

92/05b

Radicchio rosso, precoce. Spiega come hanno “inventato” il precoce. Differenza fra il precoce iniziale e quello attuale. Uso dell’acqua per imbiancamento: sono stati fra i primi, verso il 1965. Conferma difficoltà di altri agricoltori di Zero con la produzione del peperone.

149.  Biscaro, famiglia

 

Dosson

Dosson

1992.10.13

92/09b

Radicchio rosso, produttori di Dosson. Pranzo fine stagione con i commerc veneziani di Rialto (Intervista telef). Conferma  pranzo.

150.  Gobbo Silvio e Andrea

 

Zero Branco

Zero Branco

1992.05.13

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1992.05.13

92/04b

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

92/05a

Radicchio rosso, produttori di Zero Branco e Val Venosta. Spiega tecnica di produz. in prov. di Bolzano. La settimana prossima porteranno su le piantine, trapiantandole a varia altezza. L’idea è partita dal giovane Andrea, che pensando al maggior valore delle primizie, si è chiesto come fare per anticipare la produzione. Vari esperimenti in panura, alla fine deciso per la montagna: giornate più corte, notti più lunghe e fredde = pigmentazione rossa anticipata. Difficoltà a trovare i terreni, visto l’alto costo nelle valli di Bolzano coltivate a mele. Finalmente quest’anno sono entrati in piena produzione, un mese e mezzo prima degli altri e … il prezzo si vede: doppio rispetto a quello in stagione.

Ricchezza dell’agricoltura in val Venosta. Alto reddito delle mele.

Una volta pronto il radicchio mandano su un camion a prenderlo  e poi lo confezioniamo in base alle richieste del mercato.

Usano fontana profonda 236 m con 150 lt/min di portata. Si fanno aiutare per la lavorazione da zii e parenti.

Esperienza negativa del precedente Consorzio del Radicchio Rosso di cui Silvio Gobbo fu uno dei promotori “siamo in una zona di disgraziati… in Emilia il discorso è diverso; qui ognuno ritiene che il suo prodotto sia migliore”.

151.  Favaron Giorgio e figlio Luciano

1933

Zero Branco

Zero Branco

1992.05.13

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1992.05.13

92/05a

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

92/05b

Radicchio rosso, produttori di Zero Branco. “Quando siamo arrivati qui nel 1930, da Sambughè, a Zero Branco nessuno lavorava ancora il radicchio” . Giorgio F. è stato il primo selezionatore di seme. “Quando veniva il dr Marchiori, di cui sono amico, ero io a insegnargli”.  Spiega l’aumento della produzione (ora si attesta sui 50 q.li /campo) . Coltivazione media di loro famiglia = due ettari. Lavorazione tutta familiare, senza salariati.

Uso dell’acqua: per il radicchio basta una portata di 30/40 lt al minuto, in modo che si ricicli sempre. A Zero ci sono 300 aziende che lavorano il radicchio e 300 modi diversi di lavorarlo (lo dice il figlio, assessore all’agricoltura del Comune).

Tutt’ora il radicchio tardivo non ha bisogno di molti trattamenti, diversamente dal precoce.

Il figlio Luciano è ragioniere. Prima lavorava al mercato ortofrutt. Ma dal 1984 è tornato a casa.

Tipo di trattamenti chimici sul radicchio

Critica all’Istituto professionale x agric. Di Zero. Non ha servito a migliorare l’agric. locale. Questioni politiche: contrasti Coldiretti e corrente DC dell’IPSA. Poca collabor fra comune e scuola..

Validità della DOC x il rad. – Commercializzazione: tramite commercianti privati. Non d’accordo con la politica dell’APO.

Meccanizzazione, siamo ancora all’inizio…

152.  Milan Franco

1935

Zero Branco

Zero Branco

1992.05.13

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1992.05.13

92/04b

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

92/04b

Radicchio rosso, produttori di Zero Branco. A casa sua coltivavano radicchio ancor prima che lui nascesse perché il seme fu portato da sua madre, che era una Vincenzi da Dosson.

La selezione genetica è ancora in corso: non è mai finita.

Era un pezzo che non andavano più alla mostra di Treviso, perché gli altri produttori ormai li guardavano male, dato che vincevano sempre. Coltivano anche peperoni, e per 7-8 anni hanno vinto il premio qui alla mostra di Zero. Adesso la terra si rifiuta di produrli: viene solo robetta. Allarme per l’eccessivo sfruttamento del terreno con il radicchio. “Io, da un po’ di anni, prendo in affitto terreni da fuori, per produrre un buon radicchio. Qui il terreno inizia a essere stanco”.

La qualità del radicchio dipende, oltre che dal seme, anche dal terreno. Ad esempio a Scorzè, che è a soli 5 km da qui, il radicchio non viene bene come da noi.

Coltivano 5-6 campi di radicchio. La fatica maggiore è la raccolta. Descrizione della tecnica. Favorevole al marchio DOC.

Uso dell’acqua di falda freatica: loro pompa pesca a 233 m.

153.  Vettor (famiglia)

 

Zero Branco

Zero Branco

1992.05.11

92/04a

Radicchio rosso, produttori di Zero Branco. Vincitori mostra di Treviso.  Parla la moglie “Sono trent’anni che sono sposata qui, e ho sempre lavorato il radicchio”. Qui a Zero hanno iniziato dopo la guerra i Favaron, che venivano da Sambughè. Per vincere la mostra ci vuole passione, e bel prodotto. Produz. 1991/92: 50 q.li per campo (= 100/ettaro)-

Polemica con i produttori di Dosson. Se non riescono a fare bei radicchi la colpa è loro, non è perché noi ci buttiamo prodotti proibiti. Una volta andavamo anche noi a prendere il seme a Dosson. Ma abbiamo dovuto rinunciarci e iniziare a farcelo noi. Non ci buttiamo urèa nell’acqua, perché l’acqua è corrente e l’urea ci mette molto ad essere assorbita. E’ vero che, sotto la guida del dr Marchiori abbiamo, a suo tempo, fatto l’esperimento con l’urea. Ma abbiamo dovuto rinunciarvi perché il radicchio veniva troppo fragile e si marciva subito.

154.  Michieletto Luigino

1945

Preganziol

Preganziol

1992.05.11

92/04a

Radicchio rosso, produzione seme. Tecnica e segreti di selezione delle piante migliori. Già sul campo nota la “costa” che deve essere come vuole lui, come si è fatto l’idea vedendo i cespi di radicchio dei vincitori delle varie mostre. Molto ho lavorato col dr. Marchiori e con il tecnico Sabbadin. Da 8-10 anni produce seme per i soci dell’APO (Mogliano). Rispetto a una volta, ora il radicchio ha una qualità molto più uniforme.

Ulteriore spiegazione tecnica selezione, trapianto, controllo crescita con tutore, tunnel di rete con dentro le api per l’impollinazione, ecc…

Il seme originario da cui è partita la sua selezione l’ha comperato da Franco Milan, di Zero Branco.

 

155.  Dotto Giovanni (figlio di Luigi)

[1958]

S. Angelo TV

S. Angelo TV

1984.12.30

84/03

Radicchio rosso, tecnica coltivazione e problemi. Giovani contadini, condizioni

156.  Pillon Armando et al.

-

Dosson TV

Dosson TV

1984.12.24

84/02

Radicchio rosso. (Interviste registrate al mercato ortofr. di TV).

157.  Stefanato Alma

 

Casale sul Sile

Casale sul Sile

1998.03.23

88/02b

 

 

 

 

 

 

 

 

 

88/04a

Resistenza a Casale. Il primo caso successo qui a Casale: hanno ammazzato un fascista (di Lughignano). Per ritorsione arrivarono tutti i fascisti da S. Michele (Quarto d’Altino) – Descrizione episodio vigila di Natale, quando furono portati via dai fascisti un camion di paesani. A controllare (da parte fascista) c’era la signora Menon della fabbrica di Roncade. Fu il primo caso e a noi pareva strano che facessero sul serio. Poi se ne videro di tutti i colori: persone scendere lungo il Sile inchiodate su tavole. Io li ho visti perché abitavo al “passo di Casale”. La testimone non è molto chiara sul ruolo di fascisti e partigiani.

Molti sbandati dopo l’8 settembre, che si nascondevano.

Uccisione di un fascista all’osteria da Tubi “Drio Riva” a Casale e altri episodi.  Guerrino Rossetto, partigiano, era un barcaro.

158.  Giacomin Giulio

1925

S. Antonino TV

S. Antonino TV

1988.05.02

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1988.05.07

88/22a

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

88/24

Sant’Antonino, chiesa. Problemi di staticità in seguito al taglio del Sile. Calando la pressione dell’acqua (ora ce n’è meno) ha ceduto la riva, e hanno dovuto rinforzare la chiesa con iniezioni di cemento.

Dopo il taglio è aument anche sporcizia del Sil morto a S. Antonino.

Con la mia classe avrei anche dovuto presentarmi alle armi, ma mi sono nascosto “su un stàvolo de porsèl, par dirghe a verità”. Di notte nascosto sul stavolo e di giorno nascosto sui campi…

Spiega come è disposto il piazzale dell’ex porto di S. Antonino e come e dove avveniva il carico-scarico della merce. Scarpa era l’armatore. Vi caricavano soprattutto Tognana, Gregori, Candiani, ecc. Lì vicino c’è la foce del canale Fuin. L’osteria del porto si chiamava Alla Bassa, era piccola e gest da Luigi Gardin, un invalido di Grande Guerra. C’erano 2 giochi bocce e 1 borella.

Suono campane della chiesa di S. Antonino

159.  [Cadolten, località sul Cansiglio]

 

 

 

1986.08.03

86/21

Scatoèri del Cansiglio – tecnica lavorazione.  (Durante festa popolare)

160.  Dotto Luigi

[1904]

S. Angelo TV

S. Angelo TV

1984.12.30

84/03

Scuola elementare, S. Angelo dal 1910 - [Interrotto lato A x errore]

161.  Schiona, ing. (Enel, dirigente settore)

 

 

 

1988.07.13

88/30b

Sile, centrale elettrica San Martino (Treviso).

La centrale è automatizzata e sorvegliata con telecamere. Caratteristiche tecniche della centrale.

Schiona contesta il sindaco di TV. Afferma che c’è un ministero LLPP cui loro devono rispondere

Fornisce dati tecnici precisi.

Il primo a parlare (all’inizio della cassetta) è un funzionario anonimo, piuttosto reticente.

162.  Caldato Adriano

1942

Fiera TV

Fiera TV

1987.01.25

 

 

 

 

 

1998.06.17

87/10b

 

 

 

87/11a

 

88/29ab

Sile, centrali idroelettriche a P.te della Gobba e a Silea (proprietà Burgo) – A bordo del Silis, barcone turistico Stefanato – Il passaggio delle barche puliva il fondale del Sile. Dati sulla portata del fiume e sulla produzione di energia elettrica. Caldato, direttore tecnico delle centrali, contesta che creino problemi ai canali di Treviso.

Vecchie centraline in affluenti del Sile (tipo al ponte Dante).

Ancora sui problemi di centrali e del sistema delle acque a Treviso.

Cause di allagamenti. Quote di livello. Inizio lavori Taglio del Sile a Fiera. Costruzione centrale di Silea. (Belle descrizioni).

163.  Rigo Teresa (Resi)

1911

Silea

Silea

1989.11

89/03ab

Sile, Chiari e Forti, rivendita vino presso il mulino/fabbrica. Lei ha trovato questo posto grazie a Stuky, precedente proprietario e vi abita da una settantina d’anni. Spiega adiacenze fabbrica… poi nastro incomprensibile (o quasi): batterie scariche.

164.  Boscarato Carmela

1906

S. Giuseppe TV

S. Giuseppe TV

1985.01.20

85/11-a

85/12-b

Sile, riva sinistra, San Giuseppe (dietro chiesa S. Angelo). Pescatori e contadini.

165.  Magaton Luigi (1922) e Fantin Maria (1916) + Fodato (Ravazzolo?)

 

Sile

Zona Sorgenti

Casacorba

Via S. Brigida

1986.11

86/26 ab

Sile, sorgenti (zona). Testimoni stanno potando una siepe.  Descrizione “fontane” e “fontanazzi”, fontanazzo “coa longa” o “del prete” con la cagnetta che abbaia (leggenda). Dentro è sprofondata anche una chiesa. Discuss contro comune di Vedelago (e possibile parco), contro i visitatori che calpestano - Origini geog Sile - Storia e necessità di bonifica. Ora stanno meglio // Mazzariol, streghe

166.  Minuzzo Albina

1920

Grantorto PD (c/o)

“Casera” c/o Sorgenti del Sile (Torreselle)

1987.07.15

87/22a

Sile, sorgenti, Casera. Eravamo circond dal palù. Il comune ora vuole che lasciamo questa “casera màrsa”. che sta in parte crollando.

L’acqua la prendevano sul “Deréto” (Zeruolo): era nascente e buona. Per vivere andavamo “opere” nelle case dei contadini. Poi avevamo anche un poche di vacche, animali da cortile e un po’ di granoturco.

Dopo la 2. Guerra m. abitavano 6 famiglie nella Casera… ora invece ci troviamo in due “vecchiette” sole, specie alla sera.

Quanto spavento durante la guerra, con fascisti che cercavano i partigiani nascosti qui attorno “in cascina” (ma non qui dentro in casa). I fascisti erano sempre qui a far rastrellamenti, quanto spavento a mio marito… anche in 200 venivano … con una superbia…

167.  Gatto Giovanni Battista (Titta Bessega)

1915

Bessica

di Loria

Badoere

1989.02.06

 

 

 

 

 

 

 

 

1989.02.07

88/31ab

 

 

 

 

 

 

 

 

89/01ab

Sile, sorgenti, Munaron = trattoria al … Rastrellamento e incendio dei fascisti nel settembre del 1944.

Parla dapprima della famiglia, e del mulino che dal ’38 non era più in funzione. Caratteristiche clienti del mulino Munaron

Dopo l’incendio del Munaron lui rimase otto giorni con la febbre, a causa delle pedate, pugni e botte prese. Erano in 1500 fascisti (tutti ciòchi) e 16-17 tedeschi. Cercavano partigiani e inglesi. Qualcuno avrà fatto la spia. Furono rinchiusi in 17 in una stanza e per fortuna i tedeschi la fecero aprire …

(L’intervista prosegue per telefono) Racconta la vita nella trattoria. Avevano un “bel lavoro”… e parla anche del mulino.

Specialità della trattoria: risotto co a bisata, bisata in umido, tinche , lussi, trote…

Grande festa il lunedì dopo Pasqua, dell’Angelo (sorgenti…… vita che nasce.. non a caso subito dopo Pasqua, ndr 2002,07,10) In quel giorno vendeva anche 8 ettolitri di vino e la gente si portava da casa focaccia e si sedeva sull’erba

Riporta altri particolari di aggressione fascista.

Situazione topografica della zona, ora e ai suoi tempi.

168.  Andezzato Luigi

1930

Levada di Piombino PD

Levada di Piombino PD

1989.02.18

89/01b

Sile, sorgenti, via Munaron. Caccia. Spiega foto con conte Ninni in barca pubblicata in “Sile alla scoperta”. Nomi dei guardiacaccia che lo circondano. Vita di Piero Sanco, suo padre, guardiacaccia e cacciatore. Osteria da Mondi a Menaredo (più piccola di quella al Munaron).

Descrizione del territorio delle sorgenti pre bonifica finale.

Pesca e pescatori della zona. Le sagre (frequentatissime) dei paesi della zona (Casacorba, Cavasagra e Levada)- Sagra del lunedì dell’Angelo al Munaron, iniziata dopo la guerra, quando ormai lì non c’era più acqua e la gente poteva distendersi sui prati. Prima la sagra si teneva a Torreselle. Luigi fu emigrante in Svizzera (giardiniere) e in Australia (minatore). Ora fa il camionista. (Intervista telefonica).

169.  Rossetto Velio, figlio di Teresa Fantin

1948

Fiera TV

Fiera TV

1987.09

87/24a

Sile: era la nostra piscina ma anche la nostra “vasca da bagno”. Dove ci lavavamo? D’estate eravamo sempre in acqua, e del nostro gruppo non si è mai annegato nessuno. Già a 4 anni ero in Sile. Qui l’acqua era nascente, sgorgava purissima e si poteva bere. Si attraversava il fiume e si andava di là dai contadini… e ogni tanto ti prendevano e ti bastonavano. Le barche di Piovesan, circa nel 1954-55, vennero tirate a riva e poi con pendola e mazza venivano spaccate per farne legname. Poi Piovesan continuò coi camion.

170.  Caldato Anselmo detto Nea

1912

Fiera-Porto

Silea

1987.09

87/22ab

Sile: navigazione ultimo tratto verso TV ci voleva un peòta, un esperto. Lui era di famiglia cavallante e contadino. Era a mezzadria ma i buoi per tirar le barche erano suoi. Punti difficili della navig. da Fiera a TV.

171.  Simoncin Giovanni (Nane Cristo)

1920

Trepalade

Trepalade

1987.12.03

87/25ab

Stampi per uccelli in sughero naturale e in legno (costruttore). Tipo di legno usato, tecnica di lavorazione. “Son l’unico in Italia e anca all’estero… Mi ha tolto il lavoro l’avvento della plastica. Ora non vendo più per i cacciatori, ma solo per decorazione”. Fece anche il cacciatore di professione, in valle. Fra i suoi clienti ebbe Hemingway, che gli fu presentato dal barone Franchetti.

Gran imitatore del canto degli uccelli, ha preso tre premi a Sacile

172.  Scalco Piero

1915

Cendon

Cendon

1998.05.07

88/24b

Strada dei Tappi: origine nome. Tappi, cioè impronte lasciate su terra bagnata di strada campestre quando le bestie andavano tirare barconi.

Cervellini, propr della villa e di molte terre di Cendon. Nomi di tiranti.

Scalco lavorava come facchino al porticciolo di Cendon. Ora è cavaliere e commend: ha fabbrichetta di mobili. I sacchi che portava in spalla erano da 1 q.le. “So stà piccolo par quéo!”.

173.  Barbon Angelo

1912

Treviso

Treviso Villapendola

1988.05.08

88/10b

Tirante di barconi. Elenco delle famiglie di “tiranti” (con i buoi) di Villapendola. Tempi di percorrenza, da Melma, a Fiera e a Ponte della Gobba. Difficoltà del traino e punti più difficili. Razza di buoi (bruno alpina). Fatica di bestie e uomini, sulla restera.

174.  Battaglion Maria Stella (Loica)

1927

Lughignano

Rivalta

di Casale sul Sile

1988.05.06

88/23b

Tirante di barconi. Iniziò fin da piccola. Il comandaresso era Mosè. Veniva di solito a chiamarli alla sera in modo che fossero pronti con le bestie alla mattina presto. Elenco dei vòlti e dei mojassóni del Sile. Ha smesso di far la tirante quando si è sposata, nel 1949.

Oltre a tirar le barche, in famiglia facevano i contadini: 28 campi di proprietà.  

175.  Menegaldo Gianfranco

 

Pralungo di Monastier

Pralungo di Monastier

1992.07.02

92/08a

Trattoria Menegaldo, Pralungo di Monastier. Prima della guerra 15-18 era una baracca – osteria. Poi divenne una classica trattoria “da cavai” con negozio alimentari in cui si vendeva tutto e si fermavano i carioti. Ora abbiamo una clientela da tutta Italia. Si lavora molto anche con l’azienda. Malaria: medicina = fumare il toscano.

Pralungo = Pré ongo in dialetto. La frazione è conosciuta perché ci siamo noi. C’erano 4 giochi di bocce e 1 di bureèra (che rimasero fino al 1956).  Ballo alla sagra del paese, nella pergola qui sopra.

Madonna Nera. C’è qui una chiesetta con la statua dentro. L’8 settembre c’è la sagra.

Uno dei nostri piatti era il baccalà e il giorno della sagra noi lo riproponiamo.

Nella nostra cucina si può spendere dalle 20 alle 100.000 lire. Io non lego molto con le accademie, né con le guide con le quali si va a simpatie e talvolta si paga. Bisogna non confondere il “non buono” con il “non piacere”. A me ad esempio piace più una sardèa in saór che il caviale… Ho conosciuto Bepi Mazzotti “ma non ho mai legato tanto… aveva una gran cultura… però era anche tanto volgare… se una roba non piaceva a lui non doveva piacere a nessuno. Doveva parlare lui e gli altri tacere”.. Maffioli invece era più modesto, e poi gli piaceva “potaciar” a casa, anche se è differente cucinare per pochi.

Qui andava molto “bisata in umido con i àmoi” (quando l’amolo era crudo)… poi c’era pesce degli scoli e dei fossi qui attorno, le rane fritte, le “tenche reverse”… Ho tuttora produttori locali che mi riforniscono.

Uova dei contadini: scambio con alimenti. Poi loro portavano tutte queste uova a vendere a Treviso.

Ho fatto il ciclista e andavo bene, varie vittorie con la Ciclisti Trevigiani, finché morì mio padre. Ora sono ancora nel giro. E l’8 settembre giorno della sagra organizzavo fino a qualche anno fa una corsa in paese.

Storia della Madonna Nera di Pralungo. Hanno dovuto darle fuoco perché i frati (o non sa chi) volevano sempre portarla a Monastier. Ma lei non voleva star li, voleva tornare qui nel bosco. Allora la gente ha dato fuoco al bosco e la madonna è diventata nera e da allora “lei” ha voluto restar qui. Tuttora grande processione l’8 settembre. Le scuole di Pralongo hanno funzionato fino a due/tre anni fa e adesso ci son dentro i marocchini. (Testimone: una signora del luogo).

176.  Mia richiesta di informazioni telef. a  Stefano Borella (WWF Veneto)

 

 

 

 

1988.05

88/28b

Valli da Pesca della Laguna. Apertura delle Valli? Dipende.

Discussione da anni, esposti. Le valli sono demaniali?

Da un punto di vista protezionistico, dice Borella, vista la gestione pubblica, è meglio che le valli restino private. Cita esempio di unica valle andata in mano alla provincia di Padova, ora rovinata…

177.  Rizzato Eleonora

1912

Villanova d’Istrana

Villanova d’Istrana

loc.

Madonna dell’Albera

1988.04.01

88/06b

Venerdì Santo. La cassetta inizia con il suono del “Ribégón” dal campanile di Villanova d’Istrana.

La “ Madonna dell’Albera” (chiesa lungo via Castellana) era meta delle “processioni della pioggia” in caso di siccità. Venivano da tutti i paesi vicini. Al venerdì santo prima di andare alla parrocchiale si passava per la chiesa della Mad. dell’Alb. a “ciòrse a paronansa”.. La Mad dell’Alb era anche miracolosa: suo padre una volta la invocò, bagnò la testa della figlia con un canovaccio e la guarì dalla meningite.

178.  Menegazzo Alfredo (Caldo)

1908

Onigo di Pederobba

Onigo di Pederobba

1986.01.20

86/05a

Vimini delle Grave del Piave - Taglio delle stròpe (sàche) in base a luna; tecnica lavoraz. Grande Guerra, profugo a Incisa Belbo

179.  Deon Antonio

1907

Marziai BL

Marziai BL

1986.06.11

86/16b

Zattere a Marziai (Piave): caricavano carbone e legna, qui non c’erano strade. La strada x Lentiai fatta durante la 1. Guerra: lavoro e fame

180.  Vergerio Lidia

 

Marziai BL

Marziai BL

1986.06.11  1986.06.11

86/14b

86/15a

Zattere a Marziai: il porto del carbone, sul Piave. Vita in paese e nel bosco. Il lavoro delle donne: da mattina a sera far carbone. Più i figli…