ELENCO PER ARGOMENTO delle interviste effettuate da Camillo Pavan fra il 1984 e il 1992
Vai alla pagina principale ASCOLTA L'AUDIO
Nome intervistato Classe Local. nasc. Local. resid. Data int. N. Cass. Argomento
| 
   1.      Mia richiesta di info telef. impianti
  presa acqua Sile a Quarto d’Altino  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   1988.05  | 
  
   88/28b  | 
  
   Acqua del
  Sile
  prelevata a IV Altino, arriva a Ca’ Solaro, Favaro Veneto attraverso Fossa
  d’Argine passando in “botte-sifone” sotto lo Zero e da qui viene smistata…   | 
 
| 
   2.      Mia richiesta di inform telef.
  impianti Ca’ Solaro (VE)  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   1988.05  | 
  
   88/28b  | 
  
   Acqua del
  Sile
  prelevata a Quarto d’Altino serve per raffreddame industrie porto Marghera e
  una parte viene potabilizzata x l’acquedotto di Mestre.   | 
 
| 
   3.      Michieletto Romano  | 
  
   
  | 
  
   Scorzè  | 
  
   Scorzè  | 
  
   1992.10.12  | 
  
   92/09/b 
 da 04:45 a 13:43  | 
  
   Acqua
  minerale San Benedetto:
  origini.
  (Michieletto è il padre del sindaco di Scorzè). Non ricorda l’anno esatto
  d’inizio dell’attività: ma gli sembra fosse un po’ prima dell’ultima guerra.
  C’era una falda d’acqua superficiale (dove adesso c’è la San Benedetto) e
  dovettero fare un solco per portarla sul fosso. Fu convogliata in un tubo di
  legno. L’acqua fu fatta analizzare e la gente iniziò ad andar prendersi
  quest’acqua che andava sul fosso. “C’era una procession” di gente che andava
  a prenderla e se ne poteva bere tantissima senza che facesse male.  La terra era degli Scattolin detti Vecchiato. Il vecchio
  capofamiglia era Bepi Scattolin il quale, quando vide che tutta quella gente
  andava sulla “sua” terra a prendere l’acqua 
  si impiccò, perché quel pezzo di terra era tutta la sua vita.. I suoi
  due figli invece (Giovanni ? , Luigi?) la fecero analizzare, costruirono una
  pompa  e iniziarono a venderla. A
  quest’acqua diedero subito il nome di San Benedetto perché si trovava nel
  territorio della parrocchia. di Scorzè il cui patrono è S. Benedetto. Gli
  affari andavano bene fin da subito. Molti anni dopo vendettero l’azienda alla
  Zoppas, e gli risulta che l’abbiano “venduta bene”. (Intervista telefonica).  | 
 
| 
   4.      Fantin Teresa (Resi Rossetto)  | 
  
   1903  | 
  
   Fiera TV  | 
  
   Fiera TV  | 
  
   1987.09  | 
  
   87/23ab 
 
 
 
 
 87/24a  | 
  
   Antifascista e comunista “storica” di Fiera.
  Moglie di Sante Rossetto. Racconto di spedizione punitiva fascista contro
  Fiera, tutto il paese si mobilita e viene anche suonata la campana a
  martello. I fascisti se ne vanno – Dante Rossetto fu volontario in Spagna.
  Altri due fratelli furono messi al confino. Lei era già sposata e non trovava
  lavoro perché antifascista. Numerosi episodi della sua vita durante la
  dittatura Quando noi andavamo a lavare al Sile, col palmo della mano
  bevevamo l’acqua.  Altri episodi della sua lotta antifascista  | 
 
| 
   5.      Mazzon Giuseppe  | 
  
   1938  | 
  
   Bagaggiolo 
  | 
  
   Quarto d’Altino  | 
  
   1988.05.14 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 1988.05.14  | 
  
   88/25a 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 88/25b  | 
  
   Argine del
  Sile a
  Quarto d’Altino. Sfalcio erba: l’erba dell’argine (e della restera…) è buona
  se tagliata 2 volte all’anno, cioè con regolarità. Lui fa il muratore, non il
  contadino. Oggi è sabato pomer e taglia l’erba, perché ha tempo, così dà da
  mangiare a due manzette. Un contadino non ci starebbe più dentro. Sono 26
  anni che taglia quel tratto di argine (di fronte al depuratore di Quarto
  d’Altino): una volta pagava qualcosa a un “fittanziere” (che subaffittava dal
  Genio Civile). Ora nessuno chiede più loro i soldi. Suo padre gli diceva che
  il Bosco di Ca’ Tron fu tagliato già prima della Grande guer. Da Pasti e
  Farina. Giuliai invece mantenne ancora il bosco per un po’. Coltivazione di girasole, dove c’era il bosco,
  quando la tenuta era gestita dalla Società Novarese Lombarda. Con le canne da
  girasole facevano fuoco in cucina, perché c’era sempre poca legna da ardere.  Spiega attività della ferriera ICM.     Ca’ delle Anfore. Spiegazione tecnica delle varie parti della falce
  con cui lavora, e di come un tempo si tagliava il frumento a mano.  | 
 
| 
   6.      Bernardi Dante  | 
  
   1911  | 
  
   Rossano Veneto  | 
  
   Mestre  | 
  
   1988.04.23 
 
 
 
 
 
 
 
 
 1988.04.23 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 1988.04.23  | 
  
   88/10a 
 
 
 
 
 
 
 
 
 88/14ab 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 88/15a  | 
  
   Armatore
  fluviale.
  Ormai non ci va più in barca, anche se Stefanato glielo chiede, perché “gli
  fa malinconia”. Prima della guerra con la sua cooperativa di Pellestrina
  aveva 90 barche e sei rimorchiatori. Tutto finì con la crisi della Chiari e
  Forti, condannata per l’olio di colza dal giudice La Valle di Treviso.  Era rimasto il suo ultimo committente e da
  allora le sue barche sono ferme al “cimitero” dei barconi di Casier. Cessò
  definitivam l’attività con vendita di ultimi rimorchiat nel marzo 1985.  Oltre alla batosta di chiari e Forti il vero nodo
  della crisi di Navigaz Interna è stato non aver potenziato la  linea del PO, con la costruzione del Canal
  Bianco (Canale Mussolini). Trucchi e traffici ai “limiti del lecito” di
  barcari.  Sua famiglia d’origine: piccoli commercianti di
  cereali a Rossano. Lui venne a Venezia a 17 anni e si mise in attività col
  fratello che già faceva il mediatore. Difficoltà durante la 2. Guerra, con
  barche militarizz da tedeschi e affondate in gran parte. Diede molti
  “esoneri” a barcari altrimenti costretti a partir soldati.  Delle 90 barche che aveva prima della guerra,
  quasi tutte furono affondate. Iniziò pratica per “danni di guerra” ma fu
  accusato di “profitti di guerra”. Le due cose dopo molti anni gli fruttarono
  un “pari”…  Grosse ditte per cui lavorò: elenco –
  Organizzazione del lavoro. Contrario a rendere navigabile il Sile per il
  grosso tonellaggio, sarebbe la rovina del fiume e poi non ci sarebbe alcun
  interessse economico.  Lode ai barcari “nissuni sa la vita che ga fato i
  barcari”, vita durissima. In compenso era libera, erano come gli zingari.  I barcari trevigiani stavano meglio di altri,
  mentalità più aperta, assieme ai mantovani. Confronti con altri naviganti. Ma
  ormai la navigazione è morta, per questo gli fa malinconia tornare in barca.   | 
 
| 
   7.      Menegazzo Matilde in Pincin  | 
  
   1922  | 
  
   Curogna  | 
  
   Onigo di Pederobba  | 
  
   1986.01.20  | 
  
   86/05ab  | 
  
   Asta per i prodotti delle grave del Piave
  – Arrivo dell’onda di piena del Vajont il 10-10-1963 mattino- Tecnica
  lavoraz. stròpe: “giovàrle”.  | 
 
| 
   8.      Callegaro Lino  | 
  
   1923  | 
  
   Bigolino  | 
  
   Bigolino  | 
  
   1986.01.20  | 
  
   86/05b 86/06a  | 
  
   Asta per le “prese” di vimini ecc.
  parrocchiali e comunali, in riva al Piave. Lavorazione vimini, produzione cesti. Baratto cesti – biava.   | 
 
| 
   9.      Boa Giulio  | 
  
   1921  | 
  
   “Al Canile” TV  | 
  
   S.M. Rovere  | 
  
   1985.10.30  | 
  
   85/25  | 
  
   Baracche al Canile c/o Ponte de Fero, vicino
  al Sile, Treviso. Ricordi e scene di vita, …  | 
 
| 
   10.    Campello Caterina  | 
  
   1921  | 
  
   Portegrandi  | 
  
   Portegrandi  | 
  
   1988.05.01  | 
  
   88/20a 
 
 88/20b  | 
  
   Baracche sull’argine del Taglio del
  Sile, vi abitava: ”quanto fredo, quanta fame che gaemo patìo”;
  Caratteristiche delle baracche: una sola “mano” di tavole.  Miseria e fame. Suo padre andava a lavoarre a
  Marghera. Loro andavano a pescare in laguna… Ricorda le fatiche dei cavallanti che tiravano le
  barche sul Taglio, a volte erano gli uomini stessi che le tiravano “ e i iera
  fin desfigurài”  | 
 
| 
   11.    Parpinel Virginia, moglie di Vittorio
  Stefanato  | 
  
   -  | 
  
   Casier  | 
  
   Casale sul Sile  | 
  
   1987.02.12  | 
  
   87/12 
 
 87/12b  | 
  
   Barcara. Inizia a lavorare come sarta in
  Lombardia (a 12 anni) e a 16 anni si mette in proprio. Viaggio con carro e
  mussa in 30 tose al Caravaggio. Il prete le maledice perché secondo lui sono
  discinte. Causa maledizione, l’asina non cammina più. Poi conobbe Vittorio
  Stefanato e si sposò il 2.X.37. Viaggio di nozze a VE (1 notte) ma il vero
  viaggio di nozze è in barcone con Vittorio fino a Pontelagoscuro.  Esplosione in mare dei suoi nipoti (meglio spiegata in
  87/13 a)  | 
 
| 
   12.    Boscolo Triestina (moglie di
  Basellotto)  | 
  
   1926  | 
  
   Sottomarina  | 
  
   Musestre  | 
  
   1988.05.01 
  | 
  
   88/21ab 
 
 
 
 
 
 
  | 
  
   Barcara. La sua famiglia aveva una
  burcio di proprietà, il Flora. Con la barca venivamo a caricare alla fornace
  Torzo, e così, avanti indietro, ci siamo conosciuti e sposati. In barca
  viaggiava tutta a famiglia. Tante volte contrasti con i cavallanti ( per il
  prezzo)  Noi si andava a prendere al porto di S. Antonino
  la grassa (letame) delle caserme di Treviso e poi la portavamo a S. Giorgio
  di Nogaro. Un viaggio molto lungo. “Sono nata a Sottomarina, ma a casa non ci tornavo
  quasi mai, la mia casa era la barca”.  | 
 
| 
   13.    Piovesan Teresa ved Pregnolato  | 
  
   1899  | 
  
   Fiera TV  | 
  
   Fiera TV  | 
  
   1987.05.23 
 1987.05.27 
  | 
  
   87/16b 
 87/18a  | 
  
   Barcara. Va sempre a visitare il vecchio
  amico Geromin. Entrambi soli: sono i “paroni dea càe” = Stradella interna 1 Ha sposato un barcaro e anche lei è andata in barca e  “andrei ancora se fosse qui mio marito… a occhi
  chiusi, andrei”.   | 
 
| 
   14.    Ranzato Giovanni  | 
  
   1927  | 
  
   Casale sul Sile  | 
  
   Lughignano  | 
  
   1987.01.05 
 1987.01.05 
 
 1987.01.23  | 
  
   87/01 
 87/02 
 
 87/10 a  | 
  
   Barcaro da generazioni. Fa elenco di barcari
  del Sile. “Carovana dei barcari” di Casale. Lavora ancora per la fornace
  Caberlotto. Difficoltà sempre maggiori x trovar lavoro: ora ci sono i camion.
  Sulla spalla aveva un callo a forza di tirare con la “sèngia” e di spingere
  col remo In viaggio sul Sile col barcone TINO di Ranzato. Racconta:
  da ragazzi andavano a filò verso Meolo: strada bloccata da fascine e chiodi e
  se si fermavano eran botte… scappare.. ma poi li prendevano e ricambiavano:
  infine amici.  | 
 
| 
   15.    Stefanato Vittorio  | 
  
   1910  | 
  
   Corbolone VE  | 
  
   Casale sul Sile  | 
  
   1987.01.10 
 1987.01.10 
 
 
 1987.01.13 
 1987.01.13 
 
 1987.01.15 
 
 1987.01.17 
 
 
 1987.01.19 
 1987.02.12  | 
  
   87/03 
 87/04 
 
 
 87/05 
 87/06 
 
 87/07 
 
 87/08 
 
 
 87/09 
 87/13  | 
  
   Barcaro del Sile - Scuola elementare.
  Guerra: 8 Settembre.  A Portegrandi. Draghe del Sile: Rizzetto e Barina. Dopo
  Caporetto, fuga in barcone fino a Chioggia, poi in treno fino a Montòrio s
  Vomàno. Durante la II GM abita a Casier, il 7 aprile bombard TV fa
  cadere lampadario con dentro tessere “Soccorso Rosso” cui aderiva dal 1933.
  E’ riuscito a comprare 1 barca per ogni figlio, ma  barcaro = un mestier
  poareto Baruffa con maestra e inizio lavoro in barca. Difficoltà
  navigazione: “caivo” e ghiaccio. Episodi di lotta partigiana e dopo 8
  Settembre. Leggende e “storie” del Sile (Gigante a Trezze e “Pomo e
  scorsa”). El can da burcio – I figli: Leo e Bruno (Glauco); loro “carriera”.
  Bevevano l’acqua del Sile – Fine trasporto merci, inizio trasporto
  passeggeri. Specifica meglio la sua fuga dopo Caporetto verso Chioggia I primi lavori in barca. Sue avventure con ragazze. Barca igàa, morosa trovàa. Piccoli
  furti, trucchi per recuperare merce dal barcone. Accenni a storie e leggende del Sile. Storia delle sue
  barche (cinque). Tipo di barche naviganti nel Sile. I “passi” del Sile. La
  cucina del barcaro Tipo di corde per il traino. Il comandaresso. Abilità
  per navigare con le vele. Precisazioni su storia dei suoi barconi. Ultimo
  viaggio: per Chiari e Forti, da Marghera a Ferrara – Vita a bordo. Il viaggio più lungo: da Cervignano a Borgoforte sul Po.  | 
 
| 
   16.    Bettiol Gelindo  | 
  
   1912  | 
  
   Treviso  | 
  
   Casale  | 
  
   1988.05.13  | 
  
   88/25a  | 
  
   Barcaro del Sile. “Sotto”
  Caberlotto, Barina, Bertoli… (Intervista registrata a Portegrandi). Quando
  mancava il vento scendevano a tirare con la sèngia. Caricare strame in
  barena. Necessità di alaggio umano. Spiega dove finisce il Sile in laguna Difficoltà di risalire con la barca dalla valle di
  Veronese fino a Portegrandi. Allora si chiudeva (abusivamente) il Businello
  in modo di aver meno corrente contraria Qui bisognava arrangiarsi, niente cavalli. Lo
  stesso avveniva a Caorle  | 
 
| 
   17.    Rosso Giovanni  | 
  
   1913  | 
  
   Cendon  | 
  
   Cendon  | 
  
   1988.04.17  | 
  
   88/11ab  | 
  
   Barcaro. Carovana dei barcari di
  Casale, gestione. Noli per trasporto pietre con barca. Morè = come 1 schiavo,
  con certi capibarca. Cooperativa barcari Garibaldi di TV = breve vita.
  Difficoltà di organizzare i barcari. Nomi di altri grossi armatori e società
  di navigaz fluviale. Ritorna sul probl dei nòli, sui quali gli armat
  lucravano. Dopo 57 anni di barca è andato in pensione. Le ragazze”vegnéa lore
  in barca… iera fame”. Da sposato navigava anche con la famiglia. In barca= botte per l’acqua, raccolta in Sile o in
  Adige. Mai in Po.  | 
 
| 
   18.    Parpinel Albino  | 
  
   1932  | 
  
   
  | 
  
   Conca di Portegrandi  | 
  
   1998.05.13  | 
  
   88/25a  | 
  
   Barcaro. Da Ferrara e lungo tutto
  il Po, a caricare frumento per il mulino Stuky della Giudecca. Facevamo tutti
  i fiumi, con le barche. Fino a Cervignano e Precenicco (a caricar frumento,
  in zone di bonifica). Il controllo del peso veniva fatto “a campione”. Proverbio per barcone: “Stucco e pittura fa bella
  figura”.  Proverbio su Venezia: “Chi vol védar Venessia
  intera: istà a a matina; inverno a a sera”. (Nel senso che le due grandi
  secche della laguna avvengono in questi due periodi). Lavori del Genio Civile alla conca di Portegrandi.  | 
 
| 
   19.    Geromin Alberto  | 
  
   1901  | 
  
   Fiera TV  | 
  
   Fiera TV  | 
  
   1987.05.23 
 1987.05.25  | 
  
   87/16b 
 87/18 a  | 
  
   Barcaro. Il lavoro dei barcari a Fiera. I
  padroni delle barche a Fiera. Tipo di merci al porto di Fiera.  Elenco di barcari di Fiera, Melma e S.
  Antonino. Merci caricate. Nomi dei peòti. Storia della fam. Piovesan e di
  Resi, figlia naturale di Stefano.  | 
 
| 
   20.    Nordio Romeo  | 
  
   1922  | 
  
   Casale sul Sile  | 
  
   Casale sul Sile  | 
  
   1988.04.12 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 1988.04.15  | 
  
   88/07ab 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 88/08ab  | 
  
   Barcaro. Iniziò a lavorare alle
  dipendenze di Piovesan da Fiera, un “armatore di serie A”.  Chi lavorava per lui era invidiato dagli
  altri barcari. Differenza fra “morè”, “marinèr” (òmo) e “capobarca”. Diffic.
  navigaz nei vòlti del Sile. “A séngia”: l’alaggio dei barconi a forza
  “umana”. Lavorò come capobarca di un barcone della cava di ghiaia Barina già
  a 17 anni; poi nella ricostruz di Marghera dopo la guerra.  Condizioni di vita nei casoni di Caorle.
  Importanza di Portegrandi, dove lui che sapeva cantare era molto apprezzato
  dai barcari, dai braccianti e dalle ragazze del luogo (alla sera vi si
  trovavano anche 2-300 fra ragazzi e ragazze). 
  Tempi di navigazione sul Sile a pieno carico. La fama dei barcari di
  Comacchio (comacési): pessima, “i ièra come i sìngani”, però erano veramente
  bravi come naviganti. Descrizione punti difficili della navigaz sul
  Sile: soprattutto i tre Moiassoni .
  Discesa del Sile da Casier a Portegrandi.  Difficoltà di ingresso alla conca di Portegrandi.
  Funzione del peota. Le vele usate
  soprattutto sul Taglio del Sile e in risalita con le barche vuote (il vento
  viene dal mare). Lato b = Nordio canta alcune canzoni dei barcari:  IL BARCAROLO – A GOBA DE PARENSO – ALL’ALBA SE NE
  PARTE IL MARINAIO – LA MUSICA DEL MARE – LA BELLA VA IN FILANDA – L’INNO DE
  SAN MARCO Alla fine ricorda le condizioni di estrema povertà
  degli abitanti dei casoni di Caorle che, quando vedevano passare un barcaro,
  gli chiedevano un pezzo di pane.   | 
 
| 
   21.    Zennaro Fortunato  | 
  
   1903  | 
  
   
  | 
  
   Fiera TV  | 
  
   1998.04.17 
 
 
 
 
 1998.04.17  | 
  
   88/12 
 
 
 
 
 88/13  | 
  
   Barcaro. Navigazione sul Po e
  sull’Adige: differenza. II guerra, barca affondata sul Po. 1. Guerra m. =
  militarizzato x trasporto feriti dal Carso al treno a Venezia. Dopo Caporetto
  = profugo a Cerreto Sannita. Navigaz. Interna: perché non fu terminato Canale
  Mussolini da Adria al Mincio? Avrebbe risolto molti problemi (cfr. Dante
  Bernardi).  Trucchi del mestiere. “I barcari se rangiàa…”.
  Giudizio su Piovesan. Dopo la 2. Guerra per un po’ navigò ancora (anche
  in mare: a Pola a prendere gli esuli istriani) poi fece il pescivendolo con
  bici x le case e all’osteria Toccane (S. Giuseppe) suo commilitone nei
  Lagunari                                 | 
 
| 
   22.    Rizzato Giuseppe  | 
  
   1925  | 
  
   Casier  | 
  
   Casier  | 
  
   1987.06.15  | 
  
   87/21ab  | 
  
   Barcaro. Spiega in dettaglio la nomenclatura
  del burcio del Sile.  | 
 
| 
   23.    Botter Antonio  | 
  
   1910  | 
  
   Nerbon  | 
  
   Fiera TV  | 
  
   1987.05.23  | 
  
   87/16a  | 
  
   Birra Prete di Fiera. Lui ha fatto l’operaio
  prima da Zorzi e Garbi e poi alla Tartarica, sempre a Fiera – Elenco
  fabbriche Fiera  | 
 
| 
   24.    Scarpa Rosi  | 
  
   1908  | 
  
   Fiera TV  | 
  
   Fiera TV  | 
  
   1987.05.23  | 
  
   87/16a  | 
  
   Birra Prete. Testimone è nipote di Luigi Prete,
  proprietario della fabbrica di birra lungo il Canal del Cristo fino al 1930.  | 
 
| 
   25.    Vazzoler Guerrino  | 
  
   1916  | 
  
   Portegrandi  | 
  
   Portegrandi  | 
  
   1988.05.01  | 
  
   88/20a  | 
  
   Boèr x 40 anni nella stalla di
  Veronese, costruita nel 1912. Nella boaria e nella vicina stalla in totale
  c’erano 70 capi di best. e 4-5 boèri. Tutto a mano: dalle 4 alle 8 del
  mattino tirar via il letame con la carriola; dalle 14,30 alle 18 mungere,
  pulire, ecc. – Un boèr a turno restava sempre in stalla di guardia.  Ora Guerrino gestisce la Cassa Peota
  “Scacciapensieri” di Portegrandii, con cento soci. Ogni anno ai primi di
  dicembre, divisione del risparmio con cena da Cesaro alle Trepalade.   | 
 
| 
   26.    Borin Cesco  | 
  
   1926  | 
  
   Treviso  | 
  
   Treviso  | 
  
   1989.09.27  | 
  
   89/03a  | 
  
   Bombardamento
  7 Aprile
  Treviso. Era verso l’una ed eravamo a tavola. Abbiamo sentito l’allarme e
  siamo scappati da “Piazza Bersaglio” ora “Piazza Giustiniani” dove mia mamma
  gestiva una locanda. Evitiamo di fermarci ai rifugi. Arriviamo in via Manzoni
  e lì si iniziano a vedere le formazioni degli aerei e iniziano a cadere le
  bombe. Allora ci rifugiamo in un garage (che c’è ancora).  Finito il bombardamento ritorno verso il centro
  città: descrizione di quello che ha visto. Ritorno a casa mia: era in piedi,
  ma tutta scassata. Inizio ad aiutare chi gridava aiuto, nel rifugio vicino.
  Da lì ho tirato fuori (salvato) una persona. Arrivano i fascisti e volevano
  farmi la festa… salvato all’ultimo momento. Era la “Compagnia della Morte”
  (zona S. Maria della Rovere). Mi portano in caserma e volevano sapere dei
  partigiani. In effetti in locanda era venuto un paio di volte Piero Dal
  Pozzo. In caserma mi pestano e la seconda notte il sottufficiale che mi aveva
  evitato la fucilazione sul posto (a casa mia) mi fa scappare. Sono andato da
  parenti a Ormelle. Coi partigiani (parenti, amici) Racconta di un gruppetto di ragazzi antifascisti
  di TV città, di cui faceva parte (nomi) ancora durante il fascismo… Facevano
  anche un giornalino: “La ganga” … Clima dell’immediato post 8 settembre…
   Come partigiano partecipa a liberazione di Oderzo…
  Spiega del Brandolini, sua versione… (aveva un amico che convinse a disertare
  dagli Allievi Ufficiali)…. Altro episodio di vita partigiana.   | 
 
| 
   27.    Borin Attilio  | 
  
   1921  | 
  
   Cessalto  | 
  
   S. Donà di P.  | 
  
   1986.01.19  | 
  
   86/02b  | 
  
   Bonifiche fra Piave e Livenza. Trattorista.   | 
 
| 
   28.    San. S.  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   Quinto di Treviso  | 
  
   1988.05  | 
  
   88/28a  | 
  
   Ca’ Tron, tenuta. L’intervistato è
  membro del consiglio d’amministrazione per il PCI. Attualmente la tenuta è
  una SPA con unico azionista il Comune di Treviso. Ai comuni di Meolo e
  Roncade è rimasto il nudo diritto di prop. L’Azienda agricola è della
  SPA.Consiglia di consultare la Cancelleria Commerciale per risalire passaggi
  di proprietà, dagli anni ‘60. Situazione complessa.  | 
 
| 
   29.    Mia rich di inform telef. a
  parrocchia Casale sul Sile  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   1988.05  | 
  
   88/28b  | 
  
   Capitello di
  Casale: in
  “curva del Capitello”: la parrocchia ha pensato di dedicarla alla Beata
  Vergine Maria del Sile. Fanno pellegrinaggio il 16 luglio con il barcone di
  Stefano: “tradizione” nuova…   | 
 
| 
   30.    Martin Primo, detto Pizzato  | 
  
   1918  | 
  
   Salsi (Musile)  | 
  
   Salsi (Musile)  | 
  
   1988.05.14  | 
  
   88/25b  | 
  
   Capitello di
  S. Antonio,
  argine del Sile località Salsi. Fu eretto dopo la guerra dell’Africa
  1935/36). La madre fece voto a S. Antonio che se il figlio fosse tornato lei
  avrebbe fatto il capitello. Era la famiglia Saramin Nina. Il figlio è
  tornato, è ancora vivo e sta in Marina, in zona Ca’ Gamba – Accenna al
  “Cristo”, più avanti verso Cavallino. Lo portarono dapprima in chiesa, ma il
  Cristo il giorno seguente ritornò nel posto in cui fu trovato. Da allora
  costruirono una chiesetta e il primo venerdì di maggio, a ricordo, vi fanno
  anche una festa.  Qui c’era la malaria, ma io non la presi: era una
  gran febbre e freddo anche nel mese di luglio.    | 
 
| 
   31.    [Lamar, località sul Cansiglio]  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   1986.07.26  | 
  
   86/19ab 86/20a  | 
  
   Carbonai del Cansiglio. Una cassetta (e
  inizio della seconda) di interviste varie alla “Festa dei Carbonai”  | 
 
| 
   32.    Solagna Anna  | 
  
   1912  | 
  
   Austria (nel bosco)  | 
  
   Marziai BL  | 
  
   1986.06.19  | 
  
   86/18  | 
  
   Carbonai di Marziai in Yu e in Abruzzo. Cibo
  = polenta e formaggio. Mai problemi di salute. Bosco: impossibile lavarsi e
  mai levarsi scarpe.  | 
 
| 
   33.    Vergerio Rinaldo (1925) e Giuseppe
  (124)  | 
  
   
  | 
  
   Marziai BL  | 
  
   Marziai BL  | 
  
   1986.06.11  | 
  
   86/17ab  | 
  
   Carbonai, ex impresari del ramo. Tecnica
  costruz del Pojat (car- bonaia). Come Marziai, altro paese di carbonai:
  Solagna (Valbrenta)  | 
 
| 
   34.    Vergerio Livio  | 
  
   1927  | 
  
   Postumia (YU)  | 
  
   S. Maria di Quero  | 
  
   1986.06.11 1986.06.11  | 
  
   86/15ab 86/16a  | 
  
   Carbonaio, nato nel bosco, il 13 agos, in YU,
  durante la stagione. Il  carb di quella
  zona veniva tutto consum. a TS. Il lavoro dei bambini…  | 
 
| 
   35.    Solagna Raimondo  | 
  
   1926  | 
  
   Marziai BL (lato Vas)  | 
  
   Marziai BL (lato Lentiai)  | 
  
   1986.06.11  | 
  
   86/14ab  | 
  
   Carbonaio. Fino al ’38 la sua famiglia ha
  sempre fatto la stagione del carbone in Yugoslavia – Dalla legna al carbone:
  tecnica  | 
 
| 
   36.    Dal Bo Guerrino  | 
  
   1917  | 
  
   Casier  | 
  
   Casier  | 
  
   1987.06.30  | 
  
   87/21b  | 
  
   Careghéta. Ex fornaciaio da Gregori e poi
  Tognana, ha imparato il mestiere dal padre. Per impagliare le sedie usa la esca che taglia in agosto lungo il
  Sile e mette a seccare all’ombra, ecc..  | 
 
| 
   37.    Caldato Nea (moglie di)  | 
  
   
  | 
  
   Silea  | 
  
   Silea Osteria alle Barche  | 
  
   1998.05.07  | 
  
   88/24b  | 
  
   Cariòto. Mi spiega foto di suo
  marito, con cavallo e carro. Il cavallo ha le “recère”. Quella specie di
  cappuccio era in tela bianca e lo mettevano i “carioti” più ambiziosi…
  inoltre impediva alle mosche di entrare nelle orecchie e così il cavallo stava
  più fermo.  Nella foto, Nea stava trasportando cento quintali
  di farina dal mulino Chiari e Forti alla stazione.   | 
 
| 
   38.    Schiavon Angelo, marito di Ida Ceccon  | 
  
   1902  | 
  
   Fiera TV (c/o Mulino Mandelli)  | 
  
   Fiera TV  | 
  
   1987.05  | 
  
   87/24b  | 
  
   Carrèr, falegname. Descrive la
  carriola tipica per portare la biancheria al Sile. La costruiva lui, con
  tavole di abete. Faceva anche la ruota. Con cerchio in olmo (o altro legno
  duro) e i raggi in robinia – Chiamato il “mago”. Di famiglia falegname e
  soprattutto “carrer”. Lavorava soprattutto per il mulino Mandelli – Mi fa
  visitare la bottega… si lavorava tanto ma “se moriva da fame”. Faceva di
  tutto, ruote, botti… quello che serviva per i contadini della zona.  | 
 
| 
   39.    De Bianchi  (Dirigente Cartiera Burgo di Mignagola)  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   1988.07.12  | 
  
   88/30a  | 
  
   Cartiera
  Burgo =
  proprietaria centrali elettriche del Sile. Dati tecnici su centrali ponti
  della Gobba e Silea. Livello costante del Sile a monte di Ponte della Gobba
  anche in occasione di forti acquazzoni.  Concessione scade nel 2006. Le due centrali non
  riescono a sopperire al fabbisogno della cartiera. Ma “Non sono le centrali
  che producono poco: è la cartiera che consuma molto…”  | 
 
| 
   40.    Modolo Gemma   | 
  
   1902  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   1985.01.05  | 
  
   85/01  | 
  
   Case
  popolari
  Luzzatti S. Angelo. 1. Guerra mondiale a Schio al casello ferroviario  n 23  | 
 
| 
   41.    Bughetto Giuseppe  | 
  
   
  | 
  
   Fiera TV  | 
  
   Fiera TV  | 
  
   1987.06  | 
  
   87/19a  | 
  
   Casoìn pensionato, da’ da mangiare pane
  vecchio a un gruppo di anatre in riva al Sile a Fiera. Si avvicinano altri
  passanti e Resi Piovesan. Le anatre del Sile non sono più buone da mangiare.
  Perché mangiano solo erba Mentre prima, noi della Purina – il mulino di
  fronte-  (dice Trevisiol Bruno che vi lavorava) gli davamo anche 30 kg al giorno
  di grano. Mulino chiuso nell’ottobre del 1985; c’erano 45 operai. Ora è a
  Portogruaro. Spiega il lavoro fatto all’interno del mulino. Anche qui a Fiera ci sono “nascenti” e una volta si beveva
  l’acqua. C’erano i “sovversivi” qui a Fiera. Al confino col
  fascismo.  | 
 
| 
   42.    Casagrande Isidoro  | 
  
   1912  | 
  
   Levada di Piombino PD  | 
  
   Levada di Piombino PD  | 
  
   1989.02.10  | 
  
   89/02a  | 
  
   Casoni di Menaredo (zona sorgenti
  del Sile). Parla del cason di Salvadori (Gainaro) … ora il nipote è
  allevatore di trote sul Sile. Scene di vita nel casone. Presenza anche di
  mattoni crudi nella costruzione dei casoni di quel luogo. Ultimo casone (abitato da Michele Formentin)
  abbattuto nel 1960.  | 
 
| 
   43.    Benetel Mario  | 
  
   1931  | 
  
   Caorle  | 
  
   Caorle  | 
  
   1988.04.12  | 
  
   88/07b  | 
  
   Casoni isola di Passo Falconera
  sul Livenza, vicino a Caorle. Descrizione dei casoni e tecnica di
  costruzione. Legno e canna palustre. Focolari al centro, niente camino… il
  fumo passa attraverso la canna. Mentre invece non passa la pioggia. Piuttosto
  rischia di passare la neve: ma pioggia neanche un goccio. Una volta l’acqua del Livenza la bevevano.  Ora ci sono una decina di casoni di pescatori, che
  ci vivono regolarmente nel periodo della pesca: comunque hanno tutti anche
  una casa a Caorle. Mentre una volta quando lui era piccolo ci si viveva notte
  e giorno. Tipo di canna idonea alla copertura del tetto, che ha bisogno di
  essere ripassato ogni tre – quattro anni.   | 
 
| 
   44.    Soncin Giuseppe (moglie di)  | 
  
   
  | 
  
   Cortellazzo  | 
  
   Jesolo  | 
  
   1988.05.18  | 
  
   88/27b  | 
  
   Cavallante Jesolo – il marito:
  soprannominato Pessa Mokè. Lo aiutavano i nipoti Pasquale Ermete, Nino e
  Costante… ma ora non ci sono più. I Soncin erano originari da Cortellazzo,
  oltre il passo. L’unico di quelli che tiravano le barche ancora in vita
  (anche se ormai è paralizzato) è un certo Silvio Storto. Il marito era il
  capo dei “cavallari” (“tirabarche”), ma i soldi li “magnava tuti”. Andava
  fino a Caposile. Prendeva le barche al porto di Cortellazzo  o anche al Cavallino, se lo chiamavano.
  Andava dappertutto. Poi quando ci siamo sposati (nel 1947) l’attività stava
  per finire. Quando mi sposai non ero abituata a tale vita. Io ero
  un’impiegata. Il mestiere del cavallante era faticoso e anche pericoloso:
  vicino alporto la corrente era forte.   | 
 
| 
   45.    Fortunato Clara  | 
  
   1926  | 
  
   Caposile  | 
  
   Caposile  | 
  
   1988.05.01 
 
 
 
 
 1988.05.01  | 
  
   88/20b 
 
 
 
 
 88/21a  | 
  
   Cavallante, da Caposile a Quarto
  d’Altino. Suoi rapporti coi barcari (maschi). Ritorno dal giro, stanca. A
  piedi o, se il cavallo era grande, a cavallo. Ci voleva una giornata fra
  andare e tornare. Elenco altri cavallanti di Caposile. Non c’era il
  comandaresso; ci si metteva d’accordo perché non c’era molta concorrenza.  Suo padre con carro e cavalli andava a Ceggia, in
  stagione bietole I barcari tiravano tante bestemmie, ma erano
  onesti. Mi pagavano sempre. Mi lanciavano i soldi senza scendere dalla barca,
  con un cartoccetto di carta con un sasso dentro perché non volassero.  Dopo sposata non fece più la cavallante. Lei era
  della piazza e gli capitò in sorte di sposare uno dei Salsi (e pensare che
  fra sé e sé diceva sempre: “no spose un salsariol, gnanca par sogno”).    | 
 
| 
   46.    Basellotto Giuseppe  | 
  
   1926  | 
  
   Musestre  | 
  
   Musestre  | 
  
   1988.05.01 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 1988.05.01  | 
  
   88/21a 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 88/22a  | 
  
   Cavallante. Abitava nella casa della
  colombera, alla fornace Torzo. Leggenda della casa “dea costa” ai “Primi Bo”, dove iniziava la restera. Si partiva
  coi cavalli all’una di notte per arrivare alle Porte alle tre, svegliare il
  barcaro e iniziare la risalita del Sile fino alla Celestia. In una giornata
  facevano anche tre viaggi. Problemi durante la guerra. I tedeschi ordinavano
  la barca all’una di notte e bisognava partire subito. Ma c’erano i
  partigiani, che ne hanno anche affondate 4-5 a San Micièl Vecio.  Oltre che cavallanti, per vivere, facevano anche i
  carioti e lavoravano 18 campi a mezzadria, sotto Torzo. Ma altro che mezzadri
  “mèsi ladri” erano i padroni ladri
  per intero… Solo dopo l’ultima guerra iniziò a cambiare qualcosa.  Sulla restera, una volta iniziato il viaggio si
  continuava comunque, piovesse o ci fosse il sole oppure il vento: sempre
  avanti. Bosco di Ca’ Tron. Storie del guardiano – La zona
  di Musestre andava spesso sotto acqua finché nel 1966 gli americani (avevano
  campo di missili in zona) non fecero saltare l’argine del Taglio dl Sile. Loro hanno sempre bevuto l’acqua del Sile,
  direttamente. Anche i fornaciai di Torzo. Ai quali per la verità piaceva
  anche il vino: un certo Cagnatel arrivava a bere fino a 8-10 litri di vino al
  giorno.  | 
 
| 
   47.    Ferrari Pietro  | 
  
   1928  | 
  
   Caposile  | 
  
   Caposile  | 
  
   1988.05.01  | 
  
   88/20b  | 
  
   Cavallante. Durante la guerra aveva
  il permesso per tirare la barca del latte fino a Portegrandi, tutte le sere.
  Poi la barca andava a Venezia. Arrivavano a Caposile le barche di ghiaia
  provenienti da Noventa. Era pomeriggio. Poi aspettavano l’alta marea dal
  mare, al mattino successivo, e così era più facile proseguire. Da Noventa a
  Caposile ci volevano 4-5 ore. C’era da passare la conca dell’Intestadura.
  Tirare lungo la Piave Vecia era difficile, bisognava tener conto della marea.
   Spiega le caratteristiche tecniche e la posizione
  del vecchio “passo” di Caposile, prima della costruzione del ponte. Inoltre
  la sua famiglia aveva anche l’incarico di alzare (con le corde) il ponte a
  bilanciere quando passavano le barche  | 
 
| 
   48.    Florian Antonio (Nini Marciòro)  | 
  
   1912  | 
  
   Musestre  | 
  
   Musestre  | 
  
   1998.05.03  | 
  
   88/23a  | 
  
   Cavallante. Ha fatto vent’anni di
  restera, giorno e notte, con il freddo e con il caldo, “a un boto de note e a
  un boto de giorno… go strascinà a me vita che no so…”. Tempi di percorso
  della restera. Da Musestre a Portegrandi (a prendere la barca) e da
  Portegrandi a Sant’Elena. Anche a lui cadde un cavallo nel Sile, ma riusci a
  salvarlo perché i barcari fecero in tempo a tagliare “el scandajo”. Tecnica
  del cavallante, necessità di conosc ogni metro del Sile; rimorso per come
  trattavano le bestie “ i féimo tribolar massa i cavai noantri, soto sforso,
  robe de altro mondo” A volte utilizzava anche le vacche, se c’era un tiro
  grosso da fare. Maniscalco di fiducia. Tecnica per domare cavalli riottosi.   | 
 
| 
   49.    Moretto Bernardino  | 
  
   1918  | 
  
   Musestre  | 
  
   Musestre  | 
  
   1998.05.03 
 
 
 
 
 
 
 1998.05.03  | 
  
   88/22b 
 
 
 
 
 
 
 88/23a  | 
  
   Cavallante. Mi mostra la sua asina
  Marisa di razza araba, e vecchia di vent’anni. “Lavora come na machina e
  capisse come un cristian”. Descrive i finimenti usati dai cavallanti e la
  tecnica per costruirli. Tempi di percorrenza barca trainata da Portegrandi
  alla Celestia (il suo tratto di restera). Guadagni di un cavallante. Tensione
  con altri cavallanti-contadini. Sulla restera sempre con la “britola” in
  tasca. Per completare il guadagno faceva anche il carioto. Aveva due muli e
  un gran cavallo ungherese: “el iera un trator”. Partenza di notte da Musestre a Portegrandi. Altri
  cavallanti di Musestre: nomi. Suo rapparto con le bestie da tiro. La fatica
  di asini e cavalli sulla restera: “erano sfiniti” e a volte per aiutarli si
  attaccavano anche loro, cavallanti, la “séngia” e si mettevano a trainare la
  barca. Una volta un suo puledro venne trascinato dal barcone in Sile, in un
  “vòlto”. Non si poté salvarlo, perché era imbragato coi finimenti.  | 
 
| 
   50.    Secoli Roberto  | 
  
   1909  | 
  
   Treviso  | 
  
   Treviso  | 
  
   1990.12.06 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 1990.12.06 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 1990.12.06 
 1990.12.06  | 
  
   90/04ab 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 90/04b 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 90/05a 
 90/05b  | 
  
   Comandante
  Vigili Urbani di Treviso
  nei giorni della Liberazione (1945). Consigliere comunale PSDI. Sua vita.
  Scuole di avviamento professionale… e altra scuola tecnica; poi tre anni in
  Marina. Sua madre aveva l’osteria “da Secoli” a S. M. Rovere. Lavorava da Ronfini che aveva un cantiere sul Sile a
  Casier: per questo ha fatto il militare in Marina (in Cina, base a Shangay:
  1929-30-31). Descrizione vita militare in estremo oriente: vari porti.
  Nostalgia ma anche “vita da nababbi”. 1934, non iscritto al fascio, fatica a
  trovare lavoro. Negli anni precedenti in città tutte le fabbriche avevano
  chiuso. Descrizione concorso per entrare nei vigili, arriva primo,
  ma non ha tessera. In qualche modo combina (fa la tessera) Vita durante la guerra, controllo del mercato nero
  … vari episodi. Mercati, rifornimenti annonari. Poi venne “comandato” in
  questura. Episodi durante la resistenza. Morti nel Sile, e in città…
  solo loro, vigili sempre presenti. Bombardamento 7 aprile: un magistrato fa
  aprire le porte del carcere. Legge un documento relativo al 28 aprile 1945:
  tutti i funzionari scappati, tutti gli agenti di questura, pure… il Pubblico
  Ministero (Marangio) affida l’ordine pubblico della città al comandante dei
  Vigili del fuoco. Ma il vigile del fuoco non sa da che parte cominciare,
  allora è il vigile urbano Secoli a gestire l’ordine pubblico a Treviso “in
  guerra civile”. Condizioni incredibili… Descrizione di ultimi giorni di
  guerra e primi giorni di dopoguerra.   25 Luglio 1943 = a Treviso tutto tranquillo, solo qualche
  piccola  ritorsione di antifascisti. 8
  Settembre = occupazione tedesca di Treviso. Descrizione del bombardamento 7
  Aprile, circa le ore 13. Lui era in prefettura e riesce a scappare in
  bicicletta e arrivare a S. Maria del Rovere. Descrizione effetti
  bombardamento: Treviso, verso sera = “un gran cimitero e un gran ospedale”.  Opera dei Vigili Urbani nei giorni successivi al
  bombardamento. Problema per seppellire i morti, con ogni mezzo. Necessità di
  riconoscerli… ma anche di far presto perché iniziavano a puzzare. Gente che
  si avvicinava ai morti: credevi che fossero parenti ed erano ladri.
  Impossibilità di muoversi con i mezzi “Per arrivare da mia sorella che era in
  via Collalto ho camminato sopra le case”. Stella d’Oro: tedeschi. Noi vigili sempre in prima linea:
  e non volli alcun attestato, alla fine. Tutti i miei riconoscimenti sono del
  tempo di pace. Suoi rapporti con i partigiani: a Selva del M.lo per poco lo
  stavano per ammazzare.  Descriz del
  Collegio Pio X, dove c’erano le Brigate Nere “quelli che li facevano
  cantare”. Non ci si poteva neppure avvicinare. Resa di colonna tedesca vicino
  a casa sua in Fonderia a S. Maria del Rovere: ufficiali gli danno le pistole
  e un fascio di chiavi di tutti i loro depositi, perché lui rappresentava
  l’Autorità. Non sapeva che santi invocare. Fuori la gente che grida, i
  partigiani che arrivano…Scontro partigiani-tedeschi. Arrivo degli americani, per primi a Treviso; dopo anche
  gli inglesi. Mignagola, cartiere Burgo, partigiani. “Pippo”. Ripresa
  della vita dopo la guerra. Ritorna la tranquillità. Altri episodi della sua
  opera di vigile nel 1943-45. Mercato nero: non erano i contadini ma i
  commercianti grossi. Il contadino anche, ma era tutt’altra cosa…  Continua ancora con racconti della guerra e dei
  bombardamenti (migliaia di bombe): cercavano di colpire soprattutto il Bivio
  Motta e il Ponte della Gobba.   | 
 
| 
   51.    Barbon Augusta  | 
  
   1904  | 
  
   Villorba  | 
  
   Torre di Lughignano  | 
  
   1998.04.23 
 
 
 1998.04.23 
 
 
 
 1998.04.23 
  | 
  
   88/15b 
 
 
 88/16a 
 
 
 
 88/16b  | 
  
   Comandaressa. Per trainare la “gabara “
  grande di Piovesan erano necessari anche dodici paia di buoi. Lei aveva il
  compito di recuperarli presso le famiglie dei “tiranti” (nomi) – Sposò Chechi
  Bonan (comandaresso e mediatore di campagne, classe 1898, nel 1923).  Accenna ad alcune canzoni (le piaceva cantare) e
  continua la spiegazione del suo lavoro di comandaressa. I barcari la pagavano
  un tanto a barca e pagavano direttamente anche i tiranti. A loro volta i
  contadini pagavano poi la comandaressa. Ricorda le serate con barcari e contadini quando
  arrivava qualche convoglio di barche. Era suo marito che organizzava: canti,
  balli, bere e mangiare. Non c’era la televisione, ognuno portava il suo e a
  loro piaceva stare in compagnia.  Ore più adatte al traino, per le bestie (d’estate,
  col caldo). Spiega come avveniva il traino (aggancio delle varie paia di
  bestie fra loro). Lei non può che dir bene dei barcari “i me ga sempre rispetà” Racconta di come non volesse sposarsi a 19 anni,
  ma Chechi parlò con suo padre… Si sposò a Lughignano, presenti suo padre e 2
  suoi fratelli. Vi andarono con cavallo e carretta. Poi viaggio di nozze a
  Venezia in tram: un piatto di minestra, una passeggiata; ritorno a TV e
  un’altra passeggiata per la città. Finito il viaggio  | 
 
| 
   52.    Padovan Giuseppe, famiglia  | 
  
   
  | 
  
   Lughignano  | 
  
   Lughignano  | 
  
   1998.05.06  | 
  
   88/23b  | 
  
   Contadini sul “Saccon”.
  Comportamento delle bestie dei tiranti. Contrasti tra tiranti e barcari, per
  il prezzo (alla fine della III restera): “tante bestéme ghe ièra, parché i
  barcari no voéa pagar”.  Problemi di inondazione di sua campagna, sul
  Saccon – Lughignano. L’erba della restera, una volta la tagliavano ma
  ora non lo fanno più: le bestie non la mangiano: “sa da menta, sa da ajo…”.
  Non ci andrebbero neanche se li pagassero: “che se range el Genio!”.   | 
 
| 
   53.    Ponte di Piave  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   1990.01.18  | 
  
   90/01a  | 
  
   Demolizione
  del ponte
  sul Piave. Attesa fra la gente.
  Esplosione. Commenti. Intervista al tecnico artificiere. Descrizione tecnica
  dell’operazione Ponte sul Piave e di altri lavori da loro effettuati. Beppe Zandonella, 1949, Diplomato istituto minerario di
  Agordo. Attualmente abita a Piacenza…  (Poi registrazione familiare, una zia dall’Argentina e mia
  madre = 10/6/1990: racconta anche della sua partenza per l’Argentina)  | 
 
| 
   54.    Milanesi Claudino (Dino)  | 
  
   1902  | 
  
   Finale Emilia (Modena)  | 
  
   Casier  | 
  
   1988.04.25 
 
 
 
 
 
 1988.04.25  | 
  
   88/17ab 
 
 
 
 
 
 88/18a  | 
  
   Direttore
  scavi ghiaia Barina a Casier. La ditta iniziò nel 1911 e cessò nel 1956 (per mancanza di
  ghiaia). Caratteristiche tecniche della draga. C’era disciplinare da
  rispettare, “ma semo in Italia…”. Massimo lavoro fra il 1930 e il 1940 =
  anche 80 operai e 1000 m3 di ghiaia al giorno.. Portò ghiaia x
  strada Romea e x Marghera. Ghiaia del Sile ricercata (calcare dolomitico),
  perché molto dura in quanto sempre stata sotto terra/acqua. Milanesi si
  diplomò condutt macc vapore e iniziò a lav x Barina nel 1924/25. Barina aveva
  due draghe (scavo profondità max 15 m.) e 20 barche proprie con apposito
  squero per ripararle. Altro grosso cavatore era Enrico Rizzetto, che
  però aveva solo 6-7 barche. I laghi che si vedono sul Sile a Casier sono
  stati scavati da Barina e Rizzetto su terra di loro proprietà. Anche dove c’è
  il “cimitero dei burci” è stato scavato da Barina.  I cavatori a monte della città, nei loro
  confronti, erano degli artigiani. Ne ricorda i nomi e le varie località di
  scavo.  Solo Biasuzzi, a Quinto, poteva competere con
  loro. Scavava direttamente nel fiume, forse non aveva un disciplinare, perché
  non c’era il problema della navigazione.   | 
 
| 
   55.    Reato Maria (1914) e Franceschi
  Eugenio, suo marito (1909)  | 
  
   
 
  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   1985.01.19 1985.01.27 1985.02.03  | 
  
   85/10.85/15-b 85/16  | 
  
   Donne: condizioni. Nozze del 1934 e nozze
  d’oro del 1984: + belle queste ultime. Palude del Sile: lavoro, taglio, cura.
  Lavoro nei campi, primi trattori - Ricette con il pesce e notizie varie sul
  Sile.  | 
 
| 
   56.    Masutti Clotilde  | 
  
   1910  | 
  
   Sarmede  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   1986.06.02  | 
  
   86/13  | 
  
   Emigrazione in Germania. Arrivo AU dopo Capor.
  Acquisto terra a S. Angelo dopo 1. guerra, scontri tra i fittavoli che la
  lavoravano e i fascisti che appoggiavano i nuovi proprietari.  | 
 
| 
   57.    Mazzalovo Luciano  | 
  
   -  | 
  
   Scalon (BL)  | 
  
   Quero  | 
  
   1986.06.11  | 
  
   86/14a  | 
  
   Emigrazione. Origine nome Scalon. Esodo del
  paese in Belgio, Francia e prov di VA..  | 
 
| 
   58.    Contadino su “restereta” di Cendon  | 
  
   
  | 
  
   Cendon  | 
  
   Cendon  | 
  
   1998.05.07  | 
  
   88/24b  | 
  
   Erba della
  resteréta del Sile: una volta la tagliavano e la portavano alla Sebring, per imballare
  piatti. Ora l’erba non interessa più nessuno e le danno fuoco quando è secca,
  a marzo.  Nomi dei tiranti della Restereta: Buosi, Gerardi,
  Paro…  | 
 
| 
   59.    Martin Primo  | 
  
   1907  | 
  
   Ca’Lion (Rovarè)  | 
  
   Montello (Santa Maria)  | 
  
   1986.10.26 1986.10.26  | 
  
   86/25ab 86/26a  | 
  
   Fittavoli del barone Onesti di Paese, prima
  di Gr Guer = - Descriz lavoro di grossa fam (127 pers) e campagna 240 campi.
  Arriva la guerra. Profughi a Napoli. Ritorno a casa: vuota. Ricostruzione.
  Divis famiglia. 1921 arrivo sul Montello: descrizione ambiente e lavoro  | 
 
| 
   60.    Forcolin Ugo  | 
  
   1912  | 
  
   San Cipriano di Roncade  | 
  
   Musestre  | 
  
   1988.05.02  | 
  
   88/22b  | 
  
   Fornace Biffis, in riva al Sile. Custode. La località (sull’altra riva) è
  chiamata la “Isola del bosco”.  (In lontananza si sentono le musiche della
  motonave turistica Silis di Stefanato che ritorna dall’escursione. Siamo nel
  tardo pomeriggio e io scatto la foto pubblicata nella retrocopertina del
  libro SILE). Ha lavorato in fornace dal 1924; in pensione dal
  1972. In fornace ha trovato fin dall’inizio una bellissima macchina: “una
  Bedeschi”: facevano tavelloni. Bosco di Ca’ Tron. Mi ricordo: “andavo a funghi
  con mio padre”. Saranno stati 3-4000 campi di bosco e in mezzo vi passava la
  ferrata. A funghi andavo sulle “sòche”; ormai gli alberi li avevano già
  tagliati tutti, anche se qualche pezzo di bosco era rimasto. Mio padre era
  del 1864 e si ricordava bene del bosco.   
    | 
 
| 
   61.    Pin Bruno  | 
  
   -  | 
  
   Lughignano  | 
  
   Lughignano  | 
  
   1987.01  | 
  
   87/11a  | 
  
   Fornace
  Caberlotto, vi inizia a lavorare a 8 anni: andavo “far piere a man” con
  mio padre. Si può dire che sia nato in “fornàsa” – Mio padre era fornasier –
  Spiega tecnica di fabbricazione piere. Lavorando dal “monte”… - Poi sulle
  “risse” si asciugavano. Passaggio di lavoro da manuale a macchina:
  diminuzione lavoro. Difficoltà di organizzazione sindacale… Liti fra operai..
  Nomi dei sindacalisti  | 
 
| 
   62.    Bertolini Mafalda  | 
  
   1914  | 
  
   Casale sul Sile  | 
  
   Casale sul Sile  | 
  
   1998.03.23  | 
  
   88/03ab  | 
  
   Fornaciaia per oltre quarant’anni.
  Non aveva ancora 13 anni quando iniziò a lavorare per Schiavon. “sartàr pière
  in fornàsa”, prima come garzone al “banco” della famiglia Toffolo, poi come
  operaia. Descrizione della tecnica di lavorazione delle pietre fatte a mano.
  Spiegazione del funzionamento dei “banchi”. Il guadagno dipendeva dal tempo.
  Quando pioveva non si lavorava e non si guadagnava. Elenco delle fornaci del
  Sile attive nel 1927 quando lei iniziò a lavorare. Orari di lavoro, d’estate:
  al banco già alle tre del mattino.   | 
 
| 
   63.    Tiveron Eugenia  | 
  
   1917  | 
  
   San Floriano Olmi  | 
  
   Lughignano  | 
  
   1998.03.28 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 1988.04.15  | 
  
   88/05ab 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 88/09a  | 
  
   Fornaciaia. Tecnica del vecchio
  “fornasotto” che funzionava a strame.  Suo padre è morto in fornace: a San Floriano, agli
  Olmi. Una fornace di cui era proprietario Bertoli e che andava soprattutto a
  legna.  “Caval de restera/omo de fornasa/femena de risèra”
  = le fatiche più grandi   //  Le risaie si trovavano ”in Altin” (nella
  zona di Altino) nel periodo dopo la 1 guerra mond. Le donne d’estate
  lavoravano in risaia (andavano a piedi e tornando avevano ancora la forza di
  cantare). La testimone canta qualche strofa. 
  D’inverno invece lavoravano in lavanderia.  Nella casa con i Sette Camini di Casale:
  producevano pane per Venezia. Mi mostra uno stampo per far le pietre… e
  spiega la tecnica di far pietre // Graspa fatta in casa, nei fossi. Ha
  assistito, da dentro fornace, all’uccisione di un ragazzo di 29 anni che
  andava a prender le tasse: lo uccisero (i partigiani) alla sera. Erano in 3 e
  al matt. success passò uno solo a prendergli i vestiti e le scarpe. La test
  non ha molta stima di partigiani, anche se ne nascose alcuni in fornace Canzoni dei barcari. Non le canta perché non preparata… Ricorda quando andava in bici a chiamare le barche
  per la fornace e faceva le restere fin quasi in laguna di fronte a
  Torcello.Tendenza di barcari: mangiarsi tutti i schei appena ne avevano un
  po’ in tasca. Una volta sposata andò abitare a Casale nella
  “Riva del peòcio”; i più benestanti invece abitavano in “Riva del passo”.  Canta (lato A) una tipica canzone dei fornaciai: IL 29 LUGLIO … “è nata una bambina
  col fior di rosa in mano”…… Il titolo era forse dovuto a una ricorrenza …
  perché il 29 luglio era usanza dei fornaciai di fare festa (una cosa alla
  buona)… Solo a mezzogiorno: un pranzo migliore. Poi riprendeva il lavoro  | 
 
| 
   64.    Benetello Guerrino  | 
  
   1918  | 
  
   Casale sul Sile  | 
  
   Casale sul Sile  | 
  
   1988.03.20 
 
 1988.03.20  | 
  
   88/01ab 
 
 88/02a  | 
  
   Fornaciaio alla fornace di Guido
  Schiavon di Casale. Prendeva la paga ogni quindici gg. e c’è stato un periodo
  che veniva pagato in “buoni” per andar a bottega e se aveva bisogno di
  liquidità andava a cavarse el capel dal paron. Quando d’inverno non si
  lavorava = niente paga. Spiega (molto bene) il ciclo di lavorazione dal
  “monte” alla pietra.  Continua la tecnica di lavorazione, partendo dal
  campo, dove veniva fatta la “descuerta” dello strato superficiale di terra in
  modo da far emergere l’argilla. Grandi bevute di vino “per darsi un po’ di
  forza”. Per certi fornaciai i soldi della quindicina non bastavano neppure a
  pagarsi il vino che bevevano…  | 
 
| 
   65.    Bonaventura Bruno (Cicci)  | 
  
   1930  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   1985.01.14  | 
  
   85/05  | 
  
   Giochi in riva e dentro al Sile. I ragazzi
  del “Borgo” di S. Angelo  | 
 
| 
   66.    Barcari (vari testimoni ma
  Soprattutto Vittorio Stefano e figlio Glauco), in navigazione sul barcone
  SILIS di Stefanato - cassetta molto disturbata -   | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   1988.06.17  | 
  
   88/29a  | 
  
   Gioco a carte Jija Grega = nome giusto
  sarebbe “Gillette a lla greca “ (? ). La giocavano sopratt. i barcari, ma non
  solo loro. E’ un gioco d’azzardo. Spiega. 
  E’ un gioco + sulla parola che sulla carta. Assom. A poker; è basato sul
  bluff… Non dappertutto lo giocano. A San Stino dove abito, ad esempio, non lo
  giocano… Altri tipi di giochi a carte…  Dimostrazione partita Jija Grega. I nostri marinai
  l’hanno imparato nelle isole del Levante (Glauco Stefanato). Risalita del
  fiume, abbast in piena. Spiegaz tecnic navig e varie di Vitt e Glauco
  Stefanato, e altri.  | 
 
| 
   67.    Mion Carlo  | 
  
   1911  | 
  
   Fiera TV  | 
  
   Fiera TV  | 
  
   1988.05.02  | 
  
   88/22a  | 
  
   Gioco a carte Jija Grega. Con mazzo di
  carte trevigiane da 52: spiegazione dettagliata della tecnica di gioco. Era
  un gioco molto praticato perché veloce: “stava presto a vegner fora e ombre”.
  Si giocava sempre testa a testa. Mion era meccanico da Puppinato. Non giocava ma
  aveva spesso l’occasione di osservare i giocatori. Elenco osterie Fiera. Da Pone, Makalè (con bocce e
  borella), Santa Rossetto (sulla Callalta) cognata della Resi e vedova di un
  barcaro; da “Sbòvari” di là del ponte a Porto di Fiera.  | 
 
| 
   68.    Carraro D’Annunzio  | 
  
   1923  | 
  
   Treviso  | 
  
   Casale (provvisoriam; con la giostra)  | 
  
   1988.04.15  | 
  
   88/09b  | 
  
   Giostraio - Incontrato alla sagra di
  Casale, spiega il suo “giro” stagionale, iniziando da primavera: Godega S.
  Urbano, Valdobbiadene, TV San Giuseppe, Pasqua a Mogliano, “Ottava” a Casale,
  ecc… Attualmente il suo “mestiere” è una giostra a seggiolini (“calci”), prima
  aveva le gondole, le barchette, poi le gabbie. I nostri mestieri, semplici, sono i più belli.   | 
 
| 
   69.    Ganz Nerina  | 
  
   1902  | 
  
   Falcade  | 
  
   Montello  | 
  
   1986.10.26  | 
  
   86/24  | 
  
   Grande
  Guerra
  a 9 km dal fronte: soldati, pidocchi e bombe.  Fame 1917/18. Dopo guerra = venduto tutto a Falcade e
  comprato sul Montello: 1000 lire x campo  | 
 
| 
   70.    Simonella Oreste  | 
  
   1911  | 
  
   Chiarano  | 
  
   S. Stino di Livenza  | 
  
   1986.01.19 1986.01.19 1986.01.30  | 
  
   86/03ab 86/04 ab86/08 b 86/09ab  | 
  
   Grande
  Guerra
  a Chiarano. Lavoro di bonifica, dissodamento, della Palude delle Sette
  Sorelle, zona San Stino di Livenza – Malaria. Bosco antico di S. Marco (a S. Maria di Campagna fra
  Cessalto e Chiarano) sua distruzione durante la Prima guerra mondiale  | 
 
| 
   71.    Gastaldin Antonio  | 
  
   1900  | 
  
   Badoere  | 
  
   Badoere  | 
  
   1988.08.26  | 
  
   88/31a  | 
  
   Grande Guerra, fine = biennio rosso.
  Occupazione fabbriche a BG. Soldato in ordine pubblico. C’era Errico
  Malatesta in prigione…  Fatti di Badoere (8 giugno 1920). I suoi ricordi…
  però non di prima mano. Ritorna a parlare di 1GM. Come classe 1900 era al
  fronte, ma - più che militare - militarizzato.   | 
 
| 
   72.    Moro Attilio  | 
  
   1909  | 
  
   Casale sul Sile  | 
  
   Casale sul Sile  | 
  
   1988.05.03  | 
  
   88/23a  | 
  
   Grande Guerra, ospedaletto da campo a
  Villa Mantovani, sul Sile a Rivalta (Casale). Il genio pontieri aveva costruito
  un ponte sul Sile per andare in direzione di Monastier. Vi passavano le
  ambulanze americane con i feriti ma anche i cannoni verso il fronte. Episodio di Ancillotto che abbatte un aereo e poi
  viene a stringere la mano a pilota AU ferito. Ricorda gli urli dei feriti,
  provenienti dall’ospedaletto: “de chei urli, de nòte!”. La sala operatoria
  era nella sala grande in villa. Un medico, il ten Alberto Bottini di Genova,
  dieci anni fa venne a ri-vedere la sua sala operatoria. Moro ha sempre lavorato in affitto la terra di
  villa Mantovani e, al bisogno, faceva anche il tirante, con i buoi.    | 
 
| 
   73.    Davanzo Domenico  | 
  
   1924  | 
  
   Ponte di Piave  | 
  
   Rovarè  | 
  
   1986.01.28 1986.01.28 1986.01.28 1986.03.03  | 
  
   86/06b 86/07ab 86/08ab 86/11  | 
  
   Grava del
  Piave
  a Ponte Piave, su Isola c/o Fagarè…alluvioni “Montane” di Piave= vacche
  portate con barca su argine. Asparagi, alberi, venchi Attrezzi da pesca:
  codette, redesin, nasse- Uccis di  lontra, orgoglio.  Superstizioni streghe, Massariol: loro attività Zattere, loro importanza anche per la regolarità del
  fiume- Suo nonno faceva spionaggio di qua e di là del Piave in 1. G.Mond (con
  altri 3) Macinare verderame al mulino – Recuperante salta in aria   | 
 
| 
   74.    Gasparini Giuseppe  | 
  
   1947  | 
  
   S. Donà di P  | 
  
   S. Donà di P  | 
  
   1986.01.19 
  | 
  
   86/02a  | 
  
   Grava di San
  Donà.
  Vita di contadini “in grava”, rassegnati all’inondazione.  | 
 
| 
   75.    Immigrati S. Maria del Sile  Dormitorio 
  c/o Supermercato Europa  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   1990.11.02  | 
  
   90/02ab  | 
  
   Immigrati a S. Maria del Sile, prevalentemente
  del Marocco. Festa al dormitorio. Spiega senso di una canzone … Preparazione
  flash di mia macchina fotografica (senza batterie…) Parla Abderhamane E. K., 26 anni, aveva negozietto, a
  Casablanca… Ha voluto venire in Italia “per cambiare”…  Sta preparando un piatto a base di pollo e patate che
  mangeranno tutti assieme…Mi dicono i loro nomi…  Cosa lo ha spinto a partire? voglia di migliorare! In
  Italia non conosceva nessuno. Partì in aereo da Casablanca a Roma (600.000
  lire) = il lavoro di due mesi. Dormire alla stazione e in una cabina del
  telefono.  Descrizione vari lavori
  fatti.  | 
 
| 
   76.    Immigrati tendopoli di via Orsenigo a
  Treviso  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   1990.11.04  | 
  
   90/03ab  | 
  
   Immigrati, prevalentemente del Marocco,
  sistemati in tenda nell’ex discarica di Treviso, via Orsenigo (presso via
  Feltrina) – Descrizione di lavori che fanno e problemi vari: la casa
  anzitutto.  Lato b: discussione più politica, in particolare su Saddam
  Hussein, il Kuwait e gli Usa.  | 
 
| 
   77.    Fano Giorgio  | 
  
   1901  | 
  
   -  | 
  
   Fiera TV  | 
  
   1987.06  | 
  
   87/19a  | 
  
   Industriale, arriva a Fiera nel 1931. Rileva la
  fabbrica di birra Prete e la trasforma parte in edifici di abitazione e parte
  in conceria “di conservazione delle pelli e lavorazione di grassi per
  l’esplosivo” grasso che inviava alla Mira Lanza che ne estraeva la
  nitroglicerina. Questi grassi venivano fusi con acidi in caldaie. Sempre
  sotto controllo di guardie giurate messe da apposita Commissione. Spiega
  tecnica di lavorazione conceria .. e commercializzazione (mercato a Milano,
  il mercoledì). Persecuzione nel 1942, perché ebreo. Dopo l’8 settembre
  fuggì; si salvò grazie a una conoscente di Roma che faceva il doppio gioco.
  Fu nascosto in vari conventi, anche da suore di clausura. Difende il clero
  cattolico e il Vaticano  | 
 
| 
   78.    Bonan Sergio  | 
  
   1925  | 
  
   Lughignano  | 
  
   Lanzago  | 
  
   1988.04.16  | 
  
   88/09b 
 
 88/10 a  | 
  
   Industriale, figlio di Checchi Bonan e
  di Augusta Barbon, gli ultimi  comandaressi
  di Torre di Lughignano. Compito del comandaresso era di coordinare il lavoro
  dei tiranti, dei contadini che, con i buoi, trainavano controcorrente le
  barche cariche che risalivano il Sile – Dovevano esserci sempre 30-40 paia di
  buoi a disposizione delle necessità dei barcari.  Inizio cassetta con Bonan poi la registrazione
  prosegue con Dante Bernardi, armatore fluviale  | 
 
| 
   79.    Valeri Giacomo  | 
  
   1917  | 
  
   S. Anastasio Livenza (Cessalto)  | 
  
   S. Anastasio Livenza (Cessalto)  | 
  
   1987.01.22  | 
  
   87/10a  | 
  
   Inverno del
  1928
  (/1929?) x gran freddo morirono viti e molti altri alberi (fico, salici,
  pioppi). Di notte con il gran freddo si sentivano gli scoppi degli alberi:
  crepavano che si poteva mettere una mano dentro. Dovettero ripiantare le
  viti. Lavoravano sotto il conte Ancillotto. Si beveva l’acqua del Livenza, noi e anche il bestiame. Infezione di meningite durante 1GM e di Spagnola: morirono
  + ragazze in paese che ragazzi al fronte. Qualche barcone arriva anche dopo
  la 2GM dal conte Arieti di VE e venivano tirati dai cavalli. Descrizione di casoni: alcuni rimasero fino a dopo la 2GM. Descrizione del “Morer de e aneme” abbattuto con la costr
  di rotonda x Caorle (?)   (Cassetta
  prosegue con viaggio barcone Ranzato)  | 
 
| 
   80.    Pavan Carmela  | 
  
   1937  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   1985.02.08 1986.04.27  | 
  
   85/17a 86/01 ab  | 
  
   Issia (far
  ìssia),
  descrizione varie fasi del bucato familiare. Bachi da seta, “cavalieri” – Bombardam 7 aprile visto da
  S. Angelo  | 
 
| 
   81.    Gambirasi Giuseppe  | 
  
   1913  | 
  
   S. Fosca di Roncade  | 
  
   S. Fosca di Roncade  | 
  
   1987.06.13 1987.06.13  | 
  
   87/19a 87/19b  | 
  
   Issièra (lavanderia) x i lavanderi che
  andavano a Venezia con le barche, via Musestre, Sile, Laguna. Aveva anche 7-8
  donne che lavoravano per lui. E a Venezia consceva delle grosse famiglie dove
  andava a lavare la biancheria ormai da varie generazioni.   | 
 
| 
   82.    Dozzo Giuseppina  | 
  
   1905  | 
  
   Canizzano  | 
  
   Canizzano  | 
  
   1985.01.20  | 
  
   85/12-b  | 
  
   Lavandèra e serva presso grosse famiglie
  contadine.  | 
 
| 
   83.    Cecchinato Giuseppe  | 
  
   1915  | 
  
   S. Fosca di Roncade  | 
  
   S. Fosca di Roncade  | 
  
   1987.06.13  | 
  
   87/19b 87/20ab  | 
  
   Lavandèri Roncade. Una volta andavano a
  Venezia non i lavanderi ma i “tramissieri” con le loro barche a prendere e
  portare la biancheria. Perché lavanderie in riva al Musestre? perché il fiume
  era limpido. Poi i lavanderi fecero una specie di cooperativa e si arrangiarono.,
  comprando un “topo” di nome Benvenuto. Descrizione viaggio e tecnica della
  lavanderia. Scetticismo all’arrivo della lavatrice: a noi non disturba
  perché “a sbrèga a roba”. Invece un po’ alla volta tutte le famiglie la
  acquistarono e così finì il loro lavoro.  | 
 
| 
   84.    Ceccon Ida (moglie di Angelo
  Schiavon)  | 
  
   1908   | 
  
   Spercenigo  | 
  
   Fiera TV (c/o Mulino Mandelli)  | 
  
   1987.05  | 
  
   87/24b  | 
  
   Lavanderia
  Biasetto (Fiera)
  - Utilizzavano spazzole di galvan e a volte dovevano rompere il ghiaccio nei
  mastelli dell’acqua. Una volta lavata la biancheria veniva portata sul lampor
  del Sile  a risciacquare. “Eravamo
  sempre bagnate, fino a sera”. Erano 12-14 donne “fisse” che lavoravano per
  quella lavanderia. Più altre “ambulanti” (saltuarie). Venivano anche i
  soldati a portare la biancheria, ma le padrone vietavano i contatti.  Materia prima per lavare: saponina e soda; senza
  guanti … Descriz lavoro – Iniziato a lavorare da bambina, dopo III elem. e
  quando conobbe Angelo andò all’Albergo Bolognese a “far camere”.  | 
 
| 
   85.    Marcon Gina  | 
  
   -  | 
  
   Casale sul Sile  | 
  
   Casale sul Sile  | 
  
   1987.02  | 
  
   87/14  | 
  
   Leggende e “storie” dei barcari, raccolte da
  Zigrette Stefanato  | 
 
| 
   86.    Pavan Marcella  | 
  
   1904  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   1985.01.16  | 
  
   85/09  | 
  
   Lotte
  contadine.
  I fatti di S. Angelo del 1923 (sfratti, fascisti, spari; cfr. Masutti). Vita
  contadina.   | 
 
| 
   87.    Casagrande Amelia  | 
  
   1910  | 
  
   Ca’ Tron  | 
  
   Bagaggiolo (c/o)  | 
  
   1988.05.17 
 
 
 
 1988.05.17  | 
  
   88/27a 
 
 
 
 88/27b  | 
  
   Mezzadra in tenuta Ca’ Tron (quella
  che si vede in riva al Sile) di cui erano proprietari Pasti e Farina. Erano
  40 in casa, poi si son divisi e 7 andarono a Palazzolo Milanese. Sempre lavorato tanto, su 120 campi “Quanto
  lavorà, Signor!”. . E poi quanta polenta! El paronsin non voleva che mettessimo troppi
  fagioli in mezzo al granoturco.  Sagra de Bagaiol = sagra de San Tapparo. (A
  parlare è l’oste attuale dell’osteria Vendraminetto): Ci veniva tanta gente e
  c’era anche la poesia: “All’osteria da Vendraminetto … poenta osei… e un bon
  fiaschetto”. Ora la sagra non si potrebbe più fare perché non
  c’è più nessuno  e anche la terra in
  cui si faceva è stata venduta dalla Curia al fittavolo.   | 
 
| 
   88.    Uliana Antonio  | 
  
   1912  | 
  
   Ca’ Pirami  | 
  
   Jesolo  | 
  
   1988.0515  | 
  
   88/26a  | 
  
   Mezzadro a Ca’ Pirami in terra di
  un agente dei conti Frova, padroni di quasi tutta Jesolo. L’agente si
  chiamava Ernesto Molini, da Portobuffolè: in cambio della mediazione per
  l’acquisto dei terreni aveva guadagnato dai Frova quattro campagne. Una delle
  quali la lavoravamo noi. Erano circa 30 campi di terra buona, perché era zona
  alta. Quando siamo arrivati noi nel 1924 era già tutto bonificato.  Nell’ultima guerra i tedeschi fecero un disastro e
  temendo uno sbarco americano avevano minato tutti i ponti e allagato la
  bonifica. In quell’occasione mia moglie si prese la malaria.  | 
 
| 
   89.    Saltarel Bruno   | 
  
   1938  | 
  
   Jesolo  | 
  
   Jesolo  | 
  
   1988.05.15  | 
  
   88/26a  | 
  
   Mezzadro a Jesolo, vicino foce del
  Sile: 20 ettari in mezzadria con ing. Bisazza di Padova. Resistettero allo
  sfratto fino al 1964. “Siamo stati gli ultimi qui ad andar via”. Ora fa il
  muratore. E’ domenica pom. E sull’argine cerca asparagi selvatici. “Bisogna
  conoscerli”!  | 
 
| 
   90.    Favretto Ernesto  e moglie Gilardi Elvira (1912)  | 
  
   1907  | 
  
   Montello Fontana Bocchin  | 
  
   Montello (Santa Maria)  | 
  
   1986.11.16 1986.11.16 1986.11.16  | 
  
   86/27b 86/28 86/29  | 
  
   Montello prima della guerra, descrizione.
  Prodotti del sottobosco: funghi, fragole, lumache, rane, genziana, sparasine.
  Arriva la guerra: profughi in B.go Asolo a Castelfranco. Ritorno: casa in
  piedi ma senza tetto, solai, balconi. Ricostruz // Deposito muniz Esercito It
  sul Montello  | 
 
| 
   91.    Granello Ruggero  | 
  
   1946  | 
  
   Canizzano  | 
  
   Quartiere San Paolo TV  | 
  
   1985.01.21 1985.02.04 1985.02.20  | 
  
   85/14 85/16 85/17-b  | 
  
   Mugnaio a Canizzano confini con Quinto.
  Lavoro, tecniche,… Ruota del mulino, descrizione. Anguille catturate con le
  peschiere. Varie su mulini e mugnai.  | 
 
| 
   92.    Granello Guido  | 
  
   1920  | 
  
   Canizzano  | 
  
   Canizzano  | 
  
   1985.05.21 1985.05.21 1985.11.07  | 
  
   85/23 85/24ab 85/26  | 
  
   Mugnaio a Mure/Canizzano- La “posta” dei
  mulini - Guerra e prigionia. I trucchi del mugnaio. Itinerari della “posta” del suo
  mulino. Segue descrizione itinerari posta, prigionia, lavoro a
  Marghera.  | 
 
| 
   93.    Torresan Antonio (Carlo)  | 
  
   1908  | 
  
   Canizzano  | 
  
   Canizzano  | 
  
   1985.01.16 1985.01.21  | 
  
   85/08 85/13b  | 
  
   Mugnaio del Sile in attività, lavoro e
  problemi. “L ivello” del Sile. “Peschiere” per bisate, ora abolite.  | 
 
| 
   94.    Bianchetti Ernesto  | 
  
   [1912]  | 
  
   Cusignana  | 
  
   Cusignana  | 
  
   1985.02.23 1985.03.08  | 
  
   85/18 85/19  | 
  
   Mugnaio in attività, descrizione tecnica
  molto precisa del suo lavoro Dimostrazione pratica di “bàtar la mola” (aguzzare la
  macina).  | 
 
| 
   95.    Guerra Virginia  | 
  
   1911  | 
  
   Musestre  | 
  
   Musestre  | 
  
   1988.05.17  | 
  
   88/26b  | 
  
   Oratorio
  Madonna della Salute (c/o argine del Sile), Custode. Racconta che trovarono la statua
  della Madonna in una “sóca” e la portarono in chiesa a Musestre. Ma la
  Madonna tornò nel luogo in cui era stata trovato e allora lì eressero
  l’oratorio. Ogni anno il giorno della sagra (IV domenica dopo Pentecoste)
  fanno una gran processione con banda e tutto: al mattino per portare la
  statua a Musestre, al pomeriggio per riportarla all’Oratorio. Bellezza della
  processione. Lei a volte è stanca del suo impegno di custode, e vorrebbe
  abbandonarlo, ma le sembra che la Madonna le dica “No, bisogna che te o
  fai”.. Una volta le campane della chiesetta venivano
  suonate a mano, secondo un ritmo: “campanò” Parla il marito (Arturo Gatto, cl. 1908): ricorda il bosco di San Moffio e loro
  andavano a far legna. Ramaglie. La proprietà era di Giuliaj e il fattore era
  un certo Sartori, di TV. Parla del taglio del bosco, effettuato negli anni
  30. Il legname grosso veniva imbarcato all’agenzia di Giuliaj. Il guardiano del bosco era Giacomo Buldo. La sua
  famiglia abita ancora in piazza a Musestre.   | 
 
| 
   96.    Marton Giovanni  | 
  
   1925  | 
  
   Conscio  | 
  
   Conscio  | 
  
   1988.03.20  | 
  
   88/01a  | 
  
   Oste a Conscìo, detto “Piero
  Mama”. Nella sua ost c’erano 3 giochi di bocce e due di borella.
  Frequentatissimi da metà marzo e fino a settembre; sopratt. sabato sera e dom
  pom. Portò la luce elettr fuori da ost, sui giochi, quando ancora non c’era
  la luce per le strade. Era bello.    | 
 
| 
   97.    Marchetto Dante  | 
  
   1910  | 
  
   Portegrandi  | 
  
   Portegrandi  | 
  
   1988.04.30 
 
 1988.04.30 
 1988.04.30 
 
 1988.04.30  | 
  
   88/18a 
 
 88/18b 
 88/19ab 
 
 88/20a  | 
  
   Oste e casoìn di Portegrandi. Anche
  proprietario del cinema San Marco dal 1949 al 1965. Dopo la guerra
  all’osteria si balla con piattaforma. Sagra di Portegrandi: qui alle Porte,
  dove c’era il vero paese( II dom agosto). Molto frequentata. Difficoltà x
  ballo, causa il prete. 1 guerra m. prigionieri ungheresi in agenzia
  Veronese Inizio osteria, dopo la 1GM. Portegrandi era come
  un “porto di mare” con tanti barcari di tutte le provenienze. Vari giochi
  dell’osteria: carte, bocce, borella. A Portegrandi, quasi tutti avevano la malaria  2 guerra m. da Veronese ci sono i prigionieri
  inglesi e anche i partigiani nascosti nelle valli. Veronese? “Un porco”! Col “piano verde” ci ha
  mandato via tutta la gente; tutti i mezzadri andarono a Meda, o in Piemonte.
  Poi finì anche la navigaz a causa dei camion e ora a Portegrandi non c’è +
  nessuno  | 
 
| 
   98.    Pasin Gian Carlo  | 
  
   1943  | 
  
   Silea  | 
  
   Dosson  | 
  
   1992.10.22  | 
  
   92/11ab 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 92/11b  | 
  
   Osteria alla Pasina, Dosson. Giuseppe
  Maffioli è stato mio maestro alle scuole elementari di Silea… poi lui seguì
  la sua strada e io andai a lavorare come tecnico (montaggio e riparazione)
  alle “Cucine Carniato”, all’Eden, Treviso. Poi venni a sapere che qui a
  Dosson c’era questa vecchia osteria un po’ malandata, io e mia moglie
  l’abbiamo rilevata. Era il 1977 e io ho sempre avuto la passione per la
  cucina. Poi ho iniziato a girare l’Italia, l’Europa e il Mondo con la Camera
  di Commercio e il Gruppo ristoratori Ascom. Sempre da solo, tranne la prima
  volta  a Kuala Lumpur, dove sono stato
  con Celeste. All’estero ho sempre cercato di utilizzare anche il radicchio,
  ma vi trovo solo quello di Chioggia, che resiste ai caldi. Il nostro resiste
  in Russia… Racconto di soddisfazioni e fatiche del suo lavoro. In queste
  trasferte non si guadagna. Si va per l’ambizione di insegnare ma anche per imparare,
  perché in ogni viaggio  si conoscono
  gusti e sapori diversi…  Dopo un anno che avevo rilevato l’osteria di Dosson,
  Maffioli iniziò a frequentarla. Faceva dei primi piatti, gli chiedevo dei
  consigli, discutevamo. E quando lui morì lui tenne caro il suo consiglio di
  puntare su una cucina tradizionale, ma alleggerita dai troppi
  grassi… Ovviamente faccio anche sempre piatti nuovi, perché mi piace
  provare, sperimentare. Ci sono alcune scuole professionali valide. Ma poi è
  difficile trovare personale: ai ragazzi piace far festa al sabato e alla
  domenica quando qui si lavora. Dei 128 ragazzi usciti dall’alberghiero di
  Castelfranco due anni fa, solo 10-12 hanno iniziato a fare il nostro
  mestiere. Un mestiere che deve piacere a chi lo fa, allora non si guarda più
  l’orologio. Principale soddisfaz non i soldi, ma il riconoscimento dei
  clienti.  Non ha intenzione di ingrandirsi “Ho cinquant’anni e non
  ho intenzione di impegnare i miei figli a pagar debiti”.  Alla Pasina: è nata come osteria e vogliamo che resti tale.
   Precisazioni chieste per telefono.  | 
 
| 
   99.    Caldato Attilio (Carlo)  | 
  
   1906  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   1985.01.16 1985.01.16  | 
  
   85/06 85/07  | 
  
   Osteria delle Case Luzzatti. Sala da ballo,
  contrasti con clero,… Palude Sile al Ponte Ottavi, vita nel Sile. “Prima” di S. Maria
  d Sile.  | 
 
| 
   100.  Vigo Assunta (mamma di Cicci
  Bonaventura)  | 
  
   1906  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   1985.01.19  | 
  
   85/05-b  | 
  
   Osteria di S. Angelo. Vini. Gioco bocce e
  borella.  | 
 
| 
   101.  Franceschi Eugenio   | 
  
   [1909]  | 
  
   S.Angelo TV  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   1984.12.23  | 
  
   84/01  | 
  
   Palude e lavori in riva al Sile a S. Angelo
  - [Cancellato x errore lato A]  | 
 
| 
   102.  Betteti Augusto  | 
  
   1920  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   1985.01.05 1985.01.06 1985.01.06 1985.01.06  | 
  
   85/01-b 85/02 85/03 a 85/03 b  | 
  
   Palude Sile; acqua del Sile: si beveva.
  Nomi dei tratti di palù. Storia della sua famiglia. Vita nel villaggio sul Sile di
  S. Angelo. Descrizione del suo (richiestissimo) lavoro: armaiolo =
  s’ciopétìn. Esecuzione brani popolari con fisarmonica.  | 
 
| 
   103.  Cavallin Guglielmo  | 
  
   1916  | 
  
   Conscio  | 
  
   Conscio  | 
  
   1988.03.23  | 
  
   88/03a  | 
  
   Partigiani: testimone dell’uccisione
  del partigiano Guerrino Rossetto di Casale, il 18 aprile 1945. I fascisti
  arrivarono in 52 alle 4 del mattino e ci misero tutti in fila… mentre loro
  iniziarono a mangiare e bere con quello che trovavano in casa. Una parte andò
  a bruciare una casa lì vicino (casa Bergamo). Quando la maggior parte dei
  fascisti se ne andò il comandante e una collaboratrice (di Gaggio) dissero al
  Rossetto “varda a montagna” e mentre lui guardava le montagne gli spararono
  una raffica di mitra. Poi gli si avvicinarono e gli diedero il colpo di
  grazia che gli fece schizzare l’occhio. Qualche ora più tardi arrivarono i
  famigliari dell’ucciso a prenderlo, col carretto. La condotta della loro famiglia Cavallin era:
  “gaemo sempre tendùo ai fati nostri… e pì chièti che stàimo , meio iera”.  | 
 
| 
   104.  Pistolato Eulalia (Joanina del Passo)  | 
  
   1915  | 
  
   Torre di Lughignano  | 
  
   Torre di Lughignano  | 
  
   1998.05.06  | 
  
   88/24a  | 
  
   Passo a barca sul Sile fra Torre e
  Cendon, “passadora”. Lavorare notte e giorno. Guardare il traghetto e
  lavorare per la famiglia. Ma sempre all’erta, per paura di essere mandata via
  dal municipio, perché era una donna. Prima lavorava suo marito Angelo Bonan –
  Matieto. Era difficile traghettare perché c’era tanto passaggio di barche.
  Attraversava il fiume aiutandosi con una corda metallica. Se uno chiamava di
  notte (“buttava un sasso sul balcon”) per passare, lei si alzava. Non aveva
  paura, perché nel passo teneva dei bei bastoni grossi.  | 
 
| 
   105.  Pagnin Arnaldo  | 
  
   1911  | 
  
   Bagaggiolo  | 
  
   Bagaggiolo  | 
  
   1988.05.17 
 
 
 
 
 
 1988.05.17  | 
  
   88/26b 
 
 
 
 
 
 88/27a  | 
  
   Passo a barca sul Sile tra Bagaggiolo e
  Trepalade (El passetto de Pagnin). “Portesine” de Trepalade, vi passavano
  soprattutto i lavanderi di Roncade. Il suo traghetto ha funzionato fino agli
  anni ’40. Consisteva in una barca da 20 q.li di portata. Ma erano a centinaia
  le persone che lo utilizzavano per andar a lavorare nell’agenzia di Veronese.
  Prendevano la barca e lasciavano la bicicletta nel cortile di Pagnin. Era un
  passo ”privato”, senza alcun permesso. Le tariffe le facevano loro, e
  riuscivano a viverci. Proprietari terrieri della zona. Ritrovamenti
  archeologici.  Passaggio di morti sul Sile nel periodo finale
  dell’ultima guerra. Fascisti o partigiani? 
  “Non so… i se copàa fra de óri”. Resa tedeschi (19-20 barconi) agli americani in
  ultimo giorno guerra. Trepalade, molto frequentata perché c’era la sala
  da ballo. Bagaiolo: bella sagra, ma ora non c’è più nessuno
  in paese. Sono tutti a Milano… “A Varedo ghe xe tutto Bagaiol”.  | 
 
| 
   106.  Vezzà Mario  | 
  
   1951  | 
  
   Casier  | 
  
   S. Giuseppe TV  | 
  
   1986.01.11  | 
  
   86/01  | 
  
   Pesca sul Sile a Casier, tecniche varie  | 
 
| 
   107.  Franceschi Gino  | 
  
   1929  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   1985.01.06 1985.01.27  | 
  
   85/04 85/15  | 
  
   Pesca: costruzione attrezzi: nasse,
  bartoèi. Lavorazione dello strame (palù)- Anatre del Sile.  | 
 
| 
   108.  Munerotto Arduino  | 
  
   1930  | 
  
   Jesolo  | 
  
   Jesolo  | 
  
   1988.05.14  | 
  
   88/25b  | 
  
   Pescatore di
  mestiere
  alle foci del Sile (dove avviene l’intervista). Con bilancia di 35x35 metri.
  Calo di pesce da alcuni anni a questa parte. Non si pesca più niente, colpa
  dell’acqua inquinata. Ho la bilancia da 17 anni e la pesca è andata sempre
  calando. Per aiutarmi vado a seppie in mare.  Importanza di marea per la pesca. Con la bassa
  marea (dosàna) l’acqua in questo punto corre anche a 60 km/ora … perché c’è
  uno scalino di mezzo metro. Prima di fare il pescatore faceva il contadino,
  mezzadro.   | 
 
| 
   109.  Vio Sergio (Moesìn)  | 
  
   1912  | 
  
   Trepalade  | 
  
   Trepalade  | 
  
   1987.12.03  | 
  
   87/25b  | 
  
   Pescatore di
  mestiere
  per la coop San Marco di Burano. Era specialista nella cattura dei
  “passarini” con la “fossina”. Dice che la bosega (costèo) è un pesce in forte diminuzione, colpa dei diserbanti e
  dei veleni. Scarsità di pesci, ma anche di rane, gamberetti, schie – “Ormai
  xe rovinà tuto, xe rovinà i fondi” -  | 
 
| 
   110.  Cappellazzo Giulio  | 
  
   1913  | 
  
   S. Giuseppe TV  | 
  
   S. Giuseppe TV  | 
  
   1985.01.20  | 
  
   85/11ab  | 
  
   Pescatore di
  mestiere sul
  Sile per 40 anni.  | 
 
| 
   111.  Stevanato Antonio  | 
  
   1938  | 
  
   Mestre  | 
  
   Mestre  | 
  
   1998.05.06  | 
  
   88/24a  | 
  
   Pescatore di
  mestiere.
  Problemi: furti di bartoei. Sempre più difficile “ciapàrse a giornàa”. Sempre
  meno pesce nel Sile. Acqua e pesci ammalati. Ora i bisati sono tutti di
  allevamento: otto mesi fanno otto etti. E qui, in Sile, in vent’anni fanno
  mezzo kilo (se vengono)… L’intervistato è sul Sile, in barca, nei pressi di
  Sant’Elena.  | 
 
| 
   112.  Meneghetti Antonio (marito di Tiveron
  Eugenia)  | 
  
   
  | 
  
   Casale sul Sile  | 
  
   Lughignano  | 
  
   1998.03.28 
 
 
 
 
 
 
 
 1988.04.15  | 
  
   88/05ab 
 
 
 88/06a 
 
 
 88/09b  | 
  
   Pescatore di
  mestiere:
  con suo padre aveva 200 bartoei e lo “schiralon”. Tutti attrezzi costruiti da
  loro. Tempo e tecnica di costruzione. Pescatore vagantivo… a Caorle, sul Livenza
  e anche sul Po. Sempre partendo da “Drio Riva” a Casale  con la barca a remi. Ogni mattina, in primavera, io, mia mamma e mio
  papà prendevamo un quintale, un quintale e mezzo di bisati.  Tecnica di pesca. 
  I bisati li mettevano nel “vivaio” e poi li portavano a Caorle a
  vendere. Elenco pescatori professionisti di Casale.  Avevano una tenda, quando andavano in giro a
  pescare. Era un gran lenzuolo di canapa fatto in casa, che avevano spalmato
  con dell’olio di lino cotto per impermeabilizzarlo.  Il pescatore l’ha fatto da giovane. Poi fece il
  fornaciaio: ulteriori spiegazioni di tecnica fabbricazione pietre e coppi.  Mai lavorare a petto nudo, anche d’estate. Sempre
  con maglia di lana: assorbe il sudore. Nome dei proprietari dei “banchi”
  della fornace Bertoli – La fornace Bertoli produceva pietre molto ricercate e
  ben fatte. Partigiani del Sile = partigiani per modo di dire; quelli veri
  erano andati sul Cansiglio. Schiralon: come si usava per pescare e la fatica
  di usarlo. Altri attrezzi da pesca  | 
 
| 
   113.  Businaro Paolo  | 
  
   1950  | 
  
   Casale sul Sile  | 
  
   Casale sul Sile  | 
  
   1998.05.06  | 
  
   88/24ab  | 
  
   Pescatore
  dilettante.
  Intervistato sulla restera del Sile a Casier. Qualcosa si pesca, ma è più per
  la compagnia, per star fuori di casa (infatti sono un gruppetto, ed è venerdì
  sera, ormai al tramonto). Vengono a pescare anguille. Altri pescatori presenti vengono dalla zona di Montebelluna e il posto l’hanno
  trovato tramite amici. Uno fa il meccanico e uno fa il pavimentista
  industriale. Con l’amo si pescano anguille di mezzo kilo, sette etti. Altri
  due amici: uno fa serramenti e uno il falegname. Businaro racconta dei tempi migliori per la pesca
  di anguilla e della tecnica di pesca.  | 
 
| 
   114.  Dal Bo Gian Paolo  | 
  
   
  | 
  
   Cimadolmo  | 
  
   Cimadolmo  | 
  
   1992.06.03  | 
  
   92/06a 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 92/06b  | 
  
   Pesche di
  Mogliano.
  Dal Bo è direttore dell’APO (Associazione produttori Ortofrutticoli) che ha
  rilevato il magazzino di Mogliano dell’Associazione Peschicoltori, dove
  avviene l’intervista. La crisi delle pesche è degli anni 68-70.
  Nell’occasione non venne gestito correttamente l’intervento AIMA che avrebbe
  permesso la sopravvivenza. In quegli anni, solo a Mogliano si producevano
  60.000 quintali di pesche certificate per l’esportazione. Il che vuol dire
  100.000 quintali complessivi. L’esportazione principale era diretta in Inghilterra,
  dove ancor oggi ricordano la pesca di Mogliano. Cita le varietà: vecchie ma
  buone, profumate, a pasta bianca. L’Apo conserva tutti i documenti
  dell’Assoc. Peschicoltori.  Spiega l’origine dell’APO e la loro funzione.  Elenca n. di soci produttori (540 produttori), loro
  provenienza e quantità di produzione. Cifre.  Radicchio precoce: grande produzione in tutta Italia –
  Discussione sul radicchio di Gobbo/Val Venosta. Il marchio DOC è comprato e
  gestito dall’APO.  Discussione
  sull’utilità di un nuovo marchio DOC o simile per il radicchio. Ritiene
  inutile creare un nuovo consorzio, visto che ci sono già loro addetti alla
  valorizzazione dell’ortofrutta e potrebbero anche valorizzare il radicchio.  Tardivo e precoce: abbiamo inquadrato noi come APO queste
  due varietà. Discussione sul seme e sulle mostre del radicchio.  Il radicchio di Treviso non è ancora ben conosciuto, fuori
  dalla zona di produzione. Crisi del radicchio all’inizio degli anni 80. Storia della mostra di Treviso, discussione… Il radicchio
  di Treviso dovrebbe seguire la prassi dell’asparago di Cimadolmo.  | 
 
| 
   115.  Botter Nino  | 
  
   1955  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   1985.01.27  | 
  
   85/15 ab  | 
  
   Pesci: Gamberi, anguille e lontre del
  Sile.  | 
 
| 
   116.  Tombolato Aurelio (1923) e Alessandro
  (1924)  | 
  
   
  | 
  
   Cittadella (c/o)  | 
  
   Cittadella (c/o)  | 
  
   1987.05.05  | 
  
   87/15b  | 
  
   Piantata
  Padana (antica, pre gelso).
  Viti maritate a alberi vivi = oppi. Lavorazione del campo, tecniche (senza
  uso del filo di ferro) e tipo di viti e vino. Coltivazione marginale
  (attualmente) nel senso che il terreno è in affitto e sempre in procinto di
  essere venduto.   | 
 
| 
   117.  Lago Filiberto  | 
  
   1924  | 
  
   Cittadella  | 
  
   Cittadella (via Postumia di Ponente ) Parrocchia di Fontaniva  | 
  
   1987.05.05  | 
  
   87/15a  | 
  
   Piantata
  Padana.
  Archeologia della vite… Viti (clinto)
  maritate a “orni” o (oppio - acero campestre) – alberi
  vivi. Piantata: lunga circa 135 m e spazio fra una piantata e l’altra circa
  25 m. Una piantata per campo padovano (3686m2).  Il prox anno la leverà, anche se produce
  ancora. Sistemazione del filare: tralci allacciati fra loro senza filo di
  ferro.  | 
 
| 
   118.  Pivato Luigi  | 
  
   1937  | 
  
   Chiesanuova  | 
  
   Chiesanuova  | 
  
   1988.05.18 
 
 
 
 
 
 
 1988.05.18  | 
  
   88/27b 
 
 
 
 
 
 
 88/28a  | 
  
   Piave Vecia, argine, tagliare
  l’erba.  Sono appena passate le pecore.
  Bisognerebbe controllarle di più, ste pecore. Noi usiamo il foraggio per i
  conigli e ne vendiamo un pochino se ce ne resta. Ma non si prende più niente:
  vale 9000 lire al q.le. Noi lo tagliamo per passione di tener pulito. Prima
  che venisse costruita la strada c’erano tutte buche e avallamenti. C’era un
  “trodo” per chi tirava le barche. Le tiravano con un cavallo oppure anche con
  la séngia gli stessi barcari. Nomi dei tiranti di Caposile.  Spiega le correnti che salgono e scendono
  dall’Intestadura. Una volta: tanto traffico di barconi, ghiaia, frumento,
  vino, bestiame… C’erano due passi a barche, nella zona.  C’erano pescatori di mestiere, del
  Sandonatese e di Burano. La concessione di pesca ce l’aveva un certo
  Tagliapietra di Jesolo. Loro pagavano al guardiano di Tagliapietra, certo
  Pizzato di S. Maria di Piave. Ora suo figlio fa il pescatore di mestiere, lì
  a S. Maria. Arrivavano i Buranelli con lo strascico (el
  strassin) e attrezzi grossi. Pescavano di tutto. Anche altri pescatori.
  Tecniche di pesca… Anatre sul Piave Vecchio: per la famiglia (anche
  200). Tipi di pesce.  | 
 
| 
   119.  Bellingario Bottin  | 
  
   1922  | 
  
   Padova (zona)  | 
  
   Cavallino  | 
  
   1988.05.15 
 
 
 
 1988.05.15  | 
  
   88/25b 
 
 
 
 88/26a  | 
  
   Porte del
  Cavallino,
  Portinaro (manovratore) dal 1960. Una volta erano in tre. Poi rimase da solo.
  Appena arrivato lui al Cavallino, passavano per le porte anche 7-800 burci al
  mese. Iniziò a lavorare nel 1947, ma era “guardiano di linea”, non alle
  porte. Attuale disordine negli argini del Sile: “el primo che se alsa ‘a
  matina comanda”.   Ad esempio recentemente capitò a due guardiani di
  linea di elevare una cinquantina di multe a natanti per eccesso di velocità
  sul fiume. Il giorno dopo, in ufficio vennero tutte bloccate perché si
  trattava di figli di ingegneri, ecc. (nomi). Quando arrivò lui, il vero paese di Cavallino era
  qui alle porte, dove c’erano tutti i negozi e l’osteria.  Caratteristiche tecniche delle porte del
  Cavallino: a doppia mandata, rivolte sia alla laguna che al Sile.   | 
 
| 
   120.  Polazzon Luigi  | 
  
   
  | 
  
   Casale sul Sile  | 
  
   Casale sul Sile  | 
  
   1988.03.23  | 
  
   88/02b  | 
  
   Pozzo
  tradizionale,
  nella sua abitaz. in via Masotti. Tirando su con la carrucola tanta acqua nel
  corso della giornata, l’acqua restava sempre pulita. La bevevano fino agli
  inizi anni ’80 quando arrivò l’acquedotto. Manutenzione 1 volta all’anno.
  Pozzo profondo 4 metri. Termini tecnici del pozzo: bilanciere, pietre
  (descritti in dialetto).   | 
 
| 
   121.  Boccazzi Cino, Rossetto Sante  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   S. Maria del Sile  | 
  
   1985.05.01  | 
  
   85/20  | 
  
  Presentazione DRIO EL SIL
   | 
 
| 
   122.  Boccazzi Cino  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   Treviso  | 
  
   1989.02.19  | 
  
   89/02a  | 
  
   Presentazione
  SILE ALLA SCOPERTA ... Telefonata per
  accordi  | 
 
| 
   123.  Teston Elisabetta  | 
  
   1913  | 
  
   Altino  | 
  
   Musestre  | 
  
   1988.05.01  | 
  
   88/21a  | 
  
   Raccoglitrice
  di reperti archeologici nelle campagne fra Trepalade e Altino. La roba più grande, statue,
  anfore, la consegnavano al museo. Ma le monete, che quando aravano spuntavano
  dalla terra luccicavano, quelle no, se le tenevano. Il marito (Sante
  Paludo, cl. 1909) dice che da Altino “in campo Rialto” partiva una strada
  “per sotto” che andava fuori a Torcello. “A
  strada de ‘Atia” – La malaria: sintomi. Le monete passavano poi a
  prenderle per le case i numismatici. Si trovava roba antica fra il Carmason e
  il Sile, soprattutto vicino al Carmason.  | 
 
| 
   124.  Pistolato Lorenzo  | 
  
   1951  | 
  
   Mogliano  | 
  
   Mogliano  | 
  
   1992.05.15  | 
  
   92/06a  | 
  
   Radicchio
  rosso
  biologico. Inizia a parl. mamma di Lorenzo, orgogliosa di essere da Dosson,
  dove è nato il radicchio rosso. Lei ha sempre lavorato il radicchio e anche
  adesso l’ultima “mano” al prodotto prima di venderlo vuol darla lei.
  Differenza fra il radicchio di una volta (spadone) e quello di adesso. Come controllo dell’azienda biologica hanno un dottore che
  viene dalla Germania a far le analisi, porta via la terra, il letame…  Lorenzo sa per certo che i produttori tradizionali usano
  metodi non corretti di concimazione. Ad esempio urea in forma liquida, ecc.
  Frequenta le mostre e sente dire. “Qualsiasi produttore può fare i nomi di
  chi fa queste pratiche”. Non riesce a credere che sia normale una produzione
  di 50/55 q.li per campo, quando loro col metodo biologico ne fanno 50/55 q.li
  per ettaro.  Comunque la differenza si sente, anche nel gusto.  Storia della sua vita. Prima ragioniere al consorzio
  agrario, poi ritorno ai campi e nel 1981 l’inizio della conversione al
  biologico.  L’ettaro coltivato a radicchio fornisce la principale
  fonte di reddito. Spiega tecnica di coltivazione biologica.  | 
 
| 
   125.  Zandomeneghi Bruno  | 
  
   1928  | 
  
   Preganziol Alle Grazie  | 
  
   Preganziol Alle Grazie  | 
  
   1992.05.08  | 
  
   92/03a  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  centro di raccolta all’osteria Da Baldi, Alle Grazie lungo il Terraglio.
  Durante l’ultima guerra avevano fatto una specie di cooperativa e portavano
  con carretto trainato a mano le corbe alla staz. Ferroviaria di Preganziol.
  Da qui ai mercati di Milano e Roma. Ma durò poco. Racconta la fatica di
  questo lavoro. Finita la guerra Baldi cessò e iniziarono altri commercianti e
  cooperative. Ce n’era una anche a Sambughè promossa da un certo Pillon.   | 
 
| 
   126.  Lucchese Eleonora  | 
  
   
  | 
  
   Preganziol  | 
  
   Dosson  | 
  
   1992.10.16  | 
  
   92/10a  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  centro di raccolta. (Interv telefonica). Parla la moglie di Alessandro
  Zanatta, il vero titolare. I contadini della zona (vicino osteria Sicilia;
  strada Dosson-Preganziol) portavano il radicchio e loro lo mettevano nelle
  cassette e nelle gabbie e poi c’era Secondo Sordi, un
  commerciante-fruttivendolo che li portava a Milano. Ora lui è in pensione “ha
  già fatto i soldi, lui!”- Loro prendevamo un tanto per chilo, poco però. Ma a
  forza di quintali qualcosa si faceva. . Erano contadini di Casier, Conscio, Dosson (dove c’era la
  “fonte”) che portavano il radicchio. Confezionavano anche 7-800 q.li, anche
  1000, in una stagione. Li mandavano in gran parte a Roma. Anche a Milano, ma
  molto meno. A Roma erano in contatto con un commerciante (romano), che adesso
  è morto. Sua moglie andava e veniva da Roma a Treviso, per controllare.   L’attività la iniziò il marito Alessandro, che nella bella
  stagione faceva il manovale/muratore e nella brutta stagione, mancando il
  lavoro, si inventò questa attività, che continuò per una decina di anni (a
  partire dal 1956/57). I contadini portavano i radicchi con vari mezzi di
  trasporto, nelle corbe, e loro li mettevano nelle cassette: avevano una
  segheria da S. Cristina che preparava le cassette secondo le loro
  indicazioni. Poi avvolgevano il radicchio nella carta oleata e sopra alla
  cassetta inchiodavano il coperchio. Non ricorda con precisione quanto
  contenessero. Ricorda solo che hanno lavorato tanto “par pochi schèi”.  Grosse famiglie di Dosson, nomi, che,
  nell’ultimo periodo venivano da loro. Era una “procession”, purtroppo! “Non tornerei più
  indietro, no, anche se avrei 30 anni di meno. Anche perché avevo i figli
  piccoli e poi nel magazzino si lavorava senza riscaldamento”.  Questo Sordi, aveva anche un altro centro di raccolta a
  Casier, gestito da certo Battistella. Loro non avevamo operai. Lavoravano in
  proprio.  Il commerciante li pagava con il prezzo del mercato di
  Treviso, mica con quello di Roma…  Al marito, invece, quel lavoro piaceva, perché era sempre
  in mezzo alla gente. Nomi di altri raccoglitori.   | 
 
| 
   127.  Sordi Secondo  | 
  
   
  | 
  
   Preganziol  | 
  
   Preganziol  | 
  
   1992.10.16  | 
  
   92/10b  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  centro di raccolta. A Roma aveva un commissionario al mercato: Natale Fondi.
  Abbiamo cominciato verso il 1956/57 perché c’era qui una signora da Roma che
  mandava su il radicchio a suo marito. Allora io mi son messo d’accordo con
  lei e ho organizzato la spedizione in modo regolare. Si serviva solo di Zanatta, come Centro raccolta. Non
  aveva nessun raccoglitore a Casier. A volte organizzava il viaggio a Roma con
  un camion assieme a Piero Vendramin. Poi a Roma subentrò il radicchio di
  Chioggia. Ai miei tempi stavano iniziando il Chioggia e poi il Verona e quei
  due tipi di radicchio hanno sopraffatto il trevigiano. Anche perché il
  trevigiano lascia la radice troppo lunga, “c’era troppo egoismo del contadino”.
  Il rad di TV a Roma era chiamato “Insalata Rossa”.  Inizio della maturazione con l’acqua in zona Zero.  Con Roma abbiamo smesso abbastanza presto: era un mercato
  molto difficile. Si vendeva “tara merce”, cioè le cassette le vendevi come
  radicchio. Anche per lui non è stata un’esperienza molto proficua. Ho
  lavorato, lavorato, ma il radicchio a Roma non ha preso piede, a causa
  soprattutto della radice, che i contadini lasciavano troppo lunga.    | 
 
| 
   128.  Vendramin Palmira  | 
  
   
  | 
  
   Treviso  | 
  
   Treviso  | 
  
   1992.10.15  | 
  
   92/10a  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  centro di raccolta. Il radicchio noi lo mettevamo in cassette di legno di 5
  kg. circa. Abitavamo e lavoravamo il radicchio in via Nascimben a Treviso.
  Spedivamo anche 5-10 q.li di r al giorno. Era radicchio di altri contadini
  che venivano portarlo da noi; venivano col carrettino, venivano anche da
  Dosson. Un poco era anche nostro. Avevamo un centro di raccolta e lo spediv
  in treno a Milano mentre a Venezia andavamo a portarlo col camion, o meglio,
  con il motocarro di mio fratello Olindo che andava a vendere latte. Anche a
  Roma lo mandavamo.  Mio padre (Piero)
  non era ancora commissionario al mercato di Treviso: iniziò nel 1950. E una
  volta preso lo stand al mercato cessò gradualmente la raccolta. (Intervista  telefonica)  | 
 
| 
   129.  Gallinaro Franco  | 
  
   1942  | 
  
   Preganziol  | 
  
   Preganziol  | 
  
   1992.05.08  | 
  
   92/03ab  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  concorrenza. Il r. veronese, di Chioggia e altre insalate rosse, nelle piazze
  fuori TV, passano come “la Trevisana”, “Rossa Trevisana”. Nei ristoranti,
  quando chiede r. rosso di TV, sarà il 2% che porta il vero r. r. di TV. – Lui
  è commerciante di r.r. e parla dei problemi della commercializzazione del
  prodotto. (Lato B) Ricorda l’attività del padre Ettore (cl. 1901)
  che iniziò la vendita del radicchio e fondò anche una cooperativa. Lo
  portavano a Milano, e anche a Roma, con i camion. Il radicchio di Treviso era
  il vero padrone del mercato, anche perché era l’unico. Quelli di Chioggia e
  di Verona vennero dopo, e tagliarono le gambe al Treviso, perché il loro
  radicchio costava meno. Attualmente Gallinaro commercializza il r. in tutto
  il nord Italia, e a Roma.   | 
 
| 
   130.  Favaretto Ernesto  | 
  
   1922  | 
  
   Dosson  | 
  
   Dosson  | 
  
   1992.05.07  | 
  
   92/02ab  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  confronto fra l’attuale e quello di un tempo. Adesso ci buttano il veleno per
  le lumache, ci buttano il veleno sopra e per imbiancarlo usano una fontana
  che pesca a 200 metri e lo coprono col nailon. Una volta si metteva un poca
  di “grassa” sotto, un poco di sabbion e si bagnavano le radici con un po’
  d’acqua e poi si andava alla mostra con un radicchio che era una meraviglia.  Adesso il gusto del radicchio non è più buono e rovinano
  tutta la discendenza della pianta.   Produzione di un tempo. Altri raccolti. Lavoravano
  un’azienda di De Reali alle spalle del giardino della villa: 15 ettari in
  affitto misto. Descrizioni tipo di lavori, siepi, alberi, tipo di alberi.   | 
 
| 
   131.  Mella Antonietta  | 
  
   
  | 
  
   Preganziol  Alle Grazie  | 
  
   Preganziol Alle Grazie  | 
  
   1992.05.08  | 
  
   92/03a 
 
 
 
 92/04a  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  corbe (ceste) per il trasporto al mercato. Specialista era suo suocero
  Giuseppe Pinarel detto “sestèr”. Originario da un paese in comune di San
  Biagio di Callalta, andava a prendere i “vénchi” lungo il Piave. // Tecnica
  di lavorazione  // “Aveva molti
  clienti… finché vennero le plastiche” Faceva anche altri lavori, sempre con i vimini, e con le
  strope nere, aggiustava le damigiane. Vendeva i suoi prodotti sempre
  direttamente. O ai contadini o ai fornai o a chi serviva. Aveva tanto lavoro.
    | 
 
| 
   132.  Sabbadin Maurizio  | 
  
   1961  | 
  
   Zero Branco  | 
  
   Zero Branco  | 
  
   1992.03.06 
 
 
 1992.03.06  | 
  
   92/06b 
 
 
 92/07a  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  esperimenti di lotta guidata, c/o Cooperativa San Rocco di Scandolara (Zero
  Branco). Differ fra lotta integrata e lotta guidata. Lotta guidata ha
  dimezzato i trattamenti sul radicchio. Sabbadin è perito agrario e fa
  riunioni con i produttori.  La Coop San Rocco ha 137 soci, 2 dipendenti e 8000
  quintali di prodotti commercializzati. Discussione sull’uso dell’acqua e sul
  miglioramento genetico. Tecnica produzione del seme.   | 
 
| 
   133.  Schiavato Angelo   | 
  
   1935  | 
  
   Treviso  | 
  
   Treviso  | 
  
   1992.04.24 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 1992.09  | 
  
   92/01ab 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 92/09a  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  figlio di Vincenzo (25.5.1902) vecchio coltivatore, S. Lazzaro di Treviso,
  via Ghirada, 12 campi di terra in affitto. Spiegazione dell’affitto “a
  generi”. Affitto? Meglio di mezzadria! Bachi da seta: produzione. Pesce nel
  fosso di via Ghirada. Lavori in campagna, non con i buoi ma con le vacche:
  così avevano anche il latte. Radicchio, produzione: 20 q.li per campo =
  40/ettaro. Tecnica lavorazione. Vecchie qualità di radicchio. Produzione del seme. Diserbo (manuale). Lavoro in stalla.
  Vendita al mercato. Tentativo di cooperativa produttori a S. Lazzaro con
  vendita prodotto a Roma: senza seguito.  Mostra del radicchio sotto la Loggia a Treviso. C’era
  anche per altri ortaggi invernali: varietà. Sementi = da Sgaravatti a Padova (Intervista telefonica x chiarimenti) = Il seme si batte
  con un “baston”;  tecnica di vagliatura
  del seme. Tecniche anti-uccelli, sventolare stracci, carta lucida, ecc. Suo
  padre dopo Caporetto andò profugo a Benevento con tutta la famiglia. Le scuole di San Lazzaro in via Cavini, nel ’44, erano
  occupate dai tedeschi — e con loro c’era anche il dormitorio dei ferrovieri—
  per questo lui perse l’anno scolastico. Varietà di pere invernali oltre a
  quelle di San Piero e ai “moscatelli”. “Diavolo”, attrezzo per il cinquantino
  trainato dalle vacche.  Diserbo a mano, con il sole d’estate. Cappello di paglia.
  Le donne si mettevano canottiera, camicetta e le braghe, ma lunghe. Al mattino, prima di partire e spingere il carrettino per
  il mercato beveva il caffè, poi ritornava a casa e andava a scuola, però
  prima mangiava polenta e latte.   | 
 
| 
   134.  Negroni Guglielmo  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   Mareno di Piave  | 
  
   1992.10.23  | 
  
   92/11b  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  grappa e amaro. La prima fabbrica di Negroni era dove c’è l’attuale sede
  della Croce Rossa vicino al cavalcavia di Treviso. Poi si trasferì a
  Canizzano, dopo l’aeroporto. Infine a Santa Maria, frazione di Mareno di
  Piave. Quello che un tempo era l’Americano,
  ora si è trasformato nell’amaro “Antico Negroni 1919”. Amaro e grappa al
  Radicchio furono creati nello stesso anno, 1981.  Parla dei suoi prodotti; delle grappe che rappresentano il
  60% del prodotto totale (di cui il 30% è proprio grappa al radicchio).  Presidente delle Industre distillatori, liquori e grappe
  (dell’Associazione Industriali)  -
  Intervista telefonica  | 
 
| 
   135.  Produttori Dosson (casa di Paolino
  Sartorato- figlio di Eustachio, uno dei 6 figli
  di Ferdinando, storico produttore/raccoglitore di Dosson - cfr  interv. a Vigilio Sartorato)  | 
  
   
  | 
  
   Dosson  | 
  
   Dosson  | 
  
   1992.06.04  | 
  
   92/07b  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  incontro con i produttori di Dosson organizzatori della Festa del Radicchio.
  Origine. Nomi di famiglie produttrici. Ora Dosson, da cui è partito il
  radicchio è penalizzato e i produttori per molti anni si rifiutarono di partecipare
  alla mostra di Treviso. Pericolo del metodo di produzione di Zero Branco e
  delle sue alte rese, contro i 30/35 q.li per ettaro di Dosson. Storia della
  mostra di Dosson. 32 produttori di radicchio + 6 promotori. Personalità
  intervenute. Bilancio della mostra in pareggio grazie alle sponsorizzazioni.   | 
 
| 
   136.  Moino Ilario  | 
  
   
  | 
  
   Dosson  | 
  
   Dosson  | 
  
   1992.05.07  | 
  
   92/03a  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  macchina seminatrice di sua invenz. “Ho preso un premio anche da Tina Anselmi
  alla mostra di Canizzano”. Esemplare unico, sua elaborazione da una
  seminatrice di mais. In un quarto d’ora semina un campo. All’inizio i
  contadini diffidavano, ma ormai è dieci anni che lavora conto terzi. Tecnica
  di semina. Costo del seme.   | 
 
| 
   137.  Casagrande Gina (ved. Bologna)  | 
  
   
  | 
  
   Dosson  | 
  
   Dosson  | 
  
   1992.10.15  | 
  
   92/069b 
 da  41:27 alla fine  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  maturazione. Buca nel letame, a Dosson. Ci rimanevano circa una settimana o a
  volte qualche giorno in più a seconda del freddo. Una volta tirati fuori
  dalla buca si portavano in stalla con la carriola ( la stessa che si usava
  per i lavori nella stalla). Nella buca (alta circa 80-100cm) sul letamaio,
  come base c’era il letame e nient’altro. Anzi, quando si tirava fuori il
  radicchio (ogni giorno) per bagnargli le radici, si rimetteva nel fondo della
  buca sempre nuovo letame caldo perché accelerasse la maturazione. Era proprio
  un lavoro piuttosto lungo (e duro). La grassa per fare la buca veniva
  tagliata con la “sita”, la stessa che serviva per tagliare anche il fieno nel
  pagliaio. La buca era rivestita da “atole” (rami di salice) in modo che il
  letame non cadesse addosso ai radicchi. Il portellone che chiudeva la buca
  era sosten. da un forcon, scelto appositam. quando “se fasséa sièsa”   | 
 
| 
   138.  Moschino Iseo  | 
  
   
  | 
  
   Venezia  | 
  
   Venezia  | 
  
   1992.10.13  | 
  
   92/09b 
 da  14:40 a 26:10  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  mercato Rialto Venezia, commissionario. Intervista telefonica). Il commercio
  al mercato di Rialto con il radicchio di Dosson (dove c’era “la mamma” del
  radicchio) continuò fino a una quindicina di anni fa. Da Dosson non vennero
  più perché iniziarono ad andarlo a prendere per le case i commercianti e
  anche le spese di trasporto per raggiungere Venezia aumentarono, inoltre
  avevano un sistema di imballaggio (le corbe) ormai superato. Poi diminuì la
  popolazione di Venezia e a Venezia c’era una forte tradizione di consumo. In
  qualche vigilia di Natale io arrivavo a vendere anche 40 q.li di radicchio
  (20 corbe). Poi c’erano anche altri banchi che trattavano il radicchio qui a
  Rialto, anche se in misura minore (Nadin, Zennaro, Dini)…  Grossa concorrenza al tardivo l’ha fatto il precoce, tanto
  che quando arrivava quello “buono” la gente era già stufa di radicchio.  A Venezia una volta, nei giorni delle feste, il radicchio
  era proprio una tradizione. Guai se mancava. Qualche fruttivendolo comprava
  anche due quintali. Adesso ne comprano 10 – 20 kili al massimo. E’ venuta a
  mancare la popolazione. Io vendevo esclusivam ai fruttivendoli, i quali a loro
  volta vendev anche agli alberghi. Con i dossonesi era come una famiglia e due
  volte all’anno facevamo una festa: all’inizio e alla fine della stagione. Una
  volta a Dosson (soprattutto in casa di Riccardo Biscaro) e 1 volta a Venezia
  in trattoria, “Da Olga” o “Da Aldo”.   | 
 
| 
   139.  Pimpini Ferdinando  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   1992.10.01  | 
  
   92/09b 
 da inizio a 04:35’’  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  miglioramento genetico. Intervista telefonica.  (Pimpini è professore univ. Agraria PD) …
  precisazione rispetto a un’affermazione fatta a Preganziol in cui diceva che
  il miglioramento genetico può avvenire solo nella zona d’origine. “Bisogna
  limare”, afferma… l’ho detto perché ci terrei molto che il seme di radicchio
  fosse prodotto nel Veneto, pur non essendo io veneto. Più esatto sarebbe dire
  che “E’ verosimile che le migliori produzioni di seme si abbiano nelle zone
  d’origine”. Tuttora, tutti coloro che commercializzano seme all’estero, lo
  vengono a comprare in un modo o nell’altro nel Veneto. Io domani parto per
  l’Argentina, ma il seme lo porto da qui… In generale però non è detto che “un
  domani” un buon seme non si possa anche produrre in altre parti.   | 
 
| 
   140.  Zanetti Ferdinando  | 
  
   1928  | 
  
   Preganziol  | 
  
   Preganziol  | 
  
   1992.05.08  | 
  
   92/03a  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  mostra di Treviso, bei piazzamenti per una decina d’anni. Origine del rr: ha
  sempre sentito dire che viene da Dosson, “le prime semenze le ha importate Van den Borre”.  Loro erano fittav della contessa Avogadro da Padova. Hanno
  iniziato a coltivare rr verso il 1952/53. “Quei de Zero i xe professori, quei
  de Dosson xe dotori, noaltri semo manovai…”.  | 
 
| 
   141.  Bovo Silla  | 
  
   
  | 
  
   Treviso  | 
  
   Treviso  | 
  
   1992.07.12  | 
  
   92/08b  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  origini. (Intervista telefonica). Una volta dei contadini hanno portato una
  carriola in stalla lasciandoci sopra, casualmente, un mucchio di radicchi
  presi dal campo. Qualche giorno dopo uno di casa guarda e dice “ma guarda che
  bel radicio esce da qui…”. Da allora iniziò la pratica di mettere il
  radicchio trevigiano a maturare in stalla. Il testimone afferma che non l’ha
  letto in alcuna pubblicazione ma l’ha sentito in una delle vecchie famiglie
  di S. Angelo: o i Reato o gli Artuso. Io li frequentavo perché andavo a messa
  a S. Angelo e anche frequentavo l’osteria alla Vittoria che c’era al
  passaggio a livello di San Zeno. Abitavo lì vicino, nella “stradèa del palù“
  (Via Cacciatori o via Plinio il Vecchio?). Noi eravamo ferrovieri e a mio
  padre piaceva la storia, per quello ho questo nome.   | 
 
| 
   142.  Cocchetto Anna ved. De Pieri  | 
  
   1900  | 
  
   Dosson  | 
  
   Dosson  | 
  
   1992.05.08  | 
  
   92/03b  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  origini. E’ nato in casa De Pieri. Ha iniziato la suocera di mia suocera, più
  di cento anni fa. Lavoravano una campagna di 46 campi a Dosson, dove ora ci
  sono tutte case. “Na volta Van den Bore no ièra gnanca mensonà… xe stà
  mensonà dèsso…”. Loro i radicchi li portavano a vendere sempre a Venezia,
  con cavallo e carretto. A turno con le altre famiglie d Dosson.   | 
 
| 
   143.  Van Den Borre Francesco  | 
  
   1911  | 
  
   Treviso  | 
  
   Treviso  | 
  
   1992.04.29  | 
  
   92/02a  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  origini. E’ stato Maffioli ad attribuire ai Van Den Borre l’importazione a TV
  del r. r. “Non che io, Francesco Van Den Borre sappia con sicurezza che il
  radicchio è originario della Ditta Van den Borre”. Suo nonno che si chiamava
  come lui, era arrivato da Gand (Belgio) nel 1860. Si fermò a curare il
  giardino di villa Valier (ora Taverna), si sposò e, alle Grazie, impiantò il
  primo stabilimento orticolo. Nel 1910 il vivaio si trasferì in via Dandolo
  (dietro la stazione FS) e dopo la 2 GM in via Selvatico.  Suo padre si chiamava Aldo e ha scritto un opuscolo sul
  radicchio.  | 
 
| 
   144.  Sartorato Virgilio  | 
  
   1919  | 
  
   Dosson  | 
  
   Dosson  | 
  
   1992.05.05 
 
 
 
 
 
 
 1992.10.16  | 
  
   92/02a 
 
 
 
 
 
 
 92/10b  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  origini. Il testim è figlio di un produttore “storico” di Dosson,
  (Ferdinando) dove è iniziata la produz. del r. rosso di TV. “Si è sempre
  sentito dire che i primi a coltivare il r. siano stati De Pieri e Sartorato,
  a Dosson”. – Ora non c’è più il vero spadone, lungo, solo di foglia, anche 30
  cm. Nella sua casa c’era un centro raccolta
  radicchio: 3-4 mila q.li anno a Milano, Roma, Venezia. A Milano referente era
  Giuseppe Berretta con stand al mercato di P.ta Vittoria, e il radicchio lo
  chiamavano “la Rossa di Treviso”.   Centro raccolta del radicchio. I vari soci conferenti
  avevano formato una specie d società, sia pure senza “carte”. Sartorato,
  inizialmente spediva il radicchio in treno da Preganziol; poi si servì di un
  camion. Il commerciante di Milano veniva giù a fare il contratto. I prezzi
  erano quelli del mercato di Treviso, che si svolgeva nei giorni di martedi,
  giovedì e sabato. Il prezzo veniva sempre allegato ai colli di radicchio.
  Ogni quindici giorni Berretta pagava e di conseguenza anche Sartorato pagava
  i contadini. La carta oleata per avvolgere il radicchio per la spedizione si
  comprava in cartiera a Visnadello (Marsoni). Altri nomi di spedizionieri
  (Pastor).   | 
 
| 
   145.  Biscaro Luciano  | 
  
   1926  | 
  
   Dosson  | 
  
   Dosson  | 
  
   1992.05.07  | 
  
   92/02b  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  origini: “sempre sentito dire che veniva fuori da Van
  den Borre“. Tecnica di produzione tradizionale: semina a mano, diserbo
  a mano, maturazione col letame, produz. max 20 q.li/ campo. Mostra di
  Treviso: quando vincevano qualche premio “i soldi i magnavimo tutti… quee
  quatro palanche che i me dava…”. Si faceva festa, da Toni del Spin…  mangiare e bere.  | 
 
| 
   146.  De Pieri Bruno  | 
  
   1928  | 
  
   Dosson  | 
  
   Dosson  | 
  
   1992.05.07  | 
  
   92/02b  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  origini: favorevole all’ipotesi Van de Borre.
  Tecnica di produzione del seme di radicchio.  | 
 
| 
   147.  Cocchetto Valentino  | 
  
   1924  | 
  
   Dosson  | 
  
   Dosson  | 
  
   1992.05.08 
 
 
 
 1992.10.13  | 
  
   92/03b 
 
 
 
 92/09b 
 da  27:45 a 41’10’’  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  origini: i suoi vecchi dicevano che avevano trovato questi radicchi dietro il
  giardino di villa Franchetti e dopo Van den Borre
  disse “proviamo a metterli al caldo in stalla”.  Hanno sempre portato il radicchio in grandi ceste (corbe)
  a Venezia, mercato di Rialto, con altre famiglie di Dosson.  Conferma che durante la guerra non si poteva più portare
  il radicchio a Venezia, tanto che mio padre che ci voleva andare malgrado i
  divieti una volta passò una notte in prigione.  Normalmente arrivavano con carro e cavalla “Alle Barche” e
  qui scaricavano le corbe (con una tecnica insegnata dai barcari). Per
  scaricarle bastava 1 persona ma per caricarle ce ne volevano minimo 3: 1 sul
  carro e due sotto. Tecnica di stivaggio sul carro e di trasporto al mercato.  Al pranzo di fine stagione a Dosson, si mangiava roba de
  casada (polastri, socol, sopressa) e il radicchio sempre crudo: oio, peare,
  sal: né risotto né pasticcio né fasioi, né pizza… è venuta fuori più
  tardi, sta roba.  Il motivo per cui smisero di portare i radicchi a Venezia
  fu l’aumento dei costi. E poi iniziarono a passare i mercanti a prendere il
  radicchio per le case. (Nomi: Sordi, Pillon, Gallinaro).   | 
 
| 
   148.  Zugno Ermenegildo  | 
  
   1910  | 
  
   Rio San Martino  | 
  
   Rio San Martino  | 
  
   1992.05.13  | 
  
   92/05b  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  precoce. Spiega come hanno “inventato” il precoce. Differenza fra il precoce
  iniziale e quello attuale. Uso dell’acqua per imbiancamento: sono stati fra i
  primi, verso il 1965. Conferma difficoltà di altri agricoltori di Zero con la
  produzione del peperone.   | 
 
| 
   149.  Biscaro, famiglia  | 
  
   
  | 
  
   Dosson  | 
  
   Dosson  | 
  
   1992.10.13  | 
  
   92/09b  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  produttori di Dosson. Pranzo fine stagione con i commerc veneziani di Rialto
  (Intervista telef). Conferma  pranzo.  | 
 
| 
   150.  Gobbo Silvio e Andrea  | 
  
   
  | 
  
   Zero Branco  | 
  
   Zero Branco  | 
  
   1992.05.13 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 1992.05.13  | 
  
   92/04b 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 92/05a  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  produttori di Zero Branco e Val Venosta. Spiega tecnica di produz. in prov.
  di Bolzano. La settimana prossima porteranno su le piantine, trapiantandole a
  varia altezza. L’idea è partita dal giovane Andrea, che pensando al maggior
  valore delle primizie, si è chiesto come fare per anticipare la produzione.
  Vari esperimenti in panura, alla fine deciso per la montagna: giornate più
  corte, notti più lunghe e fredde = pigmentazione rossa anticipata. Difficoltà
  a trovare i terreni, visto l’alto costo nelle valli di Bolzano coltivate a
  mele. Finalmente quest’anno sono entrati in piena produzione, un mese e mezzo
  prima degli altri e … il prezzo si vede: doppio rispetto a quello in
  stagione.  Ricchezza dell’agricoltura in val Venosta. Alto reddito
  delle mele.  Una volta pronto il radicchio mandano su un camion a
  prenderlo  e poi lo confezioniamo in
  base alle richieste del mercato.  Usano fontana profonda 236 m con 150 lt/min di portata. Si
  fanno aiutare per la lavorazione da zii e parenti.  Esperienza negativa del precedente Consorzio del Radicchio
  Rosso di cui Silvio Gobbo fu uno dei promotori “siamo in una zona di
  disgraziati… in Emilia il discorso è diverso; qui ognuno ritiene che il suo
  prodotto sia migliore”.   | 
 
| 
   151.  Favaron Giorgio e figlio Luciano  | 
  
   1933  | 
  
   Zero Branco  | 
  
   Zero Branco  | 
  
   1992.05.13 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 1992.05.13  | 
  
   92/05a 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 92/05b  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  produttori di Zero Branco. “Quando siamo arrivati qui nel 1930, da Sambughè,
  a Zero Branco nessuno lavorava ancora il radicchio” . Giorgio F. è stato il
  primo selezionatore di seme. “Quando veniva il dr Marchiori, di cui sono
  amico, ero io a insegnargli”.  Spiega
  l’aumento della produzione (ora si attesta sui 50 q.li /campo) . Coltivazione
  media di loro famiglia = due ettari. Lavorazione tutta familiare, senza
  salariati. Uso dell’acqua: per il radicchio basta una portata di
  30/40 lt al minuto, in modo che si ricicli sempre. A Zero ci sono 300 aziende
  che lavorano il radicchio e 300 modi diversi di lavorarlo (lo dice il figlio,
  assessore all’agricoltura del Comune).  Tutt’ora il radicchio tardivo non ha bisogno di molti
  trattamenti, diversamente dal precoce.  Il figlio Luciano è ragioniere. Prima lavorava al mercato
  ortofrutt. Ma dal 1984 è tornato a casa.  Tipo di trattamenti chimici sul radicchio Critica all’Istituto professionale x agric. Di Zero. Non
  ha servito a migliorare l’agric. locale. Questioni politiche: contrasti
  Coldiretti e corrente DC dell’IPSA. Poca collabor fra comune e scuola.. Validità della DOC x il rad. – Commercializzazione:
  tramite commercianti privati. Non d’accordo con la politica dell’APO. Meccanizzazione, siamo ancora all’inizio…  | 
 
| 
   152.  Milan Franco  | 
  
   1935  | 
  
   Zero Branco  | 
  
   Zero Branco  | 
  
   1992.05.13 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 1992.05.13  | 
  
   92/04b 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 92/04b  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  produttori di Zero Branco. A casa sua coltivavano radicchio ancor prima che
  lui nascesse perché il seme fu portato da sua madre, che era una Vincenzi da
  Dosson.  La selezione genetica è ancora in corso: non è mai finita.
   Era un pezzo che non andavano più alla mostra di Treviso,
  perché gli altri produttori ormai li guardavano male, dato che vincevano
  sempre. Coltivano anche peperoni, e per 7-8 anni hanno vinto il premio qui
  alla mostra di Zero. Adesso la terra si rifiuta di produrli: viene solo
  robetta. Allarme per l’eccessivo sfruttamento del terreno con il radicchio.
  “Io, da un po’ di anni, prendo in affitto terreni da fuori, per produrre un
  buon radicchio. Qui il terreno inizia a essere stanco”.  La qualità del radicchio dipende, oltre che dal seme,
  anche dal terreno. Ad esempio a Scorzè, che è a soli 5 km da qui, il
  radicchio non viene bene come da noi.  Coltivano 5-6 campi di radicchio. La fatica maggiore è la
  raccolta. Descrizione della tecnica. Favorevole al marchio DOC.  Uso dell’acqua di falda freatica: loro pompa pesca a 233
  m.  | 
 
| 
   153.  Vettor (famiglia)  | 
  
   
  | 
  
   Zero Branco  | 
  
   Zero Branco  | 
  
   1992.05.11  | 
  
   92/04a  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  produttori di Zero Branco. Vincitori mostra di Treviso.  Parla la moglie “Sono trent’anni che sono
  sposata qui, e ho sempre lavorato il radicchio”. Qui a Zero hanno iniziato
  dopo la guerra i Favaron, che venivano da Sambughè. Per vincere la mostra ci
  vuole passione, e bel prodotto. Produz. 1991/92: 50 q.li per campo (=
  100/ettaro)- Polemica con i produttori di Dosson. Se non riescono a
  fare bei radicchi la colpa è loro, non è perché noi ci buttiamo prodotti
  proibiti. Una volta andavamo anche noi a prendere il seme a Dosson. Ma
  abbiamo dovuto rinunciarci e iniziare a farcelo noi. Non ci buttiamo urèa
  nell’acqua, perché l’acqua è corrente e l’urea ci mette molto ad essere
  assorbita. E’ vero che, sotto la guida del dr Marchiori abbiamo, a suo tempo,
  fatto l’esperimento con l’urea. Ma abbiamo dovuto rinunciarvi perché il
  radicchio veniva troppo fragile e si marciva subito.   | 
 
| 
   154.  Michieletto Luigino  | 
  
   1945  | 
  
   Preganziol  | 
  
   Preganziol  | 
  
   1992.05.11  | 
  
   92/04a  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  produzione seme. Tecnica e segreti di selezione delle piante migliori. Già
  sul campo nota la “costa” che deve essere come vuole lui, come si è fatto
  l’idea vedendo i cespi di radicchio dei vincitori delle varie mostre. Molto
  ho lavorato col dr. Marchiori e con il tecnico Sabbadin. Da 8-10 anni produce
  seme per i soci dell’APO (Mogliano). Rispetto a una volta, ora il radicchio
  ha una qualità molto più uniforme. Ulteriore spiegazione tecnica selezione, trapianto,
  controllo crescita con tutore, tunnel di rete con dentro le api per
  l’impollinazione, ecc…  Il seme originario da cui è partita la sua selezione l’ha
  comperato da Franco Milan, di Zero Branco.  
  | 
 
| 
   155.  Dotto Giovanni (figlio di Luigi)  | 
  
   [1958]  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   1984.12.30  | 
  
   84/03  | 
  
   Radicchio
  rosso,
  tecnica coltivazione e problemi. Giovani contadini, condizioni  | 
 
| 
   156.  Pillon Armando et al.  | 
  
   -  | 
  
   Dosson TV  | 
  
   Dosson TV  | 
  
   1984.12.24  | 
  
   84/02  | 
  
   Radicchio
  rosso.
  (Interviste registrate al mercato ortofr. di TV).  | 
 
| 
   157.  Stefanato Alma  | 
  
   
  | 
  
   Casale sul Sile  | 
  
   Casale sul Sile  | 
  
   1998.03.23  | 
  
   88/02b 
 
 
 
 
 
 
 
 
 88/04a  | 
  
   Resistenza a Casale. Il primo caso
  successo qui a Casale: hanno ammazzato un fascista (di Lughignano). Per
  ritorsione arrivarono tutti i fascisti da S. Michele (Quarto d’Altino) –
  Descrizione episodio vigila di Natale, quando furono portati via dai fascisti
  un camion di paesani. A controllare (da parte fascista) c’era la signora
  Menon della fabbrica di Roncade. Fu il primo caso e a noi pareva strano che
  facessero sul serio. Poi se ne videro di tutti i colori: persone scendere
  lungo il Sile inchiodate su tavole. Io li ho visti perché abitavo al “passo
  di Casale”. La testimone non è molto chiara sul ruolo di fascisti e
  partigiani. Molti sbandati dopo l’8 settembre, che si
  nascondevano. Uccisione di un fascista all’osteria da Tubi “Drio
  Riva” a Casale e altri episodi. 
  Guerrino Rossetto, partigiano, era un barcaro.  | 
 
| 
   158.  Giacomin Giulio  | 
  
   1925  | 
  
   S. Antonino TV  | 
  
   S. Antonino TV  | 
  
   1988.05.02 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 1988.05.07  | 
  
   88/22a 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 88/24  | 
  
   Sant’Antonino, chiesa. Problemi di
  staticità in seguito al taglio del Sile. Calando la pressione dell’acqua (ora
  ce n’è meno) ha ceduto la riva, e hanno dovuto rinforzare la chiesa con
  iniezioni di cemento. Dopo il taglio è aument anche sporcizia del Sil
  morto a S. Antonino. Con la mia classe avrei anche dovuto presentarmi alle
  armi, ma mi sono nascosto “su un stàvolo de porsèl, par dirghe a verità”. Di
  notte nascosto sul stavolo e di giorno nascosto sui campi… Spiega come è disposto il piazzale dell’ex porto
  di S. Antonino e come e dove avveniva il carico-scarico della merce. Scarpa
  era l’armatore. Vi caricavano soprattutto Tognana, Gregori, Candiani, ecc. Lì
  vicino c’è la foce del canale Fuin. L’osteria del porto si chiamava Alla Bassa, era piccola e gest da
  Luigi Gardin, un invalido di Grande Guerra. C’erano 2 giochi bocce e 1
  borella. Suono campane della chiesa di S. Antonino  | 
 
| 
   159.  [Cadolten, località sul Cansiglio]  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   1986.08.03  | 
  
   86/21  | 
  
   Scatoèri del Cansiglio – tecnica
  lavorazione.  (Durante festa popolare)  | 
 
| 
   160.  Dotto Luigi   | 
  
   [1904]  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   S. Angelo TV  | 
  
   1984.12.30  | 
  
   84/03  | 
  
   Scuola elementare, S. Angelo dal 1910 - [Interrotto lato A x errore]  | 
 
| 
   161.  Schiona, ing. (Enel, dirigente
  settore)   | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   1988.07.13  | 
  
   88/30b  | 
  
   Sile, centrale elettrica San
  Martino (Treviso).  La centrale è automatizzata e sorvegliata con
  telecamere. Caratteristiche tecniche della centrale.  Schiona contesta il sindaco di TV. Afferma che c’è
  un ministero LLPP cui loro devono rispondere Fornisce dati tecnici precisi. Il primo a parlare (all’inizio della cassetta) è
  un funzionario anonimo, piuttosto reticente.   | 
 
| 
   162.  Caldato Adriano  | 
  
   1942  | 
  
   Fiera TV  | 
  
   Fiera TV  | 
  
   1987.01.25 
 
 
 
 
 1998.06.17  | 
  
   87/10b 
 
 
 87/11a 
 88/29ab  | 
  
   Sile,
  centrali idroelettriche a
  P.te della Gobba e a Silea (proprietà Burgo) – A bordo del Silis, barcone
  turistico Stefanato – Il passaggio delle barche puliva il fondale del Sile.
  Dati sulla portata del fiume e sulla produzione di energia elettrica.
  Caldato, direttore tecnico delle centrali, contesta che creino problemi ai
  canali di Treviso. Vecchie centraline in affluenti del Sile (tipo al ponte
  Dante).  Ancora sui problemi di centrali e del sistema delle acque
  a Treviso. Cause di allagamenti. Quote di livello. Inizio lavori
  Taglio del Sile a Fiera. Costruzione centrale di Silea. (Belle descrizioni).  | 
 
| 
   163.  Rigo Teresa (Resi)  | 
  
   1911  | 
  
   Silea  | 
  
   Silea  | 
  
   1989.11  | 
  
   89/03ab  | 
  
   Sile, Chiari e Forti, rivendita vino
  presso il mulino/fabbrica. Lei ha trovato questo posto grazie a Stuky,
  precedente proprietario e vi abita da una settantina d’anni. Spiega adiacenze
  fabbrica… poi nastro incomprensibile (o quasi): batterie scariche.   | 
 
| 
   164.  Boscarato Carmela  | 
  
   1906  | 
  
   S. Giuseppe TV  | 
  
   S. Giuseppe TV  | 
  
   1985.01.20  | 
  
   85/11-a 85/12-b  | 
  
   Sile, riva sinistra, San Giuseppe (dietro
  chiesa S. Angelo). Pescatori e contadini.  | 
 
| 
   165.  Magaton Luigi (1922) e Fantin Maria
  (1916) + Fodato (Ravazzolo?)  | 
  
   
  | 
  
   Sile Zona Sorgenti  | 
  
   Casacorba Via S. Brigida  | 
  
   1986.11  | 
  
   86/26 ab  | 
  
   Sile, sorgenti (zona). Testimoni stanno
  potando una siepe.  Descrizione
  “fontane” e “fontanazzi”, fontanazzo “coa longa” o “del prete” con la
  cagnetta che abbaia (leggenda). Dentro è sprofondata anche una chiesa.
  Discuss contro comune di Vedelago (e possibile parco), contro i visitatori
  che calpestano - Origini geog Sile - Storia e necessità di bonifica. Ora
  stanno meglio // Mazzariol, streghe  | 
 
| 
   166.  Minuzzo Albina  | 
  
   1920  | 
  
   Grantorto PD (c/o)  | 
  
   “Casera” c/o Sorgenti del Sile
  (Torreselle)  | 
  
   1987.07.15  | 
  
   87/22a  | 
  
   Sile, sorgenti, Casera. Eravamo circond
  dal palù. Il comune ora vuole che lasciamo questa “casera màrsa”. che sta in
  parte crollando. L’acqua la prendevano sul “Deréto” (Zeruolo): era nascente e buona. Per vivere andavamo
  “opere” nelle case dei contadini. Poi avevamo anche un poche di vacche,
  animali da cortile e un po’ di granoturco.  Dopo la 2. Guerra m. abitavano 6 famiglie nella Casera…
  ora invece ci troviamo in due “vecchiette” sole, specie alla sera. Quanto spavento durante la guerra, con fascisti che
  cercavano i partigiani nascosti qui attorno “in cascina” (ma non qui dentro in casa). I fascisti erano sempre
  qui a far rastrellamenti, quanto spavento a mio marito… anche in 200 venivano
  … con una superbia…   | 
 
| 
   167.  Gatto Giovanni Battista (Titta
  Bessega)  | 
  
   1915  | 
  
   Bessica di Loria  | 
  
   Badoere  | 
  
   1989.02.06 
 
 
 
 
 
 
 
 1989.02.07  | 
  
   88/31ab 
 
 
 
 
 
 
 
 89/01ab  | 
  
   Sile, sorgenti, Munaron = trattoria al …
  Rastrellamento e incendio dei fascisti nel settembre del 1944.  Parla dapprima della famiglia, e del mulino che
  dal ’38 non era più in funzione. Caratteristiche clienti del mulino Munaron Dopo l’incendio del Munaron lui rimase otto giorni
  con la febbre, a causa delle pedate, pugni e botte prese. Erano in 1500
  fascisti (tutti ciòchi) e 16-17 tedeschi. Cercavano partigiani e inglesi.
  Qualcuno avrà fatto la spia. Furono rinchiusi in 17 in una stanza e per
  fortuna i tedeschi la fecero aprire …  (L’intervista prosegue per telefono) Racconta la
  vita nella trattoria. Avevano un “bel lavoro”… e parla anche del mulino. Specialità della trattoria: risotto co a bisata,
  bisata in umido, tinche , lussi, trote…  Grande festa il lunedì dopo Pasqua, dell’Angelo
  (sorgenti…… vita che nasce.. non a caso subito dopo Pasqua, ndr 2002,07,10) In quel giorno vendeva
  anche 8 ettolitri di vino e la gente si portava da casa focaccia e si sedeva
  sull’erba Riporta altri particolari di aggressione fascista. Situazione topografica della zona, ora e ai suoi
  tempi.   | 
 
| 
   168.  Andezzato Luigi  | 
  
   1930  | 
  
   Levada di Piombino PD  | 
  
   Levada di Piombino PD  | 
  
   1989.02.18  | 
  
   89/01b  | 
  
   Sile, sorgenti, via Munaron.
  Caccia. Spiega foto con conte Ninni in barca pubblicata in “Sile alla
  scoperta”. Nomi dei guardiacaccia che lo circondano. Vita di Piero Sanco, suo
  padre, guardiacaccia e cacciatore. Osteria da Mondi a Menaredo (più piccola
  di quella al Munaron). Descrizione del territorio delle sorgenti pre
  bonifica finale. Pesca e pescatori della zona. Le sagre
  (frequentatissime) dei paesi della zona (Casacorba, Cavasagra e Levada)-
  Sagra del lunedì dell’Angelo al Munaron, iniziata dopo la guerra, quando
  ormai lì non c’era più acqua e la gente poteva distendersi sui prati. Prima
  la sagra si teneva a Torreselle. Luigi fu emigrante in Svizzera (giardiniere)
  e in Australia (minatore). Ora fa il camionista. (Intervista telefonica).  | 
 
| 
   169.  Rossetto Velio, figlio di Teresa
  Fantin  | 
  
   1948  | 
  
   Fiera TV  | 
  
   Fiera TV  | 
  
   1987.09  | 
  
   87/24a  | 
  
   Sile: era la nostra piscina ma anche la
  nostra “vasca da bagno”. Dove ci lavavamo? D’estate eravamo sempre in acqua,
  e del nostro gruppo non si è mai annegato nessuno. Già a 4 anni ero in Sile.
  Qui l’acqua era nascente, sgorgava purissima e si poteva bere. Si
  attraversava il fiume e si andava di là dai contadini… e ogni tanto ti
  prendevano e ti bastonavano. Le barche di Piovesan, circa nel 1954-55,
  vennero tirate a riva e poi con pendola e mazza venivano spaccate per farne
  legname. Poi Piovesan continuò coi camion.  | 
 
| 
   170.  Caldato Anselmo detto Nea  | 
  
   1912  | 
  
   Fiera-Porto  | 
  
   Silea  | 
  
   1987.09  | 
  
   87/22ab  | 
  
   Sile: navigazione ultimo tratto verso TV
  ci voleva un peòta, un esperto. Lui era di famiglia cavallante e contadino.
  Era a mezzadria ma i buoi per tirar le barche erano suoi. Punti difficili
  della navig. da Fiera a TV.   | 
 
| 
   171.  Simoncin Giovanni (Nane Cristo)  | 
  
   1920  | 
  
   Trepalade  | 
  
   Trepalade  | 
  
   1987.12.03  | 
  
   87/25ab  | 
  
   Stampi per
  uccelli in
  sughero naturale e in legno (costruttore). Tipo di legno usato, tecnica di
  lavorazione. “Son l’unico in Italia e anca all’estero… Mi ha tolto il lavoro
  l’avvento della plastica. Ora non vendo più per i cacciatori, ma solo per
  decorazione”. Fece anche il cacciatore di professione, in valle. Fra i suoi
  clienti ebbe Hemingway, che gli fu presentato dal barone Franchetti. Gran imitatore del canto degli uccelli, ha preso
  tre premi a Sacile  | 
 
| 
   172.  Scalco Piero  | 
  
   1915  | 
  
   Cendon  | 
  
   Cendon  | 
  
   1998.05.07  | 
  
   88/24b  | 
  
   Strada dei
  Tappi:
  origine nome. Tappi, cioè impronte lasciate su terra bagnata di strada
  campestre quando le bestie andavano tirare barconi.  Cervellini, propr della villa e di molte terre di
  Cendon. Nomi di tiranti.  Scalco lavorava come facchino al porticciolo di
  Cendon. Ora è cavaliere e commend: ha fabbrichetta di mobili. I sacchi che
  portava in spalla erano da 1 q.le. “So stà piccolo par quéo!”.   | 
 
| 
   173.  Barbon Angelo  | 
  
   1912  | 
  
   Treviso  | 
  
   Treviso Villapendola  | 
  
   1988.05.08  | 
  
   88/10b  | 
  
   Tirante di barconi. Elenco delle
  famiglie di “tiranti” (con i buoi) di Villapendola. Tempi di percorrenza, da
  Melma, a Fiera e a Ponte della Gobba. Difficoltà del traino e punti più
  difficili. Razza di buoi (bruno alpina). Fatica di bestie e uomini, sulla restera.
    | 
 
| 
   174.  Battaglion Maria Stella (Loica)  | 
  
   1927  | 
  
   Lughignano  | 
  
   Rivalta di Casale sul Sile  | 
  
   1988.05.06  | 
  
   88/23b  | 
  
   Tirante di barconi. Iniziò fin da
  piccola. Il comandaresso era Mosè. Veniva di solito a chiamarli alla sera in
  modo che fossero pronti con le bestie alla mattina presto. Elenco dei vòlti e dei mojassóni del Sile. Ha smesso di far la tirante quando si è
  sposata, nel 1949. Oltre a tirar le barche, in famiglia facevano i
  contadini: 28 campi di proprietà.     | 
 
| 
   175.  Menegaldo Gianfranco  | 
  
   
  | 
  
   Pralungo di Monastier  | 
  
   Pralungo di Monastier  | 
  
   1992.07.02  | 
  
   92/08a  | 
  
   Trattoria Menegaldo, Pralungo di Monastier.
  Prima della guerra 15-18 era una baracca – osteria. Poi divenne una classica
  trattoria “da cavai” con negozio alimentari in cui si vendeva tutto e si
  fermavano i carioti. Ora abbiamo una clientela da tutta Italia. Si lavora
  molto anche con l’azienda. Malaria: medicina = fumare il toscano. Pralungo = Pré ongo in dialetto. La frazione è conosciuta
  perché ci siamo noi. C’erano 4 giochi di bocce e 1 di bureèra (che rimasero
  fino al 1956).  Ballo alla sagra del
  paese, nella pergola qui sopra.  Madonna Nera. C’è qui una chiesetta con la statua dentro.
  L’8 settembre c’è la sagra. Uno dei nostri piatti era il baccalà e il giorno della
  sagra noi lo riproponiamo. Nella nostra cucina si può spendere dalle 20 alle 100.000
  lire. Io non lego molto con le accademie, né con le guide con le quali si va
  a simpatie e talvolta si paga. Bisogna non confondere il “non buono” con il
  “non piacere”. A me ad esempio piace più una sardèa in saór che il caviale…
  Ho conosciuto Bepi Mazzotti “ma non ho mai legato tanto… aveva una gran
  cultura… però era anche tanto volgare… se una roba non piaceva a lui non
  doveva piacere a nessuno. Doveva parlare lui e gli altri tacere”.. Maffioli
  invece era più modesto, e poi gli piaceva “potaciar” a casa, anche se è
  differente cucinare per pochi. Qui andava molto “bisata in umido con i àmoi” (quando
  l’amolo era crudo)… poi c’era pesce degli scoli e dei fossi qui attorno, le
  rane fritte, le “tenche reverse”… Ho tuttora produttori locali che mi riforniscono.
   Uova dei contadini: scambio con alimenti. Poi loro
  portavano tutte queste uova a vendere a Treviso. Ho fatto il ciclista e andavo bene, varie vittorie con la
  Ciclisti Trevigiani, finché morì mio padre. Ora sono ancora nel giro. E l’8
  settembre giorno della sagra organizzavo fino a qualche anno fa una corsa in
  paese.  Storia della Madonna Nera di Pralungo. Hanno dovuto darle
  fuoco perché i frati (o non sa chi) volevano sempre portarla a Monastier. Ma
  lei non voleva star li, voleva tornare qui nel bosco. Allora la gente ha dato
  fuoco al bosco e la madonna è diventata nera e da allora “lei” ha voluto
  restar qui. Tuttora grande processione l’8 settembre. Le scuole di Pralongo
  hanno funzionato fino a due/tre anni fa e adesso ci son dentro i marocchini.
  (Testimone: una signora del luogo).  | 
 
| 
   176.  Mia richiesta di informazioni telef.
  a  Stefano Borella (WWF Veneto)  | 
  
   
 
  | 
  
   
  | 
  
   
  | 
  
   1988.05  | 
  
   88/28b  | 
  
   Valli da Pesca della Laguna.
  Apertura delle Valli? Dipende.  Discussione da anni, esposti. Le valli sono
  demaniali? Da un punto di vista protezionistico, dice
  Borella, vista la gestione pubblica, è meglio che le valli restino private.
  Cita esempio di unica valle andata in mano alla provincia di Padova, ora
  rovinata…   | 
 
| 
   177.  Rizzato Eleonora  | 
  
   1912  | 
  
   Villanova d’Istrana  | 
  
   Villanova d’Istrana loc. Madonna dell’Albera  | 
  
   1988.04.01  | 
  
   88/06b  | 
  
   Venerdì Santo. La cassetta inizia con il
  suono del “Ribégón” dal campanile di Villanova d’Istrana.  La “ Madonna dell’Albera” (chiesa lungo via
  Castellana) era meta delle “processioni della pioggia” in caso di siccità.
  Venivano da tutti i paesi vicini. Al venerdì santo prima di andare alla
  parrocchiale si passava per la chiesa della Mad. dell’Alb. a “ciòrse a
  paronansa”.. La Mad dell’Alb era anche miracolosa: suo padre una volta la
  invocò, bagnò la testa della figlia con un canovaccio e la guarì dalla
  meningite.   | 
 
| 
   178.  Menegazzo Alfredo (Caldo)  | 
  
   1908  | 
  
   Onigo di Pederobba  | 
  
   Onigo di Pederobba  | 
  
   1986.01.20  | 
  
   86/05a  | 
  
   Vimini delle Grave del Piave - Taglio delle
  stròpe (sàche) in base a luna; tecnica lavoraz. Grande Guerra, profugo a
  Incisa Belbo  | 
 
| 
   179.  Deon Antonio   | 
  
   1907  | 
  
   Marziai BL  | 
  
   Marziai BL  | 
  
   1986.06.11  | 
  
   86/16b  | 
  
   Zattere a Marziai (Piave): caricavano
  carbone e legna, qui non c’erano strade. La strada x Lentiai fatta durante la
  1. Guerra: lavoro e fame  | 
 
| 
   180.  Vergerio Lidia   | 
  
      | 
  
   Marziai BL  | 
  
   Marziai BL  | 
  
   1986.06.11  1986.06.11  | 
  
   86/14b 86/15a  | 
  
   Zattere a Marziai: il porto del carbone, sul
  Piave. Vita in paese e nel bosco. Il lavoro delle donne: da mattina a sera
  far carbone. Più i figli…  |